Lo scandalo dossieraggio

Scandalo dossier, Laudati mette nei guai Cafiero de Raho: “Ho fatto tutto col suo permesso”

Il sostituto Procuratore Laudati si difende e mette nei guai Cafiero De Raho. E ora come farà indagare la commissione antimafia?

Cronaca - di Carlo Forte

19 Marzo 2024 alle 14:00

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Scandalo dossier, Laudati mette nei guai Cafiero de Raho: “Ho fatto tutto col suo permesso”

Antonio Laudati, il magistrato indicato come il responsabile numero uno dello scandalo dossier – insieme al tenente della Finanza Pasquale Striano – non ci sta. Ha preso carta e penna e ha rilasciato una nota di fuoco, la cui parte più clamorosa sta in una riga scritta a metà pagina e che apre un enorme problema politico.

Laudati dice esplicitamente che tutte le operazioni che lui ha autorizzato erano a loro volta autorizzate dal Procuratore, cioè dal capo della Dna. Cioè da Federico Cafiero de Raho. La cosa potrebbe essere semplicemente un allargamento dello scandalo col coinvolgimento di un magistrato di grado più alto.

E già sarebbe una cosa molto grave, soprattutto perché metterebbe seriamente in discussione il ruolo e i poteri della Procura nazionale antimafia. Ma qui la cosa è ancora più clamorosa perché Federico Cafiero de Raho oggi è un parlamentare, fa parte del gruppo parlamentare dei 5 Stelle e per di più è il vicepresidente della Commissione antimafia.

Le conseguenze politiche dello scandalo sono evidenti. Riguardano non solo la credibilità dei 5 Stelle – e richiedono ovviamente una presa di posizione ufficiale di Giuseppe Conte – ma riguardano la commissione Antimafia. La quale è stata incaricata di svolgere le indagini sullo scandalo.

Può il vicecapo degli indagatori (cioè Cafiero) essere anche il principale sospettato? Ve lo ricordate il film – splendido – Il cittadino al di sopra di ogni sospetto? (Con Gian Maria Volonté, Florinda Bolkan, diretto da Elio Petri)? Beh, il canovaccio è quello… Comunque ecco qui la dichiarazione di Laudati. Integrale:

“Dopo la massiccia ed incontrollata diffusione di notizie coperte dal segreto istruttorio, ritengo che non sussistano, al momento, le condizioni per lo svolgimento dell’interrogatorio, peraltro ampiamente preannunciato dalla stampa, per esercitare concretamente il diritto di difesa e per fornire un contributo alla ricostruzione dei fatti.

È in atto un ampio dibattito, su tutti i media nazionali, in cui mi vengono attribuiti fatti gravissimi (e sicuramente diffamatori) che risultano completamente differenti dalle contestazioni indicate nell’invito a comparire, notificatomi il 26 febbraio, soprattutto diversi dalla realtà che conosco.
Desidero precisare che:
1) Non ho mai effettuato accessi a sistemi informatici;
2) non ho mai avuto alcun rapporto, neppure di conoscenza, con i giornalisti che risultano indagati;
3) non ho mai costruito dossier per spiare o ricattare politici o personaggi famosi.

Nei casi contestati nell’invito a comparire, mi sono limitato a delegare al gruppo sos della Dna approfondimenti investigativi, in piena conformità alle leggi, alle disposizioni di servizio e sotto il pieno controllo del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo. Tutti gli accertamenti erano determinati da esigenze investigative, nell’esclusivo interesse dell’Ufficio e riguardano persone da me non conosciute e rispetto alle quali non avevo alcun interesse personale né alcun intento di danneggiare.

Non rientrava tra i miei compiti di sostituto procuratore quello di controllare il personale di polizia aggregato alla Dna, né quello di verificare gli accessi alla banca dati. Appena avrò la possibilità di conoscere formalmente gli atti, non mi sottrarrò alla esigenza di fornire tutti i chiarimenti necessari per l’accertamento della verità, la piena correttezza del mio operato e affermazione della Giustizia, nella quale credo fermamente”.

19 Marzo 2024

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