Il documentario della RSI
Campi Flegrei, cosa succederebbe in caso di eruzione: il terremoto e le ceneri in tutta Europa
Scienza - di Redazione Web
Nelle ultime settimane scosse di terremoto, più o meno forti, fanno sobbalzare gli abitanti di Pozzuoli e di Napoli. Nulla di nuovo, si tratta di un fenomeno a cui chi abita nei Campi Flegrei è abituato. Ciò non toglie che l’ansia c’è, nonostante gli esperti sottolineano che la situazione è sotto controllo e la Protezione Civile abbia ben spiegato il piano di evacuazione alla popolazione. Più che del Vesuvio gli esperti si preoccupano di monitorare i Campi Flegrei, il supervulcano attivo che secondo un documentario della Tv Svizzera se esplodesse potrebbe creare danni in tutta Europa. A fare questa possibile ricostruzione è il documentario dal titolo “Napoli, il supervulcano che minaccia l’Europa” della RSI, Radiotelevisione Svizzera andato in onda nel programma ‘Falò’ condotto da Michele Galfetti. Una ricostruzione con tanto di rendering video, raggelante. Tanto che gli scienziati dell’INGV hanno diramato una nota per precisare che quanto ricostruito nel documentario è frutto di opinioni e che non c’è nessun segnale di una imminente eruzione nei Campi Flegrei. Qual è lo scenario descritto nel documentario?
Cosa sta succedendo nei Campi Flegrei, le scosse di terremoto e il bradisismo: si va verso l’eruzione?
“I campi flegrei appartengono alla famiglia dei vulcani esplosivi – spiega Diego Perugini, direttore del Dipartimento di Fisica e Geologia dell’Università di Perugia ai microfoni dell’RSI – Verosimilmente la prossima eruzione sarà a carattere esplosivo. È un vulcano attivo e quindi potenzialmente pericoloso”. Il docente parla di “potenziale ritorno all’instabilità” del vulcano che potrebbe culminare con una eruzione. “Cosa sono i campi Flegrei? Era un vulcano molto grande poi crollato in seguito a diverse eruzioni – spiega all’RSI, Patrick Allard, vulcanologo – lasciando un gran buco, un grande cratere, chiamato caldera”. Le ultime super eruzioni di cui parla il vulcanologo risalgono a più di 40mila e 12mila anni fa.
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“I Campi Flegrei sono un vulcano attivo, e questo si può vedere anche dalla manifestazione superficiale delle fumarole e da altri parametri come la deformazione del suolo”, ha spiegato nel documentario Danilo Galluzzo, ingegnere sismologo dell’Osservatorio Vesuviano. Si tratta del bradisismo, il fenomeno di innalzamento del terreno che a Pozzuoli sarebbe di mezzo centimetro al mese. Questo è il motivo per cui l’acqua nella darsena del porticciolo di Pozzuoli è quasi del tutto prosciugata. “Dal 2006 il terreno si è alzato di oltre un metro”. Gli esperti spiegano che il bradisismo è accompagnato da sismicità. “Questo a cosa è dovuto? Al fatto che si genera una pressione in profondità – ha spiegato Danilo Galluzzo – dovuta al gas e all’aumento di temperatura. E questo solleva la crosta terrestre”, la deforma e la spacca. “In questo modo le parti più fragili, essendo sottopressione, si fratturano e generano i terremoti”. Ma l’esperto è cauto: “L’anno scorso ci sono stati circa mille terremoti in un anno, ma parliamo di terremoti la cui magnitudo è tra uno e zero. Per la maggior parte sono anche terremoti molto piccoli”. L’Osservatorio Vesuviano monitora costantemente questi terremoti per garantire la sicurezza a tutti. Nel documentario sono riportate anche le testimonianze di comuni cittadini che vivono nel Campi Flegrei. C’è anche chi lo fa sui social come succede nel gruppo Facebook “Quelli della zona rossa” di Anna Peluso.
“Una grande eruzione potrebbe avere conseguenze devastanti per l’intera Europa”
Secondo quanto riportato dagli esperti nel documentario, se il supervulcano “invisibile” dei Campi Flegrei dovesse eruttare creerebbe danni a tutta l’Europa, se non a livello mondiale. Come inizierebbe tutto? A spiegarlo è il vulcanologo Patrick Allard: “Gli eventi precursori, per chi vive all’interno della caldera sarebbero ovviamente sollevamenti del suolo, ma con terremoti certamente più forti e più frequenti. Migliaia di scosse al giorno con magnitudo crescente”. “Si aprirebbero delle fratture che tagliano le case e le aree abitate”, continua il vulcanologo.“In caso di una nuova eruzione non è solo la solfatara che è esposta a questa possibilità ma anche tutto il fondo della caldera. La cosa particolare di questa caldera e delle altre in generale è che non c’è una sola bocca eruttiva”, dice Mauro Di Vito, Direttore dell’Osservatorio Vesuviano.
