Il caso in Veneto

Il medico razzista dell’Asl veneta, insulta i bambini morti in mare e a Gaza: segnalato, è ancora al suo posto

Fa il dirigente presso l’Aulss 8 Berica della Regione Veneto. E bersaglia immigrati, musulmani e donne usando il suo nome e cognome. “Milioni per accogliere clandestini? - scrive - Non mi darei fuoco. Farei fuoco nella direzione giusta”. È stato segnalato alla sua struttura, ma finora nulla

Cronaca - di Sarita Fratini

13 Giugno 2024 alle 10:00 - Ultimo agg. 13 Giugno 2024 alle 12:49

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Il medico razzista dell’Asl veneta, insulta i bambini morti in mare e a Gaza: segnalato, è ancora al suo posto

“Ebeti”. “Se non partiva non moriva il figlio” ha scritto sul social network X (ex Twitter) a commento della storia di una ragazza sbarcata a Lampedusa con in braccio la figlia di 5 mesi morta scritta da Angela Nocioni su L’Unità. E’ una frase che si legge spesso sui social, tipica della compagine di destra priva di umanità e di congiuntivi. Haters, li chiamano, odiatori seriali. Sono commentatori compulsivi che in genere diffondono odio sui social network utilizzando profili anonimi. Questo no, è diverso, usa la sua foto e il suo nome e cognome. I suoi account  di X e Facebook, attivi da almeno un decennio, grondano post e commenti di natura razzista, omofoba e misogina mescolati alla cronaca del suo lavoro di dirigente medico nell’Azienda Unità Locale Socio-Sanitaria (AULSS) 8 Berica della Regione Veneto.

Le frasi che il medico pubblica online da decenni, in italiano e in inglese, hanno un lessico ricorrente, d’una volgarità estrema, e bersagliano soprattutto le persone di religione islamica, gli immigrati, le donne e le persone lgbt. Nell’ultimo periodo l’islamofobia dei suoi messaggi è sfociata in attacchi continui all’account Twitter dell’UNRWA, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi e in una campagna di negazionismo delle sofferenze delle vittime di Gaza. Posta risate sotto fotografie di bambini uccisi o feriti. Dall’epiteto “islaminazi”, il medico è passato al più specifico “balestinazi” (usato 123 volte negli ultimi mesi) e apostrofa continuamente i palestinesi come “shitty muslims” e  “idiot muslims”.

I suoi post misogini si fondano sul body shaming e sul turpiloquio sessuale. Attaccano le donne in generale (a parte i soliti epiteti, ricorre l’espressione “inseminare le femmine”) ma anche specifiche donne famose europee: da Angela Merkel (definita “puttana tedesca dal kulo enorme” e “vacca, vada a farsi fottere da un gorilla incazzato. Anzi no. Potrebbe piacerle”) a Laura Boldrini (ribattezzata “Sboldrini”) a Carola Rackete (chiamata “puzzona”, a cui augura di essere “sepolta come merita”). Tra i post omofobi spicca un attacco a Nichi Vendola, definito “culatone politico del cazzo”. Sui suoi account non mancano frasi diffamatorie contro le ONG: Medici Senza Frontiere viene accusata di “aiutare gli schiavisti nel Mediterraneo” e di non essere “abile chirurgicamente”; Alla nave Sea Watch scrive “due minuti ed è a fondo. Trafficanti di merda” e “negrieri di merda”; ad Open Arms “Qualcuno prima o poi vi manda a fondo”; all’areo Seabird scrive “Fate volitare coglioni” , “Il giorno che vi sbattono in galera per traffico di schiavi stappo una bottiglia. mentecatti” e “Il vostro Seabird deve essere abbattuto. e voi spazzati via dai paesi civili trafficanti di merda”.

Iscritto al gruppo Facebook “Difesa dei legali possessori di armi”, il dottore commenta così un post di Matteo Salvini: “Milioni per accogliere clandestini, non mi darei fuoco. Farei fuoco nella direzione giusta”. Durante il Covid il medico scrisse: “Più opportuno non sprecare denaro pubblico per curare clandestini che non pagano le tasse, a differenza dei novax” ricevendo like da diversi colleghi. Già, avete letto bene: molti dipendenti dell’Azienda ULSS 8 Berica seguono la sua pagina Facebook. In Italia combattere l’odio in rete non è facile. Le segnalazioni alle piattaforme social non hanno in genere grandi effetti. Ogni tanto qualcuno segnala un singolo post di questo medico e ne ottiene la rimozione, ma il flusso continuo dei suoi contenuti è difficile da arginare. Contro gli insulti e la diffamazione online in Italia è sicuramente più efficace l’approccio legale: sono attive diverse campagne, la più famosa delle quali è l’iniziativa legale “Odiare ti Costa” dell’avvocata Cathy La Torre, che aiuta i diffamati ad ottenere in tribunale giustizia e risarcimenti dagli haters.

Ma questo caso ha un profilo più alto perché riguarda un dipendente pubblico. L’autore dei post è e si presenta online come medico di un’azienda sanitaria pubblica. Abbiamo scaricato e letto il codice etico di comportamento della Azienda ULSS 8 Berica, dove si precisa all’articolo 1 comma 2 che la AULSS “contrasta tutti quegli atteggiamenti offensivi che, ledendo i diritti umani, civili, culturali, religiosi, confliggono palesemente con i caratteri di una società civile e democratica“. Il medico l’ha violato? Una pagina Facebook, anche se seguita da decine di colleghi, non è un luogo di lavoro – ci spiega l’avvocata giuslavorista Chiara Colasurdo del foro di Roma – ma se l’Azienda ravvisa che da essa ne derivi un danno di immagine potrebbe decidere di prendere provvedimenti. Potrebbe, se lo volesse. Abbiamo contattato più volte l’ufficio stampa della Azienda ULSS 8 Berica per chiedere un commento. Ci hanno sempre risposto che lo manderanno. Ma non è mai arrivato.

 

13 Giugno 2024

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