"Il professore"
È morto Mario Zagallo, leggenda del calcio brasiliano: campione del mondo da giocatore e allenatore
Compagno di squadra di Pelé e Garrincha, allenatore di Ronaldo. Lo chiamavano "il Professore": grazie al suo genio tattico riuscì a far coesistere i 5 numeri 10 dell'insuperabile Brasile di Messico 70. Aveva 92 anni
News - di Redazione Web
Nessuno come lui: l’unico quattro volte campione del mondo, da calciatore e quindi da allenatore. Mario Zagallo era stato soprannominato “il professore”, vera e propria leggenda del calcio brasiliano. Aveva 92 anni, è morto ieri. “È con grande tristezza che vi informiamo della morte del nostro eterno quattro volte campione del mondo Mário Jorge Lobo Zagallo”, l’annuncio che si legge sulla sua pagina ufficiale Instagram. Dei cinque titoli vinti dalla Nazionale verdeoro – ancora insuperata – ha giocato un ruolo centrale in quattro di questi.
Zagallo vinse i Mondiali nel 1958 e nel 1962 da calciatore e quelli del 1970 da allenatore. Era nato a Maceió, nel nordest del Brasile da famiglia di origine libanese e italiana. Mario Jorge Lobo Zagallo cominciò la sua carriera da calciatore nel 1948 con il club America di Rio. Per otto stagioni al Flamengo e sette al Botafogo. Mancino, ala sinistra: un esterno dal dribbling facile, intelligente tatticamente. Sceglieva sempre il numero 13: una sua superstizione. E infatti si sposò il 13 giugno, abitava al 13esimo piano, la sua macchina era targata con il numero 13.
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Aveva 27 anni quando vinse la sua prima Coppa Rimet (il primo nome della Coppa del Mondo) con compagni di squadra come Pelé, Garrincha, Didi e Vava. Segnò il quarto gol in finale, prima di servire l’assist del 5 a 2 a Pelé. “Zagallo è come un fratello per me. Quando arrivammo in Svezia per i Mondiali del 1958 avevo 17 anni ed ero il membro più giovane della squadra, e Zagallo insieme a Zito e Gilmar mi dissero di prendermi sotto la loro protezione”, raccontò O’Rey anni dopo.
Smise con il calcio giocato nel 1964, due anni dopo passò in panchina, sedette su quelle del Botafogo, Flamengo, Fluminense, Portuguesa o Vasco da Gama. Arrivò su quella della Nazionale, guidò l’insuperabile Brasile di Messico 1970: quello con Pelé, Jairzinho, Tostao, Gerson e Carlos Alberto che stritolò in finale 4 a 1 una delle Nazionali italiane più forti di tutti i tempi. Fu anche grazie al suo intuito tattico se riuscirono a coesistere cinque numeri dieci, una formazione capace di passare dal 5-3-2 al 3-5-2. Fu il terzo Mondiale vinto dal Brasile.
Lasciò la Seleçao nel 1974 e tornò come assistente di Carlos Alberto Parreira nel 1994, quarta vittoria della Nazionale di Romario negli Stati Uniti. Sostituì il tecnico fino alla finale del 1998 in Francia, la Nazionale di Ronaldo Luiz Nazario da Lima battuta 3 a 0 in finale dai padroni di casa. Divenne coordinatore tecnico per il Mondiale del 2006 in Germania. Allenò anche club e nazionali arabe come il Kuwait, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e l’Al Nassr. La sua carriera resta però legata soprattutto alla Seleçao.