Elezioni USA
“Joe Biden ha il Parkinson”, e la Casa Bianca smentisce: l’ultimo scoop sulla candidatura traballante
Portavoce e medico personale parlano di visite di routine, nessun sintomo della malattia e nessuna cura. Biden convinto a rimanere in corsa, restano le pressioni interne al partito
Esteri - di Redazione Web

Altra indiscrezione, ormai all’ordine del giorno. E nuova smentita da parte della Casa Bianca. Questa volta, nell’enorme questione della candidatura di Joe Biden messa in discussione dalla disastrosa performance nel faccia a faccia con lo sfidante ed ex Presidente Donald Trump che aveva sollevato dubbi sulla corsa alle elezioni del prossimo autunno, ad aleggiare è lo spettro del morbo Parkinson. Alcuni media, tra cui il New York Times, avevano scritto che dai registri dei visitatori della Casa Bianca erano emerse una decina di visite tra la scorsa estate e la scorsa primavera del dottor Kevin Cannard, neurologo esperto della malattia.
La Casa Bianca non ha negato le visite ma ha spiegato che diversi specialisti del Walter Reed di Bethesda, il più importante ospedale militare degli Stati Uniti, vengano spesso consultati per diversi motivi. Smentite visite per il Parkinson a Biden, smentito che il Presidente abbia mostrato sintomi della malattia. La portavoce di Biden Karine Jean-Pierre ha negato che il Presidente sia mai stato in cura per la malattia, il medico personale Kevin O’Connor ha precisato che Cannard è il neurologo che si occupa ogni anno della visita in coincidenza con l’esame medico fisico e che non avrebbe mai visitato il Presidente al di fuori di questi esami generici annuali.
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Biden non si ritira
“Sono fermamente deciso a restare in corsa, uniamoci per battere Trump”, ha scritto recentemente in una lettera ai parlamentari democratici. “Non mi fermeranno né i grandi nomi che mi chiedono di mettermi da parte, né le élite del partito democratico. A loro dico: se non mi volete andate avanti, candidatevi al mio posto, sfidatemi alla convention”, aveva attaccato alla trasmissione Morning Joe di Msnbc. Non sono serviti a calmare gli animi un’intervista televisiva, due radiofoniche, comizi in Wisconsin e Pennsylvania. “A 42 giorni dalla convention e a 119 dalle elezioni è ora di mettere fine alle illazioni e riprendere uniti la campagna elettorale”. Ma restano molti dubbi e perplessità.
Previsto da oggi a giovedì il vertice dei leader dei Paesi della NATO a Washington, un’altra occasione per Biden di rilanciare la sua immagine. La conferenza stampa finale di giovedì sarà l’unico grande evento mediatico che potrà sfruttare fino alla convention dem che si terrà a Chicago, tra il 19 e il 22 agosto, quando dovrebbe essere ratificata la sua candidatura. Biden ha stravinto le primarie, ha il sostegno della maggioranza dei delegati. Non può essere sostituito contro la sua volontà.
Come verrebbe sostituito Biden
Qualora Biden dovesse decidere di ritirarsi, i delegati diventerebbero automaticamente liberi di scegliere chi vorrebbero come candidato. Che potrebbe essere indicato proprio da Biden al momento dell’addio. Non c’è comunque una procedura automatica. Si innescherebbe un dibattito all’interno del partito. Qualora Biden dovesse ritirarsi invece dopo la convention, verrebbero consultati governatori e parlamentari del Partito Democratico prima di lasciare la scelta ai 483 membri del Democratic National Committee.