La bozza all'Onu
Gaza, risoluzione degli Stati Uniti per un cessate il fuoco “non appena possibile”: Washington chiede di fermare l’operazione a Rafah
È la spaccatura più netta tra Stati Uniti e Israele da decenni a questa parte, certamente dal 7 ottobre scorso, quando Washington aveva promesso il massimo appoggio allo stato ebraico dopo l’attacco terroristico compiuto da Hamas nel suo territorio.
La risoluzione Usa all’Onu
Gli Stati Uniti, secondo quanto riporta Al Jazeera, hanno redatto una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che chiede un cessate il fuoco temporaneo a Gaza “non appena possibile“. Il testo chiede anche di non lanciare un’offensiva militare su Rafah, dove il rischio di una catastrofe umanitaria è altissimo vista la presenza di oltre un milione di palestinese sfollati dal centro e dal nord della Striscia già bombardata dall’IDF israeliano, e di “rimuovere tutte le barriere alla fornitura di assistenza umanitaria su larga scala” nella Striscia.
- Linea dura di Netanyahu, accesso limitato agli arabo-israeliani alla Spianata delle Moschee durante il Ramadan. I leader palestinesi in Russia tra una settimana
- Israele, diffuso il video dei piccoli ostaggi rapiti da Hamas: i fratelli Kfir e Ariel Bibas
- La guerra di Bibi, Netanyahu non si ferma: “Entreremo a Rafah a prescindere da un accordo sugli ostaggi”
Il testo, riporta Sky News, evidenzia inoltre che una grande offensiva di terra a Rafah, come quella annunciata da Israele, comporterebbe “ulteriori danni ai civili e il loro ulteriore sfollamento, potenzialmente anche nei Paesi vicini“. Tale mossa, prosegue la bozza di risoluzione, “avrebbe gravi implicazioni per la pace e la sicurezza regionale” e non dovrebbe avere luogo “nelle circostanze attuali“.
Il veto
Nella giornata odierna sarà votata una seconda bozza, preparata dall’Algeria, che probabilmente rischia di non passare per via del veto di Washington, il terzo dallo scoppiare della controffensiva di Israele nella Striscia.
Al suo interno si chiede un cessate il fuoco “immediato” a Gaza e, secondo quanto riferisce l’Afp che l’ha visionata, si oppone allo “sfollamento forzato della popolazione civile palestinese”. La risoluzione chiede inoltre il rilascio di tutti gli ostaggi ancora in mano ad Hamas e ad altri gruppi armati palestinesi che operano nella Striscia.
“Non pensiamo che questo testo del Consiglio migliorerebbe la situazione sul campo, e quindi se questa risoluzione viene messa ai voti, non passerà”, ha ribadito lunedì il vice ambasciatore degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite Robert Wood.
Un punto “invotabile” per Washington è la mancata condanna dell’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre scorso.
La “linea Netanyahu”
Da Tel Aviv, sempre più ostaggio dell’estrema destra del ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, non vuole sentire ragioni. Tanti i “no” del primo ministro israeliano, anche all’alleato storico americano: no al riconoscimento di uno Stato palestinese, no a qualsiasi ipotesi di tregua, no ad un passo indietro nell’operazione militare a Rafah.
Un sì dalle implicazioni drammatiche è arrivato invece alla richiesta proprio del suo ministro Ben Gvir di limitare l’accesso degli arabo-israeliani alla Spianata delle Moschee (il Monte del Tempio per gli ebrei) durante il Ramadan, nonostante il parere contrario dello Shin Bet.
L’intelligence interna ritiene che una tale mossa potrebbe infiammare ulteriormente la situazione, in particolare se applicata agli arabo-israeliani e a quelli con residenza permanente, ma il premier non ha voluto sentire ragioni.