La risoluzione dell'Assemblea

Sì alla Palestina nell’Onu: cos’è successo e cosa significa per la guerra, l’ira di Israele e l’astensione dell’Italia

143 voti favorevoli, il documento riconosce la Palestina come qualificata per diventare membro delle Nazioni Unite e raccomanda al Consiglio di Sicurezza di «riconsiderare favorevolmente la questione». No degli Usa. L’ambasciatore israeliano fa a pezzi la carta dell’Onu

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

11 Maggio 2024 alle 15:38

Condividi l'articolo

Sì alla Palestina nell’Onu: cos’è successo e cosa significa per la guerra, l’ira di Israele e l’astensione dell’Italia

Un voto importante. Un’astensione vergognosa. L’Assemblea Generale dell’Onu ha approvato una risoluzione che riconosce la Palestina come qualificata per diventare membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, e raccomanda al Consiglio di Sicurezza di «riconsiderare favorevolmente la questione».

Il via libera del Cds (dove gli Usa il mese scorso hanno posto il veto) è condizione necessaria per un’eventuale approvazione piena. Il testo ha ottenuto 143 voti a favore, 9 contrari e 25 astensioni, tra le quali l’Italia.

Gli altri astenuti sono Albania, Bulgaria, Austria, Canada, Croazia, Fiji, Finlandia, Georgia, Germania, Lettonia, Lituania, Marshall Island, Olanda, North Macedonia, Moldavia, Paraguay, Romania, Vanuatu, Malawi, principato di Monaco, Ucraina, Gran Bretagna, Svezia e Svizzera. Mentre i nove Paesi che hanno votato contro sono Usa, Israele, Palau, Nauru, Micronesia, Papua Nuova Guinea, Ungheria, Argentina, Cecoslovacchia. Durissima la reazione d’Israele.

«Avete aperto le Nazioni Unite ai nazisti moderni». Lo ha detto l’ambasciatore israeliano all’Onu Gilad Erdan prima del voto in Assemblea Generale della risoluzione che riconoscerebbe la Palestina come qualificata per diventare membro a pieno titolo dell’organizzazione internazionale.

«Questo giorno rimarrà ricordato nell’infamia», ha aggiunto, parlando di uno «stato terrorista palestinese che sarebbe guidato dall’Hitler dei nostri tempi». «State facendo a pezzi la Carta Onu con le vostre mani», ha detto passando alcune pagine del documento in un tritacarte.

“L’assurda decisione presa oggi (ieri, ndr) dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite evidenzia i pregiudizi strutturali dell’Onu e le ragioni per cui, sotto la guida del Segretario generale delle Nazioni Unite Guterres si è trasformata in un’istituzione irrilevante», rincara la dose il ministro degli Esteri dello Stato ebraico, Israel Katz.

“Vogliamo pace e libertà, la nostra bandiera vola alta in Palestina, nel mondo e persino fuori dal campus della Columbia University a New York”, aveva detto l’ambasciatore palestinese all’Onu Ryad Mansour prima del voto in Assemblea Generale.

“È diventata un simbolo di chi crede nella libertà. Potete decidere di stare con la pace, con il diritto di una nazione di vivere in libertà, oppure potete decidere di stare ai margini della storia. Colonizzazione e occupazione non sono il nostro destino, ci sono stati imposti”, ha aggiunto, sottolineando che “votare per l’esistenza della Palestina non è contro nessuno stato, ma è un investimento nella pace. Votare sì alla risoluzione che riconosce la nostra esistenza è la cosa giusta da fare”.

Intanto, il gabinetto di guerra israeliano ha deciso giovedì sera “all’unanimità” di “approfondire l’operazione a Rafah”. Lo riferiscono i media israeliani. La decisione è stata presa nonostante il presidente Usa Joe Biden abbia annunciato lo stop di alcune forniture di armi a Israele se l’esercito avesse invaso Rafah.

I carri armati israeliani sono avanzati oggi sulla strada principale che divide le metà orientale e occidentale di Rafah. Lo riferiscono i media israeliani. L’Idf aveva già fatto sapere di avere occupato parte della strada Salah a-Din all’inizio dell’operazione nella parte orientale di Rafah lunedì scorso e oggi i carri armati si sarebbero spinti più avanti lungo la stessa strada, sebbene ancora all’interno di una zona di cui l’Idf aveva ordinato l’evacuazione.

I residenti hanno riferito di esplosioni e spari quasi costanti a est e nord-est della città, con intensi combattimenti tra le forze israeliane e gli agenti dei gruppi terroristici di Hamas e della Jihad islamica.

Hamas ha affermato di aver teso un’imboscata ai carri armati israeliani vicino a una moschea nella parte orientale della città, scrive il Times of Israel, segno che l’Idf era penetrato per diversi chilometri da est fino alla periferia dell’abitato della città.

L’Onu indica che circa 110.000 persone sono fuggite da Rafah. Un funzionario dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari afferma che tutti i valichi nel Sud di Gaza rimangono chiusi, interrompendo i rifornimenti e impedendo l’evacuazione medica e il movimento del personale umanitario.

11 Maggio 2024

Condividi l'articolo