L'esito delle perizie
Strage di Mestre, perché il bus è precipitato dal cavalcavia: per la Procura guasto allo sterzo e barriere inadeguate
Nessun malore del conducente all’origine dell’incidente avvenuto la sera del 3 ottobre del 2023 sul cavalcavia di Mestre da cui precipitò il bus elettrico della società ‘La Linea’, in cui morirono 22 turisti, compreso l’autista Alberto Rizzotto, e altri 15 rimasero feriti.
È quanto emerso dalla indagini dei periti della Procura di Venezia, come comunicato oggi dal suo capo Bruno Cherchi, che ha annunciato la chiusura della fase peritale delle indagini, con la trasmissione degli atti alle parti e ai loro consulenti per le relative deduzioni tecniche.
- Incidente di Mestre, tutte identificate le 21 vittime. Sotto accusa il guardrail: “Ne mancavano 2 metri”
- Incidente di Mestre, i primi risultati dell’autopsia: “Improbabile malore dell’autista”, avanza l’ipotesi del guasto al bus
- Incidente dell’autobus di Mestre, chi sono i tre indagati per la strage dei turisti
Chi sono gli indagati di Mestre
Nell’indagine al momento sono quattro gli indagati: tre sono funzionari del Comune di Venezia, il quarto è l’amministratore delegato di ‘La Linea’, l’azienda di autotrasporto per cui lavorava Rizzotto.
La perizia sul bus e lo sterzo non funzionate
Secondo quanto accertato dalla perizia della Procura, con le analisi svolte sia sulla carcassa dell’autobus che sulla scatola nera del mezzo, la rottura di un perno destro ammalorato e quindi del giunto che collega allo sterzo hanno portato a sbandare in modio fatale il bus.
Quanto allo stato del barriere stradali, risalenti agli anni Settanta, possono aver avuto un loro ruolo nella strage. “Le condizioni delle barriere del cavalcavia non erano buone. Per il consulente non erano in grado di sopportare un urto come quello che è avvenuto. Erano usurate e aveva sofferto di una mancata manutenzione” ha spiegato infatti il procuratore capo di Venezia Cherchi.
Il video delle telecamere interne
Il procuratore ha parlato anche delle immagini ripreseti dalle telecamere interne al bus elettrico, video che riprende gli ultimi istanti di vita dei passeggeri e che è stato acquisito dalla Procura nell’ambito dell’inchiesta sull’accaduto.
In particolare il magistrato ha chiesto alle parti che ne entreranno in possesso (e potranno utilizzarlo ai fini dell’inchiesta) “di non di pubblicarlo o diffonderlo. Le immagini sono crude, ci sono minori e persone che muoiono – ha detto Cherchi -, non è di nessuna utilità per l’opinione pubblica, mi appello al buon senso”.
L’autista del bus: nessun malore e comportamento corretto
Cherchi ha poi spiegato che, in base alle perizie sugli strumenti elettronici in dotazione al mezzo e alle immagini a disposizione della Procura, il comportamento dell’autista Alberto Rizzotto è stato corretto.
Dalla raccolta dei dati sul telefonino e dalle immagini delle telecamere risulta che l’autista ha ricevuto mail e messaggi in quei frangenti, ma non ha mai utilizzato il cellulare durante la corsa.
Quanto alle cause della morte, autopsia e approfondimenti forensi sul cuore del 40enne hanno escluso che possa essere stato colto da malore prima dello schianto. Le cause della morte sono da ricondurre ai gravi traumi alla testa subiti nella caduta dal cavalcavia del bus.