Il Giorno della Memoria
Il monito di Mattarella: “Israele non neghi o lo Stato a un altro popolo”
Cortei anti Netanyahu vietati. «Accettiamo ma con dispiacere» dice il presidente della comunità dei palestinesi a Roma Yousef Salman
Politica - di Vittorio Ferla
Auschwitz è l’“orrore assoluto”, frutto di un fanatismo che oggi ritorna in nuove forme di antisemitismo e negli attacchi terroristi di Hamas. Ma la reazione di Israele, “paese amico” per la sicurezza del quale l’Italia garantirà sempre il suo impegno, “non può essere un ostacolo alla pace”: chi ha sofferto la persecuzione sa che “non si può negare a un altro popolo il diritto a uno stato”.
Al Quirinale, Sergio Mattarella celebra così il “Giorno della memoria” in una cerimonia dedicata a “I Giusti tra le Nazioni”.
“Auschwitz spalanca i suoi cancelli su un abisso oltre ogni immaginazione. Un orrore assoluto, cui null’altro può essere parificato, ideato e realizzato in nome di ideologie fondate sul mito della razza, dell’odio, del fanatismo, della prevaricazione”, ricorda il presidente. Un “meccanismo di sterminio” che ha inghiottito milioni di ebrei – e anche appartenenti al popolo Romanì, omosessuali, dissidenti, disabili, testimoni di Geova – concepito e realizzato da menti umane che “hanno sedotto, attratto e spinto alla complicità centinaia di migliaia di persone”.
“Le ideologie di superiorità razziale, la religione della morte e della guerra, il nazionalismo predatorio, la supremazia dello Stato, del partito, sul diritto inviolabile di ogni persona, il culto della personalità e del capo – continua Mattarella – sono stati virus micidiali, prodotti dall’uomo, che si sono diffusi rapidamente, contagiando gran parte d’Europa”.
Eppure, nonostante l’enormità di quella tragedia, la storia si ripete. Mattarella stigmatizza il ritorno del “fanatismo, religioso o nazionalista, che, mosso da antistoriche e disumane motivazioni, non tollera neppure la presenza dell’altro, del diverso” e “ritiene di poter imporre la sua visione con la forza, la guerra e la violenza, violando i principi fondamentali del diritto internazionale e della civiltà umana”.
Il pensiero va subito al pogrom compiuto da Hamas, con un ritorno di antisemitismo che, sottolinea il presidente, “ha assunto, recentemente, la forma della feroce strage antisemita di innocenti”. L’aggressione terrorista del 7 ottobre “non ha risparmiato nemmeno ragazzi, bambini, persino neonati: una raccapricciante replica degli orrori della Shoah”.
Di fronte all’eredità dell’Olocausto e al rigurgito di antisemitismo scatenato da Hamas, Mattarella ricorda che “la presenza ebraica è stata fondamentale per lo sviluppo dell’Italia moderna e nella formazione della Repubblica” e che “le comunità ebraiche italiane sanno che l’Italia è la loro casa e che la Repubblica, di cui sono parte integrante, non tollererà, in alcun modo, minacce, intimidazioni e prepotenze nei loro confronti”. In più, conferma l’impegno permanente per la sicurezza di Israele, “paese amico”.
Ma lancia un ammonimento al governo estremista di Bibi Netanyahu: il rispetto dei diritti umani è irrinunciabile. La reazione contro i civili a Gaza genera odio e risentimento e accresce “gli ostacoli per il raggiungimento di una soluzione capace di assicurare pace e prosperità”.
Mattarella chiede pietà e ragionevolezza da parte del governo israeliano: “Coloro che hanno sofferto il turpe tentativo di cancellare il proprio popolo dalla terra sanno che non si può negare a un altro popolo il diritto a uno Stato”. Ma in vista della Giornata della Memoria che si celebra oggi, le tensioni della guerra alimentano proteste e divisioni anche in Italia.
Il Movimento Studenti Palestinesi in Italia aveva promesso manifestazioni per oggi sia Roma che a Milano ma, dopo le reazioni delle comunità ebraiche, le questure delle due città hanno chiesto il rinvio dei cortei già a partire da domani 28 febbraio. Da un lato, è forte la preoccupazione che possano ripetersi i fatti di Vicenza, dall’altro, molti avvertono il rischio che le mobilitazioni possano tradursi in atti di odio antisemita trasformando così nel suo contrario il senso della giornata.
“Accettiamo ma con dispiacere”, dichiara il presidente della comunità dei palestinesi a Roma Yousef Salman. Viceversa, i Giovani Palestinesi parlano di repressione e confermano gli appuntamenti di oggi a Milano, Roma, Napoli e Cagliari: “È la memoria che ci impone di scendere in piazza il 27 contro e nonostante i divieti, contro un governo alleato dei criminali sionisti, contro un governo fascista che però ha il coraggio di additare noi come antisemiti, solo perché lottiamo perché non si ripeta uno sterminio”.
Ma sul punto fa chiarezza Roberto Cenati, il presidente dell’Anpi di Milano: il 27 gennaio “deve essere celebrato il Giorno della Memoria istituito dal Parlamento italiano nel 2000 che ricorda la tragedia della Shoah”. Parlare della guerra a Gaza “sarebbe fuorviante” perché “gli accostamenti tra la Shoah e quello che sta accadendo in quell’area sono improponibili”.