Presentata da +Europa
La proposta di legge Sciascia-Tortora: i magistrati devono fare 15 giorni di esperienza formativa in carcere
La pdl prevede per chi ha superato il concorso di magistratura 2 settimane di esperienza formativa carceraria tra i detenuti, pernottamento incluso, e lo studio della letteratura dedicata alla giustizia. Nel 2011 Nordio era d’accordo
Giustizia - di Angela Stella
Dopo aver vinto il concorso, obbligo formativo per i futuri magistrati di passare 15 giorni fra i comuni detenuti: è questo il cuore della proposta di legge Sciascia-Tortora presentata ieri alla Camera dal Segretario di +Europa l’On. Riccardo Magi e dal deputato di +E, Benedetto Della Vedova.
Essa è parte integrante di un progetto pensato dall’Associazione Amici di Leonardo Sciascia, presieduta dall’avv. Simona Viola, ed è co-promossa dall’associazione ItaliaStatodiDiritto, presieduta dall’avv. Guido Camera, che ha redatto il testo con un gruppo di lavoro composto da avvocati e docenti universitari.
In particolare la pdl è composta da due articoli, di natura spiccatamente formativa, indirizzati ai futuri magistrati: lo studio della letteratura dedicata al ruolo della giustizia e del diritto penitenziario (o dell’esecuzione penale) e la modifica al decreto legislativo 30 gennaio 2006, n. 26, che istituisce la Scuola Superiore della Magistratura: “Durante la sessione presso la Scuola, i magistrati ordinari in tirocinio svolgono un periodo non inferiore a quindici giorni di esperienza formativa carceraria, nonché di approfondimento interdisciplinare anche delle tecniche di mediazione dei conflitti. L’esperienza formativa carceraria deve prevedere, secondo modalità operative concordate con il Consiglio Superiore della Magistratura e il Ministero della giustizia, anche il pernottamento dei magistrati ordinari in tirocinio all’interno di case circondariali o di reclusione”.
Sarà poi il Csm, ad esempio, a stabilire se i magistrati dovranno letteralmente fingersi detenuti e vivere con gli altri reclusi la quotidianità carceraria, come nel famoso film del 1980 con Robert Redford, Brubaker.
La proposta la si apre ora al consenso della maggioranza delle forze politiche. E viene posta all’attenzione del ministro Nordio. I proponenti ricordano infatti come l’iniziativa fu del resto enunciata dallo stesso Guardasigilli in carica il 18 novembre 2011 a Palermo, durante il secondo Leonardo Sciascia Colloquium organizzato dalla Associazione degli Amici di Sciascia, quale prima proposta che avrebbe indirizzato al Parlamento se mai fosse divenuto Ministro della Giustizia.
L’hanno già sottoscritto in centinaia – tra avvocati, magistrati, accademici, giornalisti – tra cui: Nicolò Zanon, Vicepresidente emerito Corte costituzionale, Franco Coppi, professore emerito di diritto penale, Giovanni Fiandaca, professore emerito di diritto penale, Carlo Ginzburg, accademico dei Lincei, Marcello Bortolato, Presidente Tribunale di sorveglianza di Firenze, Luigi Manconi, Presidente A buon diritto, Calogero Mannino, ex Ministro, Andrea Pugiotto, costituzionalista.
Un’idea, in realtà, già di Leonardo Sciascia che sul Corriere della Sera del 7 agosto 1983 lanciò la proposta che i magistrati trascorressero almeno tre giorni con i detenuti. A proposito delle carenze e delle disfunzioni della giustizia, osservò che “un rimedio paradossale quanto si vuole, sarebbe quello di far fare a ogni magistrato una volta vinto il concorso almeno tre giorni di carcere fra i comuni detenuti. Sarebbe indelebile esperienza, da suscitare acuta riflessione e doloroso rovello ogni volta che si sta per firmare un mandato di cattura o per stilare una sentenza”.
Nemmeno due mesi prima era stato arrestato Enzo Tortora, inizio di un doloroso percorso fino alla piena assoluzione del 15 settembre 1986 in Corte d’Appello, poi confermata nel 1987 in Cassazione.
Ha specificato però Benedetto della Vedova: “non c’è nessun elemento vessatorio o punitivo nei confronti dei magistrati”; anzi, ha detto l’avvocato Camera “questa proposta ha finalità conciliative e aderisce pienamente ai principi fondamentali della Costituzione e della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo”.
Ad appoggiare la proposta la Fondazione Internazionale per la Giustizia Enzo Tortora, presieduta da Francesca Scopelliti, compagna del presentatore e già senatrice, e la Società della Ragione, guidata dall’ex parlamentare Franco Corleone.
Proprio Scopelliti ha dichiarato: “Tortora e Sciascia possiamo dire che furono separati alla nascita: ad esempio parlavano entrambi a bassa voce e non rinunciavano mai a dire quello che pensavano. Sono quindi contenta che ci sia il riconoscimento di questa affinità, nata dopo l’arresto di Enzo. Purtroppo il Paese da allora non ha sentito l’esigenza di riformare la giustizia. Ma come diceva Marco Pannella ‘fai quel che devi, accada quel che può’”.
Ha spiegato l’avvocato Viola: “Questa iniziativa trae ispirazione dall’esempio della Scuola della magistratura francese di Bordeaux” e “dall’impegno dell’ex Presidente della Corte Costituzionale, Valerio Onida, che fu determinatissimo nell’organizzazione di stage dei magistrati presso gli Istituti penitenziari, ispirati dalla sua esperienza di volontario presso lo Sportello giuridico del Carcere di Bollate e dalle sue visite in carcere”, ha aggiunto Franco Corleone.
Ha concluso Riccardo Magi: “non possiamo non condividere la proposta e farne una iniziativa la più trasversale possibile. Siamo consapevoli di quanto sia incolmabile al momento lo iato tra la realtà carceraria e i principi costituzionali. Per noi è inconcepibile che chi emette sentenze in nome del popolo italiano sia ignaro dell’esecuzione penale. Per questo ci impegneremo cercando appoggi e sottoscrizioni non solo nella minoranza ma confido anche nella maggioranza in poco tempo. Noi abbiamo già messo in campo tre iniziative sul tema carcere. La prima: istituzione di case di reinserimento sociale, per le quali abbiamo raccolto le firme di tutti i gruppi dell’opposizione. La seconda: la garanzia dell’affettività in carcere, prima ancora della sentenza della Corte Costituzionale, e qui qualcosina si sta muovendo. La terza: la riforma costituzionale dell’art. 79 per rendere più agevole l’ottenimento di provvedimenti di amnistia o indulto, ma su questo fronte è impossibile qualsiasi dialogo”. Nei prossimi giorni il Comitato promotore chiederà un incontro con l’Anm, il Csm, la Scuola Superiore della Magistratura.