Bibi contro tutti

Perché Israele ha dichiarato Lula persona non gradita

Il presidente brasiliano dichiarato persona non grata: “dissacrante il paragone tra la guerra giusta contro Hamas e le azioni di Hitler”. Onu: “Sconvolti dalle violazioni dei diritti delle donne palestinesi”

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

20 Febbraio 2024 alle 14:30

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Perché Israele ha dichiarato Lula persona non gradita

Dichiara Lula “persona non gradita”. Disconosce la Corte internazionale di giustizia. Straccia il “piano Biden” per il dopoguerra a Gaza. Netanyahu contro tutti.

Israele dichiara Lula persona non grata

Il governo israeliano ha dichiarato il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva persona “non grata” dopo le sue esternazioni in merito al conflitto fra Israele e Hamas. Katz questa mattina ha convocato l’ambasciatore brasiliano in Israele.

“Il confronto del presidente brasiliano Lula tra la giusta guerra di Israele contro Hamas e le azioni di Hitler e dei nazisti, che uccisero 6 milioni di ebrei, costituisce un grave attacco antisemita che dissacra la memoria di coloro che morirono nell’Olocausto”, ha scritto Katz su twitter. “A nome mio e dei cittadini israeliani ho informato il presidente Lula che è una persona sgradita in Israele finché non si scuserà e ritirerà le sue parole”, ha aggiunto.

Netanyahu: “Non riconosciamo la legittimità del dibattito del Tribunale dell’Aja”

“Israele non riconosce la legittimità del dibattito alla Corte dell’Aja circa la cosiddetta ‘legalità dell’occupazione’”. Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu secondo cui “è una iniziativa che tende a colpire il diritto di Israele a difendersi da minacce esistenziali”.

“Il dibattito all’Aja fa parte di un tentativo palestinese di dettare i risultati di uno status politico senza trattative. Continueremo a respingere questo tentativo e il governo – ha concluso – è unito”.

Autorità nazionale palestinese: “Abbiamo sopportato decenni di apartheid”

Per decenni, al popolo palestinese è stato negato “il diritto all’autodeterminazione “e “ha sopportato sia il colonialismo che l’apartheid”. Lo ha detto il ministro degli Esteri dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Riyad al-Maliki, in occasione dell’udienza davanti alla Corte internazionale di giustizia (Cig) dell’Aia chiamata a emettere un parere sulla presunta illegalità di 57 anni di occupazione israeliana su Cisgiordania e Gerusalemme est.

“A Gaza 2,3 milioni di palestinesi, metà dei quali bambini, sono assediati e bombardati, uccisi e mutilati, affamati e sfollati”, ha affermato Maliki, “più di 3,5 milioni di palestinesi in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme, sono soggetti alla colonizzazione del loro territorio e alla violenza razzista”.

Nel ribadire che “questa occupazione è di natura annessiva e suprematista”, al-Maliki ha chiesto alla Cig di sostenere il diritto dei palestinesi all’autodeterminazione e di dichiarare “che l’occupazione israeliana è illegale e deve finire immediatamente, totalmente e incondizionatamente”.

Dopo l’udienza, al-Maliki ha affermato che l’opinione della corte potrebbe aumentare le possibilità di pace. “Questa sentenza potrebbe aiutare sia i palestinesi che gli israeliani a vivere finalmente fianco a fianco in pace, sicurezza reciproca e dignità”, ha spiegato ai giornalisti.

Smotrich: «Netanyahu cancelli gli Accordi di Oslo»

Il ministro delle finanze israeliano e leader di destra radicale Bezalel Smotrich ha chiesto al premier Benyamin Netanyahu, a fronte della discussione in corso alla Corte all’Aja, di «cancellare unilateralmente gli Accordi di Oslo». «Faccio appello al premier – ha detto Smotrich, che è leader di “Sionismo religioso” – perché annunci esplicitamente che misure unilaterali vogliono misure unilaterali di fronte a qualsiasi passo intrapreso contro il Paese».

«Israele – ha aggiunto – agirà unilateralmente per cancellare gli Accordi di Oslo, per fermare immediatamente e completamente tutti i fondi da trasferire all’Autorità nazionale palestinese e per scioglierla completamente».

Onu: sconvolti da violazioni diritti donne palestinesi

Gli esperti delle Nazioni Unite hanno lanciato ieri un allarme sulle denunce in arrivo da Gaza e dalla Cisgiordania sulle violazioni dei diritti umani di cui continuano a essere vittime le donne e le ragazze palestinesi.

È quanto viene sottolineato in un comunicato diffuso dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr), secondo cui donne e ragazze palestinesi sarebbero state uccise arbitrariamente a Gaza, spesso assieme ad altri membri della propria famiglia, compresi i loro figli.

“Siamo sconvolti dalle notizie che riferiscono di attacchi deliberati e di uccisioni extragiudiziali di donne e bambini palestinesi nei luoghi in cui hanno cercato rifugio o, addirittura, mentre fuggivano. Alcuni di loro, secondo quanto riferito, tenevano in mano pezzi di stoffa bianca quando sono stati uccisi dall’esercito israeliano o da forze affiliate”, hanno dichiarato gli esperti Onu.

L’Onu ha espresso poi la propria preoccupazione per la detenzione arbitraria di centinaia di donne e ragazze palestinesi, tra cui difensori dei diritti umani, giornalisti e operatori umanitari, a Gaza e in Cisgiordania.

Secondo quanto riporta l’Ohchr, molte di loro sono state sottoposte a trattamenti inumani e degradanti: è stato loro negato l’uso di assorbenti mestruali, cibo e medicine e sono state pesantemente picchiate. In almeno un’occasione, le donne palestinesi detenute a Gaza sarebbero state detenute in una gabbia sotto la pioggia, al freddo e senza cibo.

Radio militare Israele: “12mila terroristi di Hamas uccisi a Gaza”

“Il numero dei terroristi uccisi dall’inizio dell’operazione a Gaza è di 12mila”. Lo riferisce la radio militare israeliana aggiungendo che in base ai dati attuali il rapporto tra miliziani uccisi e civili è 1 a 1.5.

Ieri un esponente di Hamas aveva parlato di circa 6.000 miliziani uccisi durante la guerra a Gaza, fornendo per la prima volta un dato che – sugli oltre 29mila morti complessivi dichiarati fino ad adesso dal ministero della Sanità della fazione islamica – distingue tra miliziani morti e civili.

20 Febbraio 2024

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