Vince il tutti contro tutti

Perché è saltato il confronto tra Schlein e Meloni, il no dell’Agcom

Conte, vero artefice del boicottaggio, canta vittoria: “Volevano ingannare gli elettori” e poi propone a Meloni uno scontro su La7...

Politica - di David Romoli

17 Maggio 2024 alle 11:00

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Perché è saltato il confronto tra Schlein e Meloni, il no dell’Agcom

Il match Meloni-Schlein non si farà. Pollice verso dell’Agcom che si era però pilatescamente rimesso ai capipartito: “Se la maggioranza accetta le combattenti sul ring e fuori i secondi. In caso contrario non se ne fa niente”.

È uscita la seconda ipotesi: quattro voti a favore (FdI, Pd, Lega e Stati uniti d’Europa), quattro contrari (M5S, Fi, Azione e Avs). Senza maggioranza lo stadio di Bruno Vespa, dove era in programma l’incontro per il 23 maggio, resterà quella sera chiuso. Peccato.

Conte, il vero artefice del boicottaggio, esulta: “Si è tentato di ingannare gli elettori. Con un sistema proporzionale e ogni forza che corre per sé quel confronto mirava a polarizzare”. Schlein rosica: “C’è chi preferisce rinunciare a un’opportunità di confronto pur di negarla alle due donne che guidano i primi partiti d’Italia”.

Però in questo caso le questioni di genere non c’entrano molto: pesa la convenienza elettorale e solo quella. Vespa, che si sentiva già il sold out in tasca, sforma: “Non sono convinto che sia una vittoria della democrazia, l’esasperazione della par condicio non giova a nessuno. Si avrà il coraggio di revisionarla?”.

Va capito: è la seconda volta che, in nome della par condicio, si vede sfuggire di mano all’ultimo momento l’appuntamento clou della campagna elettorale. Era andata allo stesso modo ai tempi del confronto mancato Meloni-Letta per le politiche del 2022.

L’avvocato che guida i 5S però non si accontenta e rilancia: “Cara Giorgia che farai adesso? Ti tirerai indietro rispetto a un confronto con il sottoscritto e tutti gli altri leader? Dai, vieni da Mentana”.

Quanto a sgomitare per imporsi come centrale al posto di Elly l’uomo è impareggiabile. Tajani gli dà man forte, certo con toni meno sguaiati e glissando sull’idea furbetta di spostare il torneo nella tv più ostile alla premier che ci sia: “Il confronto all’americana tra tutti i leader è meglio”.

Schlein, presa in contropiede dall’astuzia del sedicente quasi alleato, non si nega ma nemmeno si concede: “Ho sempre detto che sarei stata disponibile a un confronto con la premier ovunque e in qualunque momento”. Con la premier, sia chiaro: i comprimari nemmeno vale la pena di nominarli.

A togliere d’imbarazzo la segretaria del Pd ci pensa Giorgia, grazie a una nota del suo partito: “FdI conferma la disponibilità al confronto attraverso i propri rappresentanti politici senza far perdere ulteriore tempo al presidente del Consiglio”. A calarsi nella bolgia del tutti contro tutti la premier non ci pensa per niente. Se Conte scalpita si dovrà accontentare di qualche colonnello.

In linea di principio, sia chiaro, i guastafeste capitanati da Conte hanno tutte le ragioni: non solo perché in un sistema proporzionale sarebbe stato necessario muoversi con maggior cautela e rendendosi conto che una campagna elettorale è cosa diversa dall’intrattenimento in prima serata ma anche perché il bipolarismo o c’è, e in quel caso ha senso il confronto a due, o non c’è e allora non bisogna fingere che ci sia per spingere in quella direzione.

Ma il modo in cui tutti i leader hanno affrontato la vicenda e poi i commenti dopo la cancellazione dell’evento raccontano sulle ambizioni e le strategie di tutti e di ciascuno molto più di centomila dichiarazioni bugiarde consegnate alle agenzie di stampa.

Conte non accetterà mai la leadership di chicchessia, salvo se stesso e forse un qualche nome preso di peso “dalla società civile” scelto da lui e considerato manovrabile. Elly, finché avrà un voto in più dei 5S, non arretrerà di un passo e in queste condizioni il campo stretto è e stretto resterà.

Tajani, galvanizzato dai sondaggi e dalla sensazione di aver resuscitato Fi, aspetta solo il momento e l’occasione per riprendersi il bottino elettorale che apparteneva agli azzurri e che è stato depredato da amiconi e alleati negli anni del declino del sovrano.

Salvini, che certo non piange per la scazzottata a due mancata, non ha tuttavia fatto nulla per impedirla e continuerà a evitare scontri e rotture con la premier a ogni costo, almeno sino a quando non si sentirà abbastanza forte per poterli reggere.

Gli Stati uniti d’Europa sono quanto di più disunito si possa immaginare ancora prima di salpare. L’ammucchiata da Mentana non ci sarà, non con Giorgia ed Elly nel mazzo almeno. Il tutti contro tutti invece c’è già.

17 Maggio 2024

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