Il fronte nord
Israele, la minaccia a Hezbollah che può allargare la guerra: “Prossimo obiettivo è Nasrallah”
Le dichiarazioni del ministro Cohen e di Gantz: "La situazione a nord deve cambiare, tutte le opzioni sono sul tavolo". Pericolo fame ed epidemie nella Striscia di Gaza, gli aiuti umanitari scarseggiano
Esteri - di Redazione Web
Israele si è ripromessa di “sradicare” Hamas: dopo gli attacchi dell’organizzazione radicale terrorista dello scorso 7 ottobre sono oltre 21mila i palestinesi morti a Gaza – fonti locali, impossibili da verificare in maniera indipendente, ma la distruzione risulta evidente da svariate fonti – nella reazione dello Stato Ebraico. E il timore che il conflitto possa allargarsi, e diventare di fatto una questione regionale, sale dopo le dichiarazioni del ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen. A nord il prossimo obiettivo di Tel Aviv: Hezbollah, l’organizzazione politica e paramilitare islamista libanese, il suo capo Hassan Nasrallah. Secondo alcune fonti giornalistiche internazionali, prima dell’attacco di Hamas nel sud di Israele, proprio a Beirut si erano tenuti dei vertici Hamas-Hezbollah-Iran.
Cohen, parlando durante un tour al confine israeliano con gli ambasciatori stranieri, ha detto che Nasrallah, “deve capire che è il prossimo” e ha aggiunto che Hezbollah deve rispettare il cessate il fuoco delle Nazioni Unite del 2006 che chiede al gruppo di ritirarsi dalla zona di confine. “Opereremo per sfruttare al massimo l’opzione diplomatica” ma “se non funziona, tutte le opzioni sono sul tavolo”. Stessa linea annunciata dal membro del gabinetto di guerra israeliano e leader del partito centrista Unità Nazionale Benny Gantz. “La situazione al nord deve cambiare. Il tempo per un accordo politico sta finendo. Se il mondo e il governo libanese non fermeranno il fuoco dal Libano sulle comunità nel nord e non agiranno per rimuovere Hezbollah dal confine, lo faranno le forze armate israeliane”.
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Le parole di Cohen e di Gantz arrivano all’indomani di un attacco di Hezbollah che ha provocato 11 feriti nel nord di Israele. Dall’inizio del conflitto il “Partito di Dio” ha lanciato missili e razzi contro Israele e lo Stato Ebraico ha colpito con attacchi aerei e bombardamenti di artiglieria. Il fuoco è stato quotidiano da una parte all’altra, decine di migliaia di israeliani sono stati costretti a lasciare le loro case nelle comunità di confine e hanno sollevato il timore di una guerra regionale. Il capo dell’esercito israeliano, tenente generale Herzi Halevi, ha dichiarato che le forze armate sono in stato di massima prontezza e hanno approvato una serie di piani per il fronte settentrionale: “Dobbiamo essere pronti a colpire se necessario”.
Cos’è Hezbollah e chi è Nasrallah
Nasrallah in più occasioni negli ultimi mesi aveva dichiarato come “non vi è alcuna richiesta di spostare eserciti e agire militarmente contro Israele, ma piuttosto di agire come un ostacolo e fare pressione sugli Stati Uniti affinché agiscano contro governo e minacciare con passi diplomatici per fermare l’aggressione”. Il leader del “Partito di Dio” ha contribuito a fondare Hezbollah nel 1982 ed è arrivato al vertice nel 1992. L’organizzazione è diventata in pochi anni uno dei gruppi più forti e strutturati del Medio Oriente.
È considerata un’organizzazione terroristica dagli Stati Uniti, per l’Unione Europea lo è soltanto la sua “ala militare”. È sostenuto dall’Iran con armi e finanziamenti. Nel manifesto diffuso nel 1985 la forza politica dichiarava di voler espellere le potenze straniere dal Libano, di voler distruggere Israele e giurava fedeltà a Teheran. Nasrallah ha rafforzato il gruppo paramilitare e guidato Hezbollah nei momenti più difficili del conflitto con Israele: nel 1996 e nel 2006. Suo figlio è stato ucciso dalle forze israeliane nel 1996. Nasrallah è stato anche il leader che è riuscito a portare il partito in parlamento e al governo.
La situazione a Gaza
L’ufficio delle Nazioni Unite per gli aiuti umanitari ha reso noto che la portata e l’intensità delle operazioni di terra e dei combattimenti stanno impedendo la consegna degli aiuti alla popolazione civile nella Striscia di Gaza. La popolazione, secondo il direttore dell’Organizzazione mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, è in pericolo di “fame ed epidemie”. Ghebreyesus ha invitato la comunità internazionale ad adottare “misure urgenti per alleviare il grave pericolo che affligge la popolazione di Gaza e che mette a repentaglio la capacità degli operatori umanitari di aiutare le persone con ferite terribili, fame acuta e a grave rischio di malattie”. La capacità dell’Oms di fornire medicinali, forniture mediche e carburante agli ospedali è sempre più limitata. Per Israele la guerra durerà ancora molti mesi.