Il libro del pediatra dem
Bambini in carcere: lo scandalo dei piccoli in cella nel libro “Senza colpe” di Paolo Siani
Pediatra, già parlamentare, Siani ha riunito esperti e scrittori per tenere alta l’attenzione sull’incredibile situazione dei piccoli chiusi in carcere con la propria mamma, che squarcia come un’ascia ogni pretesa di civiltà del nostro Paese
Editoriali - di Vito De Filippo
Ci sono libri che lasciano un sedimento insuperabile di inquietudine. Sono moltiplicatori di domande. Enigmi, ma luminosi. Questo produce la lettura di un piccolo ma travolgente lavoro a più mani coordinato da Paolo Siani: Senza colpe, bambini in carcere, Guida editore.
Siani pediatra e multiforme opinionista napoletano ha consegnato alla vita istituzionale del nostro Paese anche una fulgida esperienza parlamentare nella scorsa legislatura.
Una voce “adulta” a difesa strenua dell’infanzia. Da sempre. Ha messo insieme esperti, scrittori, professori universitari ed amici per mantenere l’attenzione su una delle situazioni più incredibili e più sconosciute di bambini costretti a vivere in un carcere per stare con la propria mamma.
Più volte questo giornale ci ha parlato della situazione “sconvolgente” del nostro sistema carcerario. Ma questa dei bambini dietro le sbarre squarcia come un’ascia, più di altre casistiche, pretese di modernità e di civiltà del nostro Paese. La prima parola che pronunciano, dietro porte di ferro, è “apri” non “mamma”.
Sono lì in ambienti dove la “gestione delle emozioni”, la ripetitività dei gesti, gli spazi del gioco sono solo l’anticamera di quella “sindrome da prigionia” che potrebbe compromettere per sempre la loro traiettoria di sviluppo come tanti studi scientifici hanno dimostrato.
Eppure si era arrivati ad un primo grande risultato. Uno dei motivi alla base di questo libro è fare proposte concrete. Insieme a Siani, Anna Catalano, Lorenzo Chieffi, Samuele Ciambriello, Carla Garlatti, Paolo Lattanzio, Lorenzo Marone, Gemma Tuccillo offrono uno spaccato drammatico e anche qualche soluzione.
La legge che un ramo del parlamento nel 2022 aveva approvato all’unanimità, nel tempo gelido che stiamo vivendo, rischia di naufragare. Ci ricordano gli autori. La proposta di legge indicava cose semplici. Istituire case protette per mamme detenute, in Italia ce ne sono solo due, una a Roma ed una Milano. Considerare gli ICAM, gli istituti a custodia attenuata per detenute madri, come soluzione residuale.
L’istituzione di un fondo necessario per ospitare ed allestire case protette. Infine una modifica del codice di procedura penale che equiparava alla condizione dell’ultrasettantenne quella dell’imputato unico genitore di una persona disabile grave e poi interveniva con l’istituto del rinvio dell’esecuzione della pena quando non c’erano esigenze cautelari di particolare rilevanza.
Alla Casa di Leda, bellissima esperienza a Roma, ci è arrivato a far visita con la sua solita è stupefacente agilità pastorale, Papa Francesco. Non altri. Non decisori pubblici appassionati anche in questo caso di panpenalismo, sempre alla moda.
La pubblicistica a disposizione di opinionisti “senza macchie e senza colpe” cita ripetutamente il film di Vittorio De Sica, Ieri, oggi e domani, con Sophia Loren nei panni della contrabbandiera di sigarette sempre incinta. Per non parlare, oggi, del plateale esempio delle borseggiatrici che affollano le nostre metropolitane. Insomma quel clima a tratti grottesco di punizioni e sanzioni.
Nel frattempo facciamo strame dell’articolo 31 della costituzione della Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza o della carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea che stabiliscono nettamente il superiore e preminente interesse del bambino.
Alcune delle foto pubblicate in calce al volume della mostra di Anna Catalano ammutoliscono definitivamente ogni dibattito. Una voragine di vuoti, di assenze nei volti di quei bambini, “perché un carcere non può essere un nido”. Non serve più nemmeno la parola per capire. Siani e i suoi amici, come li ha chiamati nel libro, non si sono arresi a questa battaglia di civiltà. Per fortuna. Anche se fosse un bambino soltanto!