Si intensificano le tensioni

Così Israele vuole allagare i tunnel sotto Gaza: installate cinque pompe idriche

Secondo il Wall Street Journal sono state installate cinque grandi pompe idriche, ognuna delle quali capace di pompare migliaia di metri cubi di acqua di mare, a nord del campo profughi di al Shati

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

6 Dicembre 2023 alle 14:00

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Così Israele vuole allagare i tunnel sotto Gaza: installate cinque pompe idriche

Le Forze di difesa israeliane vorrebbero allagare la rete di tunnel di Hamas nella Striscia di Gaza con acqua di mare. Lo rivela il Wall Street Journal, secondo cui nei giorni scorsi cinque grandi pompe idriche sono state installate a nord del campo profughi di al Shati, ognuna delle quali capace di pompare migliaia di metri cubi di acqua di mare. Israele ha informato gli Stati Uniti che stanno lavorando a questa opzione e che stanno studiando la fattibilità del piano e i fattori ambientali.

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Netanyahu a famiglie ostaggi: ora impossibile riportarli tutti

«Non c’è la possibilità di riportare ora tutti a casa, può qualcuno immaginare che se ci fosse la possibilità, qualcuno la rifiuterebbe?». È quanto ha detto Benjamin Netanyahu provocando tensione e rabbia durante l’incontro che familiari di ostaggi, ed ex ostaggi, hanno avuto ieri con il premier israeliano e il suo gabinetto di guerra. Lo riporta il Times of Israel.

Il premier ha letto un discorso senza rispondere alle domande dei familiari e degli ostaggi liberati che hanno riferito a Netanyahu delle sofferenze e orrori che hanno subito durante la loro prigionia, riporta Channel 12. Presente all’incontro la figlia di Chaim Peri, ostaggio di 79 anni, che al premier ha detto che le persone ancora detenute a Gaza stanno esaurendo il tempo a disposizione e che il ritorno degli ostaggi dovrebbe essere la priorità del governo.

Secondo l’ultimo aggiornamento fornito dall’ufficio del premier, gli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas e di altri gruppi palestinesi sarebbero 138, tra cui 20 donne e due bambini.

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Il fratello di un ostaggio: una vergogna l’incontro con Netanyahu

La riunione con il Gabinetto di guerra e il premier Benjamin Netanyahu è stata “una vergogna” e “non è stata organizzata”. Lo ha detto, citato da Haaretz, Danny Miran, fratello di Omri, uno degli ostaggi a Gaza, che ha preso parte all’incontro tra le famiglie dei rapiti e il governo, definito dai media “molto teso”.

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Medico israeliano: «Alcuni bambini rapiti sono stati abusati sessualmente a Gaza»

«Sappiamo che alcuni bambini rapiti da Hamas sono stati abusati sessualmente. Non sono tra i piccoli che abbiamo in cura noi qui, si trovano in una delle altre strutture mediche che hanno preso in carico gli ostaggi minorenni dopo il rilascio». Lo dice all’Ansa Omer Niv, vice direttore dello Schneider children’s medical center, il primo e più grande ospedale pediatrico di Israele e del Medio Oriente.

Nell’istituto sono in cura 19 piccoli ostaggi tornati alla libertà dopo 50 giorni di prigionia a Gaza. «Sono come fantasmi. Soffrono di depressione profonda grave, sono tristi, camminano lentamente, non vogliono uscire dalla stanza, scoppiano a piangere se vedono un estraneo, hanno paura, masticano il cibo lentamente, temono ogni rumore», racconta il dottor Niv.

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Esercito Israele: stiamo nel cuore di Khan Younis

Il Capo di stato maggiore dell’Idf, tenente generale Herzi Halevi, ha affermato prima che l’esercito sta circondando Khan Younis, nel sud di Gaza e poi di essere entrato in quella che è la seconda città della Striscia. Lo riporta il Times of Israel. Halevi ha anche affermato che i militari sapevano in anticipo che Hezbollah avrebbe ripreso i suoi attacchi contro il nord di Israele dopo la tregua.

«Dopo 60 giorni dall’inizio della guerra, le nostre forze stanno circondando l’area di Khan Younis, nel sud di Gaza. Allo stesso tempo, stiamo lavorando nella parte settentrionale della Striscia. Chi pensava che l’Idf non avrebbe saputo come riprendere i combattimenti dopo la tregua si sbagliava», ha dichiarato.

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Bombe su case a Deir al-Balah, 45 morti

Almeno 45 persone sarebbero state uccise in un attacco aereo israeliano su Deir al-Balah, nel centro di Gaza, hanno detto fonti sanitarie citate dalla Reuters e rilanciate da Haaretz.Abbiamo accolto 45 martiri a causa dei bombardamenti israeliani sulle case di tre famiglie a Deir al-Balah nelle ultime ore”, ha detto Eyad Al-Jabri, direttore dell’ospedale Shuhada Al-Aqsa a Deir al-Balah.

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Onu: «A Gaza l’inferno»

«Le condizioni necessarie per portare aiuti alla popolazione di Gaza non esistono. Se possibile, sta per aprirsi uno scenario ancora più infernale, in cui le operazioni umanitarie potrebbero non essere in grado di rispondere»: lo afferma la Coordinatrice umanitaria dell’Onu, Lynn Hastings, in una dichiarazione pubblicata sul sito dell’organizzazione.

«Ciò che vediamo oggi sono rifugi senza capacità, un sistema sanitario in ginocchio, mancanza di acqua potabile, assenza di servizi igienico-sanitari adeguati e cattiva alimentazione per persone già mentalmente e fisicamente esauste: una formula da manuale per le epidemie e un disastro per la salute pubblica», prosegue Hastings, sottolineando che «le quantità di aiuti umanitari e di carburante consentite sono del tutto insufficienti». “Dalla ripresa delle ostilità a Gaza l’1 dicembre, sarebbero stati uccisi 700 palestinesi oltre ai 15.500 già uccisi”, rimarca ancora Hastings.

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«A Gaza non è possibile creare zone sicure»

Per l’Onu la creazione di cosiddette zone sicure a Gaza per la popolazione civile «non è possibile». «Non sono scientifiche, non sono razionali, non sono possibili e penso che le autorità ne siano consapevoli», ha affermato James Elder, portavoce dell’Unicef, insistendo che le zone sicure dichiarate da Israele «non possono essere sicure né umanitarie se dichiarate unilateralmente».

La pretesa che esista un posto sicuro nella Striscia in cui le persone possano fuggire è «brutale»: lì si dovrebbero garantire «cibo, acqua, medicine e riparo», mentre nell’enclave palestinese «questi sono del tutto assenti… Si tratta di minuscoli appezzamenti di terra arida, o sono angoli di strada, sono marciapiedi» ha sottolineato. «Non c’è acqua, né strutture, né riparo dal freddo e dalla pioggia e non ci sono servizi igienici».

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Rsf: “A Gaza ucciso numero senza precedenti di giornalisti”

Dall’inizio dell’ultimo conflitto a Gaza è stato ucciso un numero senza precedenti di giornalisti. Lo ha dichiarato Reporter senza frontiere (Rsf), secondo cui, l’ultimo mese è stato il più letale da quasi tre decenni. Reporter israeliani e libanesi sono stati uccisi – afferma Rsf – La maggior parte di essi si trovavano all’interno della Striscia di Gaza.

 

 

6 Dicembre 2023

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