La strage silenziosa
Carceri, in 15 giorni una carneficina: già 18 morti in cella dall’inizio dell’anno
Nei primi 15 giorni dell’anno 4 suicidi e 14 decessi per malattia, proprio mentre la Cedu condanna l’Italia per aver negato cure adeguate a un ergastolano. Palma: “Puntare subito su misure alternative”
Giustizia - di Angela Stella
Nonostante un decreto del presidente della Repubblica Sergio Mattarella del 21 dicembre 2023 che nominava per un quinquennio Felice Maurizio D’Ettore, Irma Conti e Mario Serio rispettivamente a Presidente e a Componenti del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, al momento non si sono ancora insediati e quindi il primo comunicato stampa del nuovo anno sulla situazione carceraria spetta alla vecchia terna, guidata da Mauro Palma che denuncia “18 decessi in carcere e un sovraffollamento del 127,54% nei primi 14 giorni del 2024”.
Entrando nel dettaglio dei dati, “4 persone si sono suicidate nei primi 9 giorni dell’anno, tra il 5 e il 14 gennaio: la prima era entrata in carcere ad Ancona a settembre, per la revoca della detenzione domiciliare con cui stava scontando la pena, e ne sarebbe uscita ad agosto di quest’anno. La penultima, detenuta nella Casa circondariale di Cuneo, era in carcere da 13 giorni: entrata il 28 dicembre, si è tolta la vita il 10 gennaio. A queste morti vanno aggiunte le 14 catalogate come ‘morti per cause naturali’”.
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Il 6 gennaio è morto dopo un lungo sciopero della fame Stefano Bonomi, 65 anni, detenuto nel carcere di Rieti, in attesa di giudizio; se ne è andato nel reparto di medicina protetta dell’ospedale Belcolle di Viterbo dove era stato ricoverato coattivamente e sottoposto ad alimentazione forzata, dopo aver intrapreso uno sciopero della fame.
Il collegio del Garante lancia dunque l’allarme: “18 morti nei primi 14 giorni dell’anno sono il preannuncio di un andamento molto simile a quello del 2022, quando si sono contati 85 suicidi nel corso dell’anno: 8 nel mese di gennaio, esattamente 5 nei primi 14 giorni”.
Tutto ciò avviene nelle stesse ore in cui è arrivata la condanna da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo all’Italia per aver sottoposto un detenuto a maltrattamenti non garantendogli le cure mediche di cui necessitava, ma ha stabilito che la prigione è compatibile con il suo stato di salute.
L’uomo, che ha fatto ricorso alla Corte di Strasburgo nell’ottobre 2020, condannato all’ergastolo per una serie di gravi reati, tra cui l’appartenenza a un’organizzazione criminale di stampo mafioso, soffre di diversi problemi di salute, tra cui una grave osteoporosi, ed è stato riconosciuto invalido al 100%.
Nonostante il suo trasferimento dal carcere di Rebibbia a Roma prima a Milano e poi a Parma per assicurargli le cure necessarie, queste non sono state adeguate, osserva la Cedu nella sentenza.
Per quanto concerne il sovraffollamento assistiamo, da quanto elaborato dal Garante, a “una progressione preoccupante rispetto agli anni precedenti: se alla fine del 2022 la popolazione detenuta era aumentata di circa 2000 unità rispetto a dicembre del 2021, l’aumento registrato al 30 dicembre 2023 è esattamente del doppio, con circa 4000 persone detenute in più. Negli ultimi tre mesi (dal 14 ottobre al 14 gennaio) l’aumento è stato di 1196 presenze, quindi, quasi 400 al mese. L’indice attuale dell’affollamento delle carceri italiane, alla data del 14 gennaio 2024, è del 127,54%: 60.328 persone detenute, 13.000 in più rispetto ai 47.300 posti disponibili, con punte di sovraffollamento del 232,10% nella Casa circondariale di San Vittore a Milano, del 204,95% nella Casa circondariale di Canton Mombello a Brescia, del 204,44% in quella di Lodi, 195,36 in quella di Foggia”.
Pertanto il Garante nazionale “segnala a tutte le Autorità responsabili (ossia Nordio e sottosegretari, ndr), che lo stato di sovraffollamento degli Istituti penitenziari italiani non può attendere i tempi di progetti edilizi di diverso genere e non è colmato dalla realizzazione dei nuovi 8 padiglioni inseriti dal precedente Governo nel Pnrr, poiché essi potranno ospitare non più di 640 persone: una goccia rispetto all’eccedenza attuale di 13.000 detenuti rispetto ai posti disponibili”.
La conclusione inevitabile e suggerita da tempo ma rimasta inascoltata? “Si assumano provvedimenti urgenti di deflazione della popolazione detenuta come quelli introdotti con il decreto-legge del 23 dicembre 2013 n. 146 (Misure urgenti in tema di tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e di riduzione controllata della popolazione carceraria, ndr), sia pure di durata temporanea, e che si avvii in tempi rapidi la previsione normativa per consentire una modalità diversa di esecuzione penale per le persone condannate a pene brevi, inferiori ai due anni di reclusione, che oggi contano più di 4000 unità; una modalità di forte rapporto territoriale, da attuare anche recuperando strutture demaniali già esistenti”.