La società che (non) cambia...

Quei pochi passi tra San Vittore e la Scala

È cambiata la società circostante, a quel teatro adesso può accedere anche chi una volta non se lo sarebbe nemmeno sognato: ma non è cambiato il profilo della società anche ancora organizza e rifocilla quel ventre carcerario

Editoriali - di Iuri Maria Prado

9 Dicembre 2023 alle 18:00 - Ultimo agg. 10 Dicembre 2023 alle 11:25

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Prima della Scala
Prima della Scala

Sarebbe facile metterla in modalità demagogico-lacrimosa, indugiando sull’immagine della politica e dei notabili in ghingheri tra gli specchi, i legni e i velluti della Scala e contrapponendola a quella del quarantaseienne egiziano che tentava di impiccarsi nel carcere di San Vittore proprio mentre fluiva il concerto.

Un’altra cosa facile sarebbe misurare la distanza tra quella prigione milanese e il teatro più famoso del mondo: un paio di chilometri, una passeggiatina, e pochi minuti d’automobile nel deserto cittadino di Sant’Ambogio. Il tempo di qualche gorgheggio tra le morbidezze di quello scrigno sonoro; il tempo di qualche rantolo di uno che si impicca nel ventre sbarrato di quella casa di pena.

Sono ormai trecento anni che l’umanità illuminata – proprio a cominciare da quella fervente qui da noi e appena oltre le alpi, Servan, Voltaire, Verri, Beccaria, Manzoni, i maestri tanto citati nelle lezioni impartite agli studenti, ma così trascurati quando le loro pagine raccontano l’inumanità dei piombi e l’inutilità della vendetta carceraria – sono ormai quasi tre secoli che il nostro meglio delle lettere e dell’impegno civile ragiona sull’insensatezza della soluzione carceraria e sull’abbrutimento che induce, spacciato per giustizia, per sicurezza, per ristoro delle vittime.

Ma quasi tre secoli di quel ragionamento non sono serviti che a ingentilire appena, e non sempre, non ovunque, un sistema che ancora detiene e coarta la vita delle persone degradandole a bestie da mettere in riga per il rancio e per l’ora d’aria, quando c’è.

È cambiata la società circostante, ha preso in benessere e in democrazia, e a quel teatro può adesso accedere anche chi una volta, per rango e per censo, non se lo sarebbe nemmeno sognato: ma non è cambiato il profilo della società anche ancora organizza e rifocilla quel ventre carcerario, alimentandolo senza sosta e fino a farlo scoppiare di gente che impazzisce, si ammala, si ammazza.

Quest’ultimo ci ha provato, e se non c’è riuscito ha come premio di rimanere dove la vita non gli serviva a nulla. La normalità della vita nel carcere mentre le dame si ribellano al protocollo scaligero parandosi di rosso.

9 Dicembre 2023

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