Il tour del rocker

Vasco Rossi, il concerto a Milano San Siro: rocker senza età tra successi, polemiche, droga, carcere, amori

I successi, le polemiche, la droga, la cattiva stampa. E ancora il carcere, che lo ha dolorosamente segnato e cambiato. Ma anche l’amore, la gioia, i trionfi di un artista amatissimo che ha saputo cantare i reietti come De Andrè

Spettacoli - di Graziella Balestrieri

8 Giugno 2024 alle 16:00

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Vasco Rossi, il concerto a Milano San Siro: rocker senza età tra successi, polemiche, droga, carcere, amori

Riparte Vasco, ritorna no, perché Vasco dalle nostre/vostre vite non se ne va mai, che lo vogliate o meno. Considerato, a ragione, la vera, unica e prima rock star italiana, è ripartito il 7 giugno da Milano, stadio San Siro, con cinque date, che erano già da tempo tutte sold out.

Date come di consueto, come nello stile della casa super straordinarie, e l’aggettivo “super” tenetelo sempre in mente quando si parla di Vasco, della sua vita, del suo essere e della sua musica.

Super Vasco, come la serie Netflix Il Supervissuto dove c’è Vasco non proprio inedito, perché alla fine Vasco non ha mai nascosto niente di sé, non ha mai preso in giro nessuno, non ha mai mentito al suo pubblico e alla gente, mai.

Non ha mai nascosto l’uso smodato di droghe, non ha mai nascosto la sua paura in carcere, non ha mai nascosto le sue debolezze, non ha mai nascosto l’amore verso una vita a cui lui aveva puntato, andando avanti senza prendersi mai una sosta.

Lo ritroviamo prima in casa, a Zocca, accolto da amore e affetto familiare, di una madre che lo ha amato e lo ama profondamente e di un padre che con la fatica e l’onestà del suo lavoro gli ha donato la cosa più importante che si possa avere nella vita, ovvero l’esempio, non un esempio, ma l’esempio.

Con la fatica si arriva, e Vasco è uno che la gavetta l’ha provata, mangiata e divorata, ma senza mollarla mai in un certo senso. Poi certo, a fare la rock star ci vuole anche un bel fegato, in tutti i sensi, ma quella di Vasco è una storia d’amore profondissima nei confronti della musica, un legame nato da principio attraverso la radio e poi continuato nei palchi di tutta Italia.

È una storia d’amore portata anche agli estremi certo, ma come lui stesso dice “facevo di tutto ma quando dovevo salire sul palco ero sempre pronto”.

Per la musica Vasco non si è mai tirato indietro, niente avrebbe potuto fermarlo, solo il carcere, solo quei 22 giorni di prigione, un incubo, un’esperienza terribile, con le formiche a cercare il suo latte, con quei giorni di isolamento, come se Vasco avesse preso con sé tutte le colpe di quegli anni che uno Stato aveva perso nei confronti dei giovani, di una generazione allo sbando fra eroina e cocaina.

Vasco che viene arrestato come uno spacciatore ma in realtà come lo stesso Vasco ammette, lui la droga la prendeva, lui di droga non ne ha mai spacciata in vita sua.

Onesto Vasco, nella sua musica, nella sua vita, talmente tanto onesto da essere amato da quello che in molti hanno sempre visto agli antipodi, ovvero quel Fabrizio De André che fu l’unico insieme alla moglie Dori Ghezzi ad andarlo a trovare in carcere, perché si erano “riconosciuti”, perché tutti e due erano profondamente onesti in quello che cantavano, e poi la coerenza in tutto, nel bene e nel male, quella anarchia di cui erano portatori, quello stare vicino a chi della propria vita ne ha fatto un diamante ma anche a chi della propria vita non he voluto fare niente, agli emarginati, a chi ha scelto e a chi non ha avuto nessuna scelta.

I deboli, i drogati, gli alcolizzati, i perdenti, tutti quelli che la società ha nascosto e lasciava e lascia morire ai lati delle strade, tutti quelli che la società borghese, per bene, quella dei colletti bianchi sempre in tiro e sempre in voga, definisce falliti.

Ecco, Vasco in maniera diversa da Fabrizio De André, si è preso sulle spalle la sua generazione, e l’ha vista andare via, a tratti. L’ha vista negli occhi dei suoi musicisti, dei suoi amici di infanzia, ha visto la sua generazione scomparire nei fiumi dell’eroina.

Ha visto morire i suoi affetti più cari, sul calendario della sua vita i giorni a un certo punto sono diventati sempre uguali, sempre più neri. E anche Vasco ha iniziato a chiedersi quando sarebbe stato il suo momento… poi l’amore di Laura, i figli, tre situazioni diverse, tre amori però, che profumano di Vasco, che segnano tre momenti della vita di Vasco.

Tutti momenti raccolti però, mai nulla negato. E infine la depressione, arrivare in fin di vita, essere a un passo dalla morte pur sapendo che la vita l’ha vissuta al massimo…quel “vado al massimo, vado a gonfie vele” sapendo che a un certo punto quel vento in mezzo a quel mare si sarebbe potuto anche fermare, quelle vele che lo stavano traghettando in quel mare che lui aveva voluto, sognato, che stava diventando oceano però e quel vento, che nel mare sarebbe bastato, nell’oceano non bastava più: le vele si stavano sgonfiando.

Poi no, poi ci sono i miracoli, poi c’è l’amore, ci sono i medici, c’è una pelle dura che ancora combatte. C’è un Vasco Rossi capace di mangiarsi il mondo, con le sue opinioni, le sue idee, capace di rispondere agli insulti che ha dovuto subire durante la pandemia, e più di recente con il conflitto israelo palestinese.

Vasco che ha la pelle dura ancora nel voler dire “io faccio come cazzo mi pare e dico quello che voglio e sento”. Vasco e il suo impegno con le comunità che combattono le tossicodipendenze, Vasco e la sua amicizia con don Ciotti, Vasco che nonostante sia la rock star per eccellenza, scende sempre dal suo palco e non si nega mai a nessuna forma d’amore.

Vasco è amato a dei livelli che sono inimmaginabili, ma che ai suoi concerti si possono semplicemente intuire. C’è una varietà di amore, una varietà di vita ai concerti di Vasco che è difficile da trovare in quelli di altri artisti.

Da Vasco c’è l’impiegato, la segretaria, c’è l’avvocato, il medico, il paziente, i bambini piccoli che imitano Vasco, il drogato, la drag, la queen, ci sono da sempre tutte le fluidità del mondo accanto a chi lancia reggiseni…

Poi c’è chi in vita sua non ha mai provato nemmeno una canna, c’è chi si innamora, e chi si è innamorato grazie a lui, c’è chi aspetta una vita nuova, ci sono quei pancioni di quelle mamme con le bandane in testa, che esplodono di vita in tutti i sensi.

Ecco, Vasco è un’esplosione di vita, un’esplosione che per arrivare a quel punto, ad apprezzarla davvero la vita, ha dovuto passare nei cunicoli più stretti, che ha visto il buio più grande fra droga e carcere, che sa che cosa voglia dire stare da solo, perdere, cadere, rialzarsi, perché si è sempre testardi quando si ama qualcosa, la musica in questo caso.

E Vasco è stato ed è un testardo, un uomo “fottutamente” (alla Vasco) testardo, carico sempre negli occhi di quella malinconia di cui non ha mai fatto a meno e anche a trattenerla quella bella malinconia negli occhi bisogna essere testardi per forza.

La carriera di Vasco è immensa, 34 album, ha scritto 192 canzoni e anche se molti quasi lo rinnegano, basta riportarvi un elenco di canzoni: Albachiara, Ogni volta, Tango della gelosia, Colpa D’Alfredo, Vivere, Vado al massimo, Senza parole, C’è chi dice no, Gli spari sopra, la nostra relazione, Sally, Gli angeli, Rewind, liberi liberi, Vita spericolata: una volta nella vita, ma anche di più Vasco è presente nel vostro calendario, in un modo o in un altro, sbadatamente anche, però c’è, perché Vasco Rossi come nessuno mai è presente nelle nostre vite.

Ma non presente con la presunzione di cambiarle, Vasco è lì come un amico, come uno che ti racconta lo stesso dolore che stai vivendo, la stessa gioia o la stessa disperazione, come uno che ti racconta quello che vorresti sentire in quel momento, come uno che anche se non frequenti mai quel giorno c’è, in quel momento c’è.

E allora Vasco Rossi che è ripartito live da Milano dal 7 giugno al 20 arriverà poi a Bari, dal 25 al 30, non perdetevelo, perché Vasco non si risparmia mai.

Chi lo ha vissuto dal vivo – perché i concerti di Vasco si vivono – sa benissimo che ne uscirete pazzi dalla gioia, anche se pensavate fosse un estraneo per voi.

E poi Vasco sta nella memoria come quando chiedi ad un’anziana signora che non sa nemmeno in che anno siamo però ti risponde con forza “certo che lo so chi è Vasco Rossi”.

Vasco è un bambino di due anni che lo imita davanti alla tv, a cui brillano gli occhi appena lo vede, come lo sentisse uno di famiglia. Che lo vogliate o no, Vasco è parte di noi.

8 Giugno 2024

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