La missione in Medioriente

Missione europea anti Houthi, si complica la svolta pacifista di Schlein

A Gubbio Elly ha detto no all’invio di armi in Israele, per preparare il no anche all’Ucraina. Ma il piano può inciampare nella missione europea anti-Houthi

Politica - di David Romoli

23 Gennaio 2024 alle 14:00

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Missione europea anti Houthi, si complica la svolta pacifista di Schlein

La missione europea nel Mar Rosso, che vedrà la partecipazione dell’Italia in prima fila potrebbe diventare per il Pd e per la non ancora nata coalizione di centrosinistra un problema. Non subito, probabilmente. Non quando il governo svolgerà la sua informativa, promessa ieri dal ministro Tajani con la specifica che “non sarebbe obbligatorio”.

Però, a seconda di come evolverà la situazione, i guai potrebbero emergere con il tempo, anzi in poco tempo. Per capire il potenziale rischio bisogna fare il punto sulla situazione complessiva. Quando pochi giorni fa, nella sua meteorica comparsata al seminario dei deputati Pd a Gubbio, la segretaria se ne è uscita con la sua richiesta di non fornire armi a Israele molti sono rimasti sbigottiti.

L’Italia, come ha chiarito il giorno dopo il ministro degli Esteri Tajani, non invia armi a Israele: che bisogno c’era, pertanto di alimentare tensione all’interno del partito su una contesa inesistente? Inutile negare che Schlein è apparsa sprovveduta e disinformata a un livello inammissibile per la leader del secondo partito italiano.

Però non è detto che fosse sprovveduta davvero. Proprio perché un concreto problema non esiste, la segretaria poteva parlare e lanciare un segnale politico senza dover poi pagare il dazio di un voto in Parlamento e dunque di una possibile lacerazione all’interno del partito.

In altri termini, parlando di Israele Elly ha prospettato una sterzata sulla posizione del suo partito in politica estera, anche per quanto riguarda l’Ucraina, senza l’obbligo di parlare chiaramente. Domani il Senato voterà l’invio di nuove armi a Kiev.

Sarà significativo quel che il Pd dirà: non perché ci siano dubbi sulla posizione del Nazareno o sulla divisione tra Pd e M5s, che alla Camera in gennaio ha già votato contro gli aiuti militari all’Ucraina, ma perché, sulla base di quanto detto dalla segretaria a Gubbio, è possibile che stavolta il Pd calchi la mano molto più di quanto non abbia fatto sinora sull’esigenza della trattativa.

Un cambio di marcia rispetto al passato non è neppure immaginabile. Lo schieramento del Pd di Letta sulla stessa linea degli Usa e di Giorgia Meloni era stato troppo urlato per modificare drasticamente la linea senza provocare un trauma profondo in un partito che di tensione già ne vive parecchia.

Schlein può però procedere per segnali, come quello inviato con la poco tempestiva uscita su Israele, e per piccoli passi, come appunto insistere molto più di prima sull’esigenza di accompagnare alle armi una vera iniziativa diplomatica. In questo modo, da un lato il Pd accorcia la distanza dal M5s, facilitando l’intesa, dall’altro cerca di competere con un Conte a tutt’oggi molto più popolare di Elly.

Il Mar Rosso può diventare un ostacolo di prima grandezza. Nessuno può schierarsi contro la missione. Lo stesso M5s chiarisce di non essere contrario a difendere la navigazione nel Mar Rosso. Per il Pd, poi, criticare un passo materiale verso la creazione di una difesa comune europea sarebbe impensabile. Ieri, intervistata da Nicola Porro, la premier ha però definito la missione “prevalentemente difensiva”, e quella specifica potrebbe avere un peso enorme.

La stessa definizione di “missione difensiva”, anche senza la “prevalenza”, in sé significa pochissimo finché non saranno note le regole di ingaggio e persino ove quelle regole fossero prive di ogni margine di ambiguità non ci sarebbe lo stesso alcuna certezza. Il confine tra difesa e attacco, in una situazione del genere, è labile.

Il coordinamento con la missione anglo-americana, che non ha regole esclusivamente difensive, sarà necessario e soprattutto in un quadro che vede l’Iran indirettamente ma apertamente impegnato la possibilità che la situazione degeneri è inevitabile.

A Gubbio, per la prima volta dalla vittoria al congresso e battendo una strada molto obliqua, Elly Schlein ha tentato di spostare la linea del partito su posizioni più vicine a quelle che erano le sue prima del congresso. Se riuscirà a proseguire su questa strada senza provocare una spaccatura profondissima nel Pd dipenderà in buona parte dalla sorte della missione nel Mar Rosso.

23 Gennaio 2024

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