L'indagine
Sondaggi politici elettorali: Abruzzo una sberla al Campo Largo, “opposizioni non competitive con centrodestra”
La vittoria di Marsilio una svolta per il centrodestra apparso in difficoltà dopo la sconfitta in Sardegna. Il Campo Largo non sembra competitivo per il 37% degli intervistati. Gli effetti sulle elezioni europee
News - di Redazione Web
Svolta per il centrodestra le elezioni in Abruzzo vinte dal governatore uscente di Fratelli d’Italia Marco Marsilio, dopo la sconfitta in Sardegna che sembrava aver segnato un momento di difficoltà per la maggioranza di governo. Le opposizioni invece sono in piena difficoltà: il voto in Abruzzo è stata una battuta d’arresto per il cosiddetto Campo Largo che tra il caos Basilicata e le tensioni con il Terzo Polo deve ripensarsi. È quanto emerge dall’ultimo sondaggio di Nando Pagnoncelli pubblicato su Il Corriere della Sera.
In Abruzzo la previsione di un testa a testa è stata tradita dal largo scarto a favore del centrodestra. La vittoria di Marsilio è considerata un successo di Fratelli d’Italia per il 27% degli intervistati, del centrodestra per il 22%, del candidato per il 16%.
Secondo l’analisi del voto dell’Istituto Cattaneo il centrodestra si consolida nonostante le tensioni interne, il centrosinistra invece soffre più che altro di astensione e di flussi verso il centrodestra dai partiti del cosiddetto Terzo Polo, Azione di Calenda e Italia Viva di Renzi.
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Il sondaggio sul Campo Largo
I risultati sono quindi una battuta d’arresto per le opposizioni. Il campo largo sembra non essere competitivo con la coalizione di centrodestra per il 37% degli intervistati, il 21% pensa si tratti di una sconfitta locale mentre il 9% la attribuisce al candidato. Il 30% degli elettori Pd e il 26% del M5s pensano che le elezioni sono state uno stop all’idea del Campo Largo. Il 42% pensa che comunque il risultato in Abruzzo non sarà influente sulle elezioni europee.
“L’alleanza di campo largo (o larghissimo) – conclude il sondaggio – subisce indubbiamente una battuta d’arresto, ma non sembra una pratica archiviata: solo 13% la dà infatti per finita (quasi nessuno nel Pd e l’8% dei pentastellati), 32% vede un segnale d’arresto ma non esclude che possa essere ripresa in futuro (rispettivamente 46% e 40% tra elettori Pd e M5S) e 21% non vede incrinature in un progetto ritenuto indispensabile se si vogliono far vincere le opposizioni (42% tra gli elettori Pd, 35% tra i pentastellati)”.