Alle Molinette
Accoltellata in casa: non ce l’ha fatta la 65enne uccisa a Torino, arrestato il marito
La donna era stata operata, l'intervento era riuscito ma le sue condizioni erano rimaste serie, aveva perso molto sangue. Anche il marito in ospedale, nel reparto detenuti. Erano sposati da 40 anni, avevano due figli
Cronaca - di Redazione Web
Non ce l’ha fatta: l’aggressione a coltellate l’ha uccisa, ennesimo femminicidio. Era rimasta a lottare tra la vita e la morte per ore, la donna raggiunta dai fendenti in un appartamento di via Galluppi, nel quartiere di Borgo Filadelfia a Torino, mercoledì pomeriggio. La 65enne morta ieri sera all’Ospedale Molinette dov’era stata operata e ricoverata in prognosi riservata. Per l’aggressione era stato arrestato dalla polizia il marito della donna.
L’aggressione si è verificata nel quartiere Borgo Filadelfia, in un appartamento in via Galuppi. La donna era stata colpita da fendenti all’addome, al torace e al livello del diaframma e della milza, quest’ultima particolarmente profonda. Ad avvertire le forze dell’ordine e i soccorsi i vicini di casa della vittima, che avevano sentito le grida, i rumori del litigio al termine del quale si era consumata l’aggressione. La donna è stata soccorsa e operata d’urgenza dall’equipe del dottor Mauro Santarelli.
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L’operazione era riuscita ma le condizioni della donna erano rimaste molto serie. La 65enne aveva perso molto sangue. La milza era stata asportata, la ferita più profonda aveva raggiunto anche il diaframma e lo stomaco. La 65enne era rimasta intubata, ricoverata in prognosi riservata nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale torinese. Anche il marito era stato trasferito alle Molinette, nel reparto detenuti.
La coppia aveva avuto due figli, viveva nello stesso stabile dell’aggressione da oltre vent’anni, sposata da circa quarant’anni. L’uomo è un ex gommista di 70 anni. Davanti al pubblico ministero Roberto Furlan, che coordina l’inchiesta, si era avvalso della facoltà di non rispondere. È stato trasferito all’ospedale Molinette, nel reparto detenuti, in quanto le sue condizioni psichiatriche sono state giudicate non compatibili con la detenzione in carcere.