La politica del nuovo premier

La sterzata di Londra con Starmer: “Sì a uno stato per i palestinesi”

«È un diritto innegabile», ha detto il neopremier britannico nel suo primo colloquio con Netanyahu. Meloni invece con Bibi non tocca l’argomento

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

9 Luglio 2024 alle 17:30

Condividi l'articolo

La sterzata di Londra con Starmer: “Sì a uno stato per i palestinesi”

Londra, si cambia anche in politica estera. Uno Stato indipendente «è un diritto innegabile del popolo palestinese». Lo ha dichiarato il nuovo primo ministro britannico, Keir Starmer, nel suo primo colloquio con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Come riferisce il quotidiano The Times, Starmer ha detto a Netanyahu che c’è una necessità «chiara e urgente» di un cessate il fuoco a Gaza, nonché di un aumento immediato del volume degli aiuti umanitari che raggiungano i civili. Starmer ha anche esortato Netanyahu a mostrare moderazione dopo che il gruppo Hezbollah, sostenuto dall’Iran, ha lanciato più di 200 razzi e ha attaccato droni nel nord di Israele la scorsa settimana.

«Il primo ministro ha detto che la situazione al confine settentrionale di Israele è molto preoccupante ed è fondamentale che tutte le parti agiscano con cautela», ha riferito un portavoce di Downing Street. «Discutendo l’importanza delle riforme e garantendo la legittimità internazionale della Palestina, il primo ministro ha affermato che la sua politica di lunga data sul riconoscimento di uno Stato indipendente per contribuire a un processo di pace non è cambiata, ed è un diritto innegabile dei palestinesi». Diritto che non trova spazio, neanche marginale, nella telefonata intercorsa ieri tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il suo omologo israeliano. Una nota di Palazzo Chigi fa sapere che «La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha avuto una conversazione telefonica con il Primo Ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, per fare il punto sulla situazione a Gaza e nella regione».

Nel riconoscere il diritto all’autodifesa dello Stato di Israele, Meloni ha auspicato «che si giunga al più presto a un cessate il fuoco sostenibile e al rilascio degli ostaggi nelle mani di Hamas in linea con la Risoluzione 2735 del Consiglio di Sicurezza Onu e con l’azione di mediazione americana». Di Stato palestinese, neanche un accenno. D’altro canto per chi ha derubricato a “crisi” la mattanza di Gaza (oltre 38mila morti, quasi 90mila feriti, in stragrande maggioranza donne e bambini). Intanto, in un comunicato i familiari degli ostaggi di Hamas hanno chiesto a Netanyahu, di posticipare il suo intervento al Congresso americano – in programma il 24 luglio – sino alla firma dell’accordo per il rilascio degli ostaggi. «Un discorso» al Congresso «senza un’azione concreta per sigillare l’accordo e riportare a casa i nostri cari è prematuro e manca l’obiettivo prioritario della guerra: il ritorno di tutti gli ostaggi», afferma la nota.

Le famiglie degli ostaggi sono sempre più frustrate dall’incapacità o dalla mancanza di volontà di Netanyahu e del suo governo di riportare a casa i prigionieri. Nelle proteste di ieri i partecipanti sono tornati a esortare Netanyahu a concludere l’intesa e a dimettersi. Le tensioni, in Israele, sono all’ordine del giorno. Ieri Danny Elgarat, fratello di un ostaggio, è stato trascinato via con la forza da una riunione di una commissione parlamentare. A nove mesi dall’inizio della guerra, migliaia di persone hanno protestato, domenica scorsa a Tel Aviv, chiedendo al primo ministro israeliano Netanyahu di spingere per un accordo per un cessate il fuoco che potrebbe riportare indietro gli ostaggi detenuti da Hamas. Il “Giorno del Disordine” di domenica è iniziato alle 6:29, il momento in cui i miliziani palestinesi hanno lanciato i primi razzi verso lo Stato ebraico il 7 ottobre.

Sul terreno, i residenti di Gaza City da ieri mattina sono investiti dai combattimenti più pesanti dall’inizio della guerra. L’esercito israeliano ha inviato colonne di carri armati nella città da diverse direzioni, dicono i residenti. Il Servizio civile di emergenza di Gaza afferma di ritenere che ci siano state vittime nelle aree orientali di Gaza, ma le squadre di emergenza non sono state in grado di raggiungerle a causa delle offensive in corso nei sobborghi di Tel Al-Hawa, Sabra, Daraj, Rimal e Tuffah. L’Idf ha affermato che l’operazione è stata lanciata in seguito alla segnalazione dell’intelligence delle infrastrutture di Hamas e della Jihad islamica palestinese nell’area, compresi depositi di armi.

9 Luglio 2024

Condividi l'articolo