Le manifestazioni nel mondo
Tutte insieme fanno paura: l’Italia ferita dal femminicidio di Giulia Cecchettin fa molto rumore in piazza
Cortei affollatissimi a New York, a Parigi, a Istanbul, a Milano e a Messina. A Roma una folla enorme, dopo tanti anni, riempie il Circo Massimo. “Il nostro grido altissimo e feroce, per tutte quelle che non hanno più voce”
Cronaca - di Graziella Balestrieri
Tutto il mondo si è fatto sentire ieri. Tutte le donne (e non solo, per fortuna) sono scese in piazza da New York a Roma, da Parigi a Istanbul.
Istanbul città simbolo di quella Convenzione che riconosce la violenza contro le donne come una violazione dei diritti umani e impegna gli Stati a adottare misure efficaci per prevenire la violenza e perseguire i responsabili, ma dove la polizia ha vietato l’accesso alla piazza principale e le ha relegate e strette in un piccolo spazio.
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Ma le donne turche hanno fatto sentire ancora di più la loro voce e come ha dichiarato una manifestante “le donne quando prendono voce fanno paura e per questo ci bloccano”. E poi Parigi con la sua marcia di donne e un gran numero di uomini, insieme, dove vengono ricordate le donne vittime di violenza e stupro di guerra: ci sono donne ucraine, israeliane, palestinesi, africane, curde, tutte unite e per dire basta.
E poi l’Italia, l’Italia ferita dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, 22 anni, ferocemente assassinata dal suo ex fidanzato. E allora come ha chiesto sua sorella Elena, con forza e dignità “Fate rumore, non fate silenzio. Rumore”. E quindi chiavi, pentole, padelle, cucchiai e coperchi ma non per cucinare e per essere relegate in cucina ma bensì per farsi sentire.
Fare rumore: ieri 25 novembre 2023, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, tutto il paese si è unito a partire dalle parole del Presidente Mattarella che ha dichiarato che “dietro queste violenze c’è il fallimento di una società che non riesce a promuovere reali rapporti paritari tra donne e uomini e che non bastano indignazioni a intermittenza”.
Manifestazioni partite da tutta Italia: Milano, che ha visto Piazza Cairoli e Piazza Castello strapiene, quasi trentamila fra donne, uomini e bambini e dove lo slogan “Il patriarcato uccide” è stato ribadito senza se e senza ma e senza cercare più nessuna scusa.
E poi Roma e Messina, cortei organizzati dal movimento Non una di meno.
Alle 16.00 il Circo Massimo di Roma è un’onda colorata, travolgente e rumorosa di donne in rivolta, famiglie e no, bambini, che si muovono insieme verso Piazza San Giovanni. Molte le personalità del mondo dello spettacolo presenti da Luisa Ranieri a Luca Zingaretti, Ferzan Ozpetek, Malika Ayane, Fiorella Mannoia e Paola Cortellesi, quest’ultima regista del film C’è ancora domani pellicola uscita da poco nelle sale e divenuta simbolo della lotta al patriarcato.
E poi la leader del Pd Elly Schlein, presente al corteo, che parla di “una straordinaria manifestazione, sia a Roma che da altre parti Italia. Questo è un segnale molto importante, il paese chiede di fare un passo in avanti contro la violenza di genere. Bisogna insistere sulla prevenzione, per sradicare la cultura del patriarcato. Va contrastata a partire dalle scuole con l’educazione all’affettività. Bisogna mettere le risorse che mancano sulla prevenzione, formazione ed emancipazione economica delle donne. Vogliamo fermare questa mattanza”.
Diversi cartelloni che protestano contro le diverse facce di un patriarcato che ha origini molto profonde e lontane, e che riguarda non solo la politica, il sociale ma anche le religioni: “Vaticano Spina dorsale del Patriarcato “, questo è uno dei cartelloni che sarà difficile da dimenticare, nonostante le parole di sdegno del Papa e del cardinale Zuppi contro la violenza sulle donne, arrivate ieri in mattinata.
E poi sono finiti nel mirino anche Israele (folta è la presenza di bandiere palestinesi, seguita dallo slogan “siamo tutte palestinesi“) e il governo Meloni, accusato di fare poco contro la cultura del patriarcato. Come ha affermato un’attivista, “questa è una piazza politica. La questione della violenza è politica”.
Mentre Maya, studentessa palestinese, in piazza a Roma, ci tiene a precisare che “noi siamo contro ogni violenza e non giustifichiamo nessuno “. Decine e decine di migliaia a Roma, e miglia e migliaia in tutta Italia, dove si è ribadito che non solo è il momento per le donne di fare rumore ma è il momento per gli uomini di cambiare, di stare accanto alle donne, non di proteggerle ma di rispettarle.
È il momento di denunciare, come chiede il padre di Giulia alle donne e alle ragazze vittime di persecuzione e violenza “Parlate, Denunciate, Fidatevi “. E intanto ieri grazie ad una denuncia è stato arrestato ad Aosta un ragazzo di 18 anni che minacciava la ex fidanzata minorenne, dopo che lei lo aveva lasciato più di un anno fa, la perseguitava e per ultimo le aveva inviato questo messaggio brutale “Ti faccio fare la fine di quella là” riferendosi all’omicidio di Giulia Cecchettin. Questo fa capire che non basta solo fare rumore ma che bisogna bruciare tutto. Il tempo di “stare zitte “è finito.