La patologia
Malattia dei Cervi Zombi: cos’è, i sintomi del deperimento cronico, la strage tra USA e Canada, i rischi per l’uomo
A segnalare la patologia per primi i cacciatori che avevano notato comportamenti piuttosto strani negli esemplari. Rintracciata anche in Scandinavia, Corea del Sud e nel parco di Yellowstone. Al momento non è stato osservato nessun salto di specie
Ambiente - di Redazione Web
Perdita di peso, problemi di coordinazione ed equilibrio, bava alla bocca e sete anomale. Per questi suoi sintomi la malattia neurodegenerativa che sta decimando centinaia di esemplari tra Stati Uniti e Canada, e che è finita anche sotto i riflettori dei Centers for Disease Control and Prevention degli USA, è stata battezzata “Zombie Deer Disease”: ovvero, malattia del cervo zombie. Una malattia neurologica, parte dello stesso gruppo che includeva la cosiddetta “Mucca Pazza”, che non è escluso possa colpire anche l’essere umano. È stata definita anche un “disastro che si muove lentamente”.
Anche se finora non è stato ancora osservato il salto di specie, quel meccanismo che il mondo ha imparato a conoscere con la pandemia da SarsCoV-2 – quel processo (spillover) naturale a causa del quale un patogeno degli animali evolve e può diventare in grado di infettare, riprodursi e trasmettersi all’interno della specie umana. “In ogni caso, vista la natura dei prioni, i Cdc e altre agenzie hanno sostenuto tutti gli sforzi necessari per tenere i prioni fuori dalla catena alimentare”, ha dichiarato alla BBC Jennifer Mullinax, professoressa associata di ecologia e gestione della fauna all’università del Maryland.
- Covid-19 in Cina, la rivelazione del Wall Street Journal: “Pechino mappò il virus due settimane prima dell’annuncio”
- “L’emergenza Covid è finita il 20 maggio 2023”, l’Oms declassa il virus e accerta la fine della pandemia
- Come si trasmette la Dengue: sintomi iniziali, mortalità, cura e il vaccino a Roma della febbre dal Brasile
- Streptococco e Scarlattina, continuano i contagi: è boom di tamponi, a rischio le scorte di antibiotici
Quali sono i sintomi della malattia del cervo zombie
Secondo quanto scoperto finora, a causare la malattia sono i prioni, proteine anomale che danneggiano quelle sane e che uccidono le cellule cerebrali causando disfunzioni corporee. I ricercatori non sanno ancora cosa possa rendere anormali le proteine. La malattia si manifesta tramite perdita di peso, sete anomala, necessità di urinare molto spesso, problemi di equilibrio e di coordinazione nei movimenti, difficoltà a deglutire, copiosa produzione di bava. A questi sintomi si possono aggiungere anche infiammazioni ai polmoni.
La malattia è perciò chiamata Malattia del Deperimento Cronico (CWD). La malattia può avere effetti mortali sugli esemplari contagiati. A complicare il quadro il dettaglio, non secondario, secondo cui si sintomi possono manifestarsi anche dopo molti mesi o addirittura anni e la diagnosi iniziale quindi risultare oltremodo complicata. E nel frattempo la patologia può diffondersi attraverso lo scambio di fluidi corporei o attraverso la contaminazione di acqua e cibo.
Quali sono i rischi per l’essere umano
Gli scienziati al momento non hanno individuato il possibile salto di specie dall’animale all’uomo. Non ci sono prove neanche nei casi di consumo di carne proveniente da un animale malato. Gli epidemiologi sostengono che l’assenza di un caso di “spillover” non significa tuttavia che non accadrà. “Abbiamo a che fare con una malattia che è invariabilmente mortale, incurabile e altamente contagiosa. Alla base della preoccupazione c’è che non abbiamo un modo semplice ed efficace per sradicarlo, né dagli animali che infetta né dall’ambiente che contamina”, ha dichiarato al Guardian il dottor Cory Anderson.
A segnalare per primi la malattia alcuni cacciatori che nel Nord America avevano notato dei comportamenti piuttosto strani tra i cervidi. La sua presenza è stata confermata anche nel parco di Yellowstone, oltre che in Scandinavia e in Corea del Sud. Gli esperti al momento continuano le loro ricerche, alcuni hanno sollevato preoccupazioni sulla possibilità che la malattia possa cambiare nel tempo e che la trasmissione continua nei cervidi possa facilitare la nascita di nuovi ceppi di prioni in grado di infettare nuovi ospiti.