La RSI fa una ricostruzione in video di cosa potrebbe accadere se dovesse iniziare l’eruzione, a partire dalla Solfatara, la zona più delicata. “Se si verificasse una eruzione di grande portata vedremmo colonne eruttive di cenere che si innalzano per diverse decine di chilometri, almeno fino alla stratosfera”, continua Allard. “La colonna ricade su se stessa, poi le nuvole infuocate dalle pendici di Pozzuoli e della Solfatara scendono verso il mare. La cenere cade su Napoli e nei suoi dintorni, ma anche più lontano. Ci sono delle vittime ovviamente ma anche grandi distruzioni”. E ancora: “Sono nubi di gas molto calde cariche di magma frammentato che ha un potere di distruzione altissimo. Sono ovviamente mortali per ogni forma di vita. In grado di superare anche gli ostacoli naturali, di rotolare giù per i pendii a grande velocità e di bruciare tutto ciò che si trova sul loro percorso”.
“A quel punto la città dovrebbe essere deserta – dice Amy Donovan, professoressa di Geografia dell’Università di Cambridge – perché l’aria sarebbe satura di cenere, materiale piroclastico e residui vulcanici di ogni tipo”. La dottoressa aggiunge: “Tutta l’aria intorno a Napoli, compresa la Costiera Amalfitana, sarebbe molto colpita dalla ricaduta di cenere, anzi, lo sarebbe tutta l’Italia Meridionale”. “La cenere poi penetra facilmente nei sistemi idrici, danneggia i sistemi informatici, le automobili e tutto ciò che dipende dall’elettronica. Tutti strumenti di cui non possiamo fare a meno”, aggiunge. E poi l’impatto nel mondo: “Ci sarebbero problemi per l’aviazione in Europa – continua la docente di Cambridge – Una intera sezione di spazio aereo sarebbe bloccata anche per molto tempo. Le ceneri alla fine si depositano sempre ma prima di farlo potrebbero girare più volte intorno alla terra”. Donovan parla di un “effetto domino” che a partire dall’impossibilità di far viaggiare persone e merci, a catena creerebbe tantissimi danni e un impatto economico globale.
Gli scienziati intervistati dalla Tv Svizzera non parlano di tempistiche esatte in cui potrebbe avvenire il disastro che descrivono basandosi su elementi scientifici. Ma sottolineano che tutti gli studi sono fatti per evitare che lo scenario apocalittico possa diventare realtà e almeno evitare i danni.
Perché i Campi Flegrei sono una minaccia anche per l’Europa
Secondo i modelli realizzati dagli esperti intervistati dalla Tv Svizzera e mostrati nel documentario, i venti avrebbero una fondamentale funzione nella dinamica del disastro. Se i venti soffiassero dai quadranti orientali la Francia, la Germania e l’Inghilterra potrebbero trovarsi sotto un’atmosfera “mortale”. Nel Mediterraneo i terremoti potrebbero generare tsunami devastanti.
Campi Flegrei, quanto tempo avranno le persone prima della grande eruzione?
Secondo i piani parte della popolazione dovrebbe essere evacuata entro 48 ore e spostata nel nord Italia. Nel frattempo gli esperti monitorano tutta la situazione costantemente in modo da poter osservare qualsiasi modifica del suolo. Per farlo usano tecnologie sempre più all’avanguardia e sempre più sensibili, in grado di catturare anche i movimenti più impercettibili dell’area vulcanica per poter agire il prima possibile. E il documentario sulla fine è catastrofico.
Il team guidato da Diego Perugini lavora per rispondere alla domanda che in tanti si fanno: quanto tempo avranno le persone prima della grande eruzione? Analizzando le rocce di eruzioni passate hanno scoperto che prima di ogni eruzione si produce una miscela di lava tra i due serbatoi di magma. “Studiando il materiale che è stato eruttato in passato e che all’interno delle rocce che andiamo a leggere che almeno due magma si sono incontrati all’interno della crosta terrestre e hanno iniziato a mescolarsi”. Il team di scienziati ha ricreato in laboratorio le antiche esplosioni dei campi flegrei. “Il tempo che noi possiamo stimare dall’inizio del mescolamento fino all’eruzione è molto breve, nell’ordine di decine di minuti”.