La polemica sulla commissione
C’è ancora domani, niente finanziamenti dal ministero per il film da record: “Opera non straordinaria”
Al ministero c'era Dario Franceschini. La commissione chiamata a erogare contributi selettivi non premiò il film campione d'incassi. La replica dal dicastero: "Briciole, ha avuto il tax credit". La polemica sui social: "Scarsa lungimiranza"
Cultura - di Redazione Web
C’è ancora domani ha superato i 20 milioni di euro di incasso al cinema. Secondo i tecnici del ministero della Cultura il film di Paola Cortellesi non era meritevole di contributi selettivi in quanto “progetto di opera non giudicata di straordinaria qualità artistica in relazione a temi culturali, a fatti storici, eventi, luoghi o personaggi che caratterizzano l’identità nazionale”. E c’è chi accusa le capacità di questi tecnici. La notizia è stata riportata dal quotidiano La Repubblica.
Le commissioni ministeriali sono composte da cinque uomini e cinque donne, assegnano finanziamenti alla generica categoria “film di particolari qualità artistiche e film difficili con risorse finanziarie modeste”. Le liste delle produzioni sostenute sono pubblicate sul sito del ministero della Cultura. C’è ancora domani faceva parte di una sottocategoria speciale tra i 51 film da sostenere con il contributo selettivo, dal costo superiore a cinque milioni di euro. I finanziamenti sono andati a Rapito di Marco Bellocchio, 630mila euro, Comandante di Salvatore Todaro, 630mila euro, e Confidenza di Daniele Luchetti, 350mila euro.
Il Presidente dell’Umbria Film Commission Alberto Pasquale aveva innescato la polemica con un post. “La lungimiranza delle commissioni ministeriali. Oggi tutti bravi a cantare le lodi del film di Paola Cortellesi, ma per il Bando Contributi selