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Mahsa Amini, vendetta iraniana contro i familiari: vietato lasciare il Paese per ritirare il Premio Sakharov

Esteri - di Carmine Di Niro - 9 Dicembre 2023

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Mahsa Amini, vendetta iraniana contro i familiari: vietato lasciare il Paese per ritirare il Premio Sakharov

La famiglia di Mahsa Amini, la 22enne morta il 16 settembre del 2022 mentre era in custodia della polizia morale iraniana che l’aveva arrestata per avere indossato male l’hijab, finisce nuovamente nel mirino delle autorità di Teheran.

Al padre, madre e fratello della giovane curda iraniana è stato impedito la scorsa notte di lasciare l’Iran per recarsi in Francia a ritirare il premio Sakharov, premio istituto dall’Unione Europea per i diritti umani che a ottobre del 2023 è stato assegnato postumo alla ragazza diventata simbolo delle proteste contro il regime teocratico di Teheran.

Secondo quanto riferisce Iran Wire, “madre, padre e fratello di Mahsa Amini si stavano recando in Francia per ricevere il premio Sakharov del Parlamento europeo, ma sono stati tolti loro i passaporti ed è stato detto loro che era vietato lasciare il Paese“. Iran International, citando informazioni proprie, riporta la stessa notizia, precisando che i passaporti sono stati confiscati ai familiari di Amini all’aeroporto Khomeini di Teheran, mentre stavano per lasciare il Paese.

Il premio Sakharov

La cerimonia di consegna del Sakharov è in programma per il 12 dicembre a Strasburgo, alla presenza della presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola.

Il riconoscimento, intitolato alla memoria e in onore del fisico e dissidente politico sovietico Andrei Sacharov, viene assegnato ogni anno dal Parlamento europeo. È stato istituito nel 1988 per onorare le persone e le organizzazioni che difendono i diritti umani e le libertà fondamentali.

La morte di Mahsa

Mahsa venne arrestata il 13 settembre 2022 dalla polizia religiosa nella capitale iraniana, dove si trovava con la sua famiglia in vacanza, a causa della mancata osservanza della legge sull’obbligo del velo. Mahsa venne arrestata mentre era in compagnia del fratello Kiaresh: durante il trasporto alla stazione della polizia fu detto loro che la giovane sarebbe stata condotta in un centro di detenzione per essere sottoposta a un “breve corso sul hijab” e rilasciata entro un’ora

Dopo tre giorni di coma all’ospedale Kasra di Teheran, in “circostanze sospette”, la ragazza morì suscitando l’indignazione dell’opinione pubblica e proteste di massa che non si vedevano nel Paese da anni, che provocarono oltre 500 morti e 20mila arresti.

9 Dicembre 2023

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