Il naufragio
Strage di Cutro, primi indagati per i mancati soccorsi: perquisite Finanza, Guardia costiera e Frontex
Cronaca - di Redazione
Inizia a muoversi qualcosa sul fronte giudiziario in merito alle indagini sulla strage di Cutro, dove lo scorso 26 febbraio 94 migranti persero la vita (e una decina risultano ancora dispersi) a bordo di un caicco, arenatosi su una secca a poche decine di metri dalla costa di Steccato di Cutro.
La Procura della Repubblica di Crotone ha disposto perquisizioni nei comandi provinciali della Guardia di finanza, della Guardia costiera e negli uffici di Frontex: l’indagine dei pm calabresi, il decreto di perquisizione è firmato dal sostituto procuratore Pasquale Festa, è finalizzata all’accertamento di eventuali responsabilità per i ritardi nei soccorsi.
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Le perquisizioni eseguite dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Crotone servono a raccogliere elementi per verificare la possibilità di iscrivere come ipotesi di reato l’omissione di soccorso.
L’inchiesta della Procura vede anche l’iscrizione nel registro degli indagati di alcune persone: sarebbero componenti del sistema di soccorso che avrebbe dovuto essere attivato in soccorso dei migranti dopo l’individuazione dell’imbarcazione, scrive l’Ansa.
La Procura diretta da Giuseppe Capoccia intende venire a capo di contraddizioni ed omissioni nelle circostanze riferite da Frontex, Guardia costiera e Finanza, oltre che allo scaricabarile tra Frontex e l’esecutivo di Giorgia Meloni.
La questione verte sulle responsabilità da parte dei vari ‘attori’ in campo, dall’agenzia europea Frontex, che nella notte del 25 febbraio avvistò l’imbarcazione di migranti, alla Guardia di Finanza che poi inviò verso il caicco due unità navali da Taranto e Crotone, poi tornati indietro in porto per le condizioni meteo avverse.
La ricostruzione dei fatti ufficiale sostenuta dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi era la seguente: nella serata del 25 febbraio un velivolo Frontex aveva lanciato una segnalazione di un natante a 40 miglia dalla costa calabrese che non appariva in difficoltà. La segnalazione era vaga sul numero di persone a bordo, tanto che non era stato aperto un evento Sar (Search and Rescue) né erano arrivate dal natante richieste di soccorso. Due unità della Guardia di Finanza erano comunque partite per i controlli di polizia previsti dal protocollo, mentre il velivolo Frontex era stato costretto a rientrare perché a corto di carburante. Le unità della Guardia di Finanza, tuttavia, non riuscivano a raggiungere l’imbarcazione per le pessime condizioni del mare ed erano costrette a rientrare perdendo di vista il caicco, poi arenatosi su una secca a poche decine di metri dalla costa di Steccato. Dalla ricostruzione di Piantedosi veniva esclusa ogni ipotesi di responsabilità delle forze impegnate nei soccorsi, che trattarono la vicenda non come un evento Sar ma come un’operazione di polizia, e addebitando la tragedia a una manovra errata degli scafisti.
Ricostruzione smentita però da una annotazione delle operazioni del 25 febbraio da parte dell’ufficiale di turno della Guardia di Finanza: dal documento, a differenza di quanto più volte ribadito da Piantedosi, si evidenziava che velivolo Frontex aveva segnalato subito la presenza di numerose persone a bordo, tanto che l’ufficiale – compresa la situazione, aveva annotato immediatamente che il natante portava migranti. Tale situazione, benché conosciuta anche dalla Guardia Costiera, rimase senza conseguenze: nessuno avviò il soccorso e si decise di aspettare che l’imbarcazione arrivasse nelle acque territoriali senza avviare né alcuna ricerca né alcun soccorso.