Il caso
Buchmesse di Francoforte, ‘effetto domino’ di Saviano: scrittori italiani in rivolta. Tante le rinunce alla fiera dell’editoria mondiale dopo l’esclusione dell’autore di ‘Gomorra’
Le dichiarazioni di Sandro Veronesi, Franco Buffoni e Francesco Piccolo. La nota dell'Aie e le prime reazioni politiche
Cultura - di Redazione Web
La fiera dell’editoria mondiale, la Buchmesse di Francoforte, è diventato uno degli argomenti principali dell’attuale dibattito pubblico. Almeno in Italia, complice l’esclusione di Roberto Saviano. Una vicenda che ha riportato all’attenzione delle cronache il tema della censura. Lo scrittore e opinionista, su La Stampa, si è scagliato contro il governo: “Io censurato? Non esattamente. Credo piuttosto che volessero mandare un messaggio: chi si comporta come lui non viene con noi e non avrà risorse, spazi e protezione. Questo mi inorgoglisce. Sono fiero di non essere stato invitato da quello che ritengo il più ignorante governo della storia italiana. E mi fa sorridere quanto siano inefficaci questi ostracismi: più censurano e bloccano, più la società culturale e civile si fa sentire, e va dalla parte opposta agli schemini punitivi e alle azioni di rivalsa. Non ho mai pensato che sarei stato coinvolto: mi aspettavo che sarebbe andata com’è puntualmente andata“.
Saviano escluso dal Buchmesse di Francoforte
L’esclusione di Saviano è stata motivata da due fattori: da un lato, il fatto di non essere autore di ‘testi integralmente originali’, dall’altro l’aver voluto dare voce a chi finora non l’ha avuta. Ma per Saviano queste, “sono banali scuse, servono a velare malamente il messaggio, del resto chiaro: fate i bravi e sarete parte della banda. Mauro Mazza non ha le competenze per decidere e capire quali scrittori invitare all’evento editoriale più importante del mondo. Fa solo scelte politiche. Sul presunto spazio che si vuole dare alle voci che finora sarebbero state tenute in silenzio (come se poi la mia presenza possa zittire qualcuno), dico solo che basta dare un’occhiata ai cento nomi in cartellone: nella maggior parte dei casi si tratta di intellettuali che hanno visibilità su tutti i media, che sono spesso in tv, che sono popolari e partecipano frequentemente al dibattito pubblico“.
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La risposta dell’Aie
Nel rispondere all’autore di Gomorra, l’Associazione Italiana Editori ha, “ricordato, come spiegato ieri dal presidente Innocenzo Cipolletta, che la scelta degli autori ospiti a Francoforte è frutto di una procedura, fatta di un proficuo dialogo e confronto con i singoli editori e agenti letterari italiani, a partire proprio dalle loro proposte. Tra le proposte sulla base delle quali si è costruito il programma mancano ovviamente molti autori tra i quali, almeno fino ad oggi, Roberto Saviano. L’Aie non avrebbe mai permesso e non permetterà mai ingerenze esterne rispetto alla volontà degli editori“. Ma la bomba è ormai esplosa e come un ‘effetto domino‘, altri scrittori hanno rinunciato ad essere presenti a Francoforte, in solidarietà con Saviano.
Le altre rinunce
Ha detto Sandro Veronesi: “Le ragioni balorde e ridicole con cui il Commissario Mazza ha giustificato l’esclusione di Roberto Saviano non mi permettono di accettare l’invito che ho ricevuto. Continua questa pratica di ingerenza del Presidente del Consiglio e dei suoi più fidati collaboratori, accompagnata da ‘putiniana ipocrisia’, su decisioni che non devono seguire logiche politiche. Se si renderà necessario per il mio lavoro andrò a Francoforte privatamente”. Sulla stessa posizione si è allineato il poeta Franco Buffoni: “Per solidarietà con l’esclusione di Roberto Saviano dall’elenco degli scrittori invitati alla Buchmesse di Francoforte, dove l’Italia quest’anno è paese ospite, rinuncio all’invito che mi è stato rivolto dal Commissario governativo Mauro Mazza in data 12 aprile 2024′“. Infine, ecco un estratto della lettera che Francesco Piccolo, già vincitore del Premio Strega, ha inviato a La Repubblica:
Veronesi, Buffoni e Piccolo
“Devo dire che mi mette a disagio dire un no almeno quanto mi mette a disagio andare a Francoforte dopo questa scelta di esclusione di Roberto Saviano. Non mi piace prendere posizioni pubbliche, ancorché virtuose, me ne vergogno. Ma qui non c’è in ballo la politica, bensì la letteratura. Ritengo semplicemente che l’Italia non possa non essere rappresentata anche dall’autore di Gomorra, un libro tradotto in tutto il mondo (e a seguire tutti i suoi altri). Non mi sento legittimato a rappresentare un gruppo di lavoro se manca qualcuno che evidentemente doveva esserci. Ritengo insensato che le circostanze politiche del presente condizionino una così prestigiosa vetrina culturale: l’Italia è paese ospite alla Fiera di Francoforte non per circostanze presenti, ma per una storia che prescinde da queste. E in più, ritengo fino a prova contraria che accettare il verdetto di elezioni democratiche e i governi che ne conseguono sia una delle leggi fondamentali della Costituzione: anche, e soprattutto, quando al governo ci va chi non senti ti rappresenta. È su questo punto di partenza che costruisco anche il mio pensiero pubblico, la mia funzione intellettuale. Ma i patti devono essere reciproci“.
La politica
In difesa dello scrittore campano, sono arrivate le parole di Piero Fassino: “”La decisione di escludere Roberto Saviano dalla delegazione italiana ospite d’onore alla Buchmesse di Francoforte è un atto censorio ingiustificato e ingiustificabile. Ed è gravissimo che si voglia trasformare il Ministero della Cultura nel Minculpop di triste memoria. Piena solidarietà a Saviano e agli scrittori che si stanno ribellando a quella odiosa discriminazione“. Questa, invece, la reazione del ministro Daniela Santanchè: “Saviano, il professionista del martirio, che ignora che la Terra non gira intorno a lui“.