L'inchiesta ligure
Spinelli non può abbracciare il figlio, neppure davanti ai poliziotti
La gip si accoda al pm e nega l’incontro: “Rischio inquinamento delle prove”. Quindi non si fi da dell’attenzione della polizia giudiziaria?
Giustizia - di Frank Cimini
La gip di Genova Paola Faggioni ha rigettato la richiesta di incontro tra Aldo Spinelli e il figlio Roberto alla presenza della polizia giudiziaria. I due intendevano abbracciarsi e salutarsi perché non si vedono dal giorno degli inizi degli arresti domiciliari il 7 maggio scorso, quando il provvedimento fu notificato anche al presidente della giunta regionale Giovanni Toti. Secondo la giudice delle indagini preliminari, che ha fatto come al solito copia e incolla con il parere contrario all’istanza espresso dai pubblici ministeri, vi sarebbe pericolo di inquinamento delle prove. Vale a dire che non ci si fida dell’attenzione e del lavoro della polizia giudiziaria o a voler pensare male anche peggio.
Evidentemente la questione non riguarda solo quella importantissima o ostaggiatissima da parte dell’Anm della separazione delle carriere, ma anche dei solo vagheggiati test psicoattitudinali perché c’è di mezzo l’equilibrio richiesto sia ai magistrati dell’accusa sia ai giudici che dovrebbero essere terzi. Si tratta di considerazioni in relazione a un permesso negato che vanno ben al di là del merito di una inchiesta che conta fin qui su un grande successo mediatico da parte dei giornaloni, a cominciare dal locale Secolo XIX dell’armatore Aponte socio di Spinelli sentito come testimone.
Ma sono accuse ancora tutte da dimostrare. La sensazione di un accanimento contro gli indagati resta molto forte. Il sospetto ovviamente aumenta nel commentare l’incontro negato tra padre e figlio. Quando si invoca da parte di un giudice e dei pm il rischio di inquinamento delle prove bisognerebbe indicare a sostegno elementi precisi e concreti. Il condizionale appare più che mai d’obbligo.