Le esplosioni a Kerman

Iran, due bombe esplose alla tomba del generale Soleimani: per il regime è “terrorismo”, 84 morti

Esteri - di Redazione

3 Gennaio 2024 alle 14:02 - Ultimo agg. 4 Gennaio 2024 alle 10:41

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Iran, due bombe esplose alla tomba del generale Soleimani: per il regime è “terrorismo”, 84 morti

Un “attacco terroristico” lungo la strada che porta al cimitero in cui è sepolto Qassem Soleimani, il generale iraniano a capo della Forza Quds del quale ricorre oggi il quarto anniversario dell’uccisione in un raid Usa in Iraq.

È quanto sarebbe avvenuto oggi a Kerman, in Iran, dove il bilancio provvisorio fornito dalle autorità del regime islamico parla di almeno 85 morti e oltre 140 feriti come conseguenza di una doppia esplosione.

Nell’area si trovavano migliaia di persone giunte a Kerman per omaggiare la memoria del generale iraniano: secondo l’agenzia di stampa iraniana Irna, la prima esplosione si è verificata a circa 700 metri dalla tomba, la seconda si è verificata invece a un chilometro dalla tomba, fuori dal percorso dei pellegrini e dai checkpoint.

Prima delle esplosioni le immagini in diretta mostravano migliaia di persone a lutto che prendevano parte alla celebrazione per l’anniversario della morte di Soleimani.

A provocare le esplosioni sarebbero state due bombe, ordigni nascosti in borse e attivati da remoto secondo quanto riferisce l’agenzia Tasnim. A parlare di “attacco terroristico” è stato vice governatore della provincia di Kerman parlando alla tv di Stato iraniana: per ora non sono state diffuse rivendicazioni.

L’Iran ha decretato per giovedì una giornata di lutto nazionale dopo l’attentato.

L’Iran accusa Israele

Dopo il massacro di civili nei pressi del cimitero di Kerman, da Teheran sono arrivate le accuse ai nemici nella regione. Il deputato Hossein Jalali ha puntato il dito contro Israele, che è “sicuramente uno dei responsabili” delle due esplosioni.

Il ministro dell’Interno di Teheran, Ahmed Vahidi, ha invece promesso che la risposta iraniana “all’atto terroristico” sarà “potente e schiacciante” e sarà portata “nel più breve tempo possibile“.

Il capo della magistratura iraniana, Gholamhossein Ejei, ha parlato di “terroristi mercenari di potenze arroganti” come responsabili dell’attacco. “Questi terroristi dal cuore duro e i loro padroni assassini dovrebbero sapere che la nostra nazione non perderà mai i suoi sacri ideali“, ha aggiunto ancora.

Anche il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, ha condannato le due esplosioni che hanno ucciso almeno 180 persone durante la commemorazione per la morte del generale Qassem Soleimani. “Indubbiamente, gli autori di questo atto vigliacco saranno presto identificati e puniti per il loro atto atroce dalle capaci forze dell’ordine e di sicurezza“, ha detto Raisi in una nota. “I nemici della nazione dovrebbero sapere che tali azioni non potranno mai turbare la solida determinazione della nazione iraniana“. “Le esplosioni a Kerman sono crimini commessi dai nemici dell’Iran e dai mercenari del terrorismo e dell’oscurità“, ha dichiarato il presidente Raisi condannando le esplosioni.

Chi era Soleimani

Nato nel 1957 da una famiglia contadina in un villaggio montuoso a Qanat-e Malek, non lontano da Rabor, capoluogo della contea omonima nella provincia di Kerman, entrerà nelle Guardie della rivoluzione, i pasdaran, immediatamente dopo la rivoluzione del 1979.

La sua scalata militare inizia col conflitto tra Iran e Iraq negli anni Ottanta: Soleimani scala rapidamente i ranghi dell’esercito iraniano, diviene comandante di una divisione dei pasdaran e nel 1998 è a capo della della Niru-ye Qods, conosciuta anche come Forza Quds.

Suleimani era stato l’ideatore della politica estera dell’Iran degli ultimi decenni, era considerato il ministro degli Esteri ufficioso del paese ed era uno degli uomini di fiducia della Guida suprema Ali Khamenei, la massima autorità in Iran.

In seguito all’attacco di milizie sciite alla base aerea K-1 di Kirkuk il 27 dicembre 2019 e all’attacco all’ambasciata statunitense a Baghdad del 31 dicembre dello stesso anno, alle prime luci dell’alba del 3 gennaio 2020 il generale venne ucciso per rappresaglia in un attacco con droni statunitensi sull’aeroporto internazionale di Baghdad, in Iraq.

(articolo in aggiornamento)

 

di: Redazione - 3 Gennaio 2024

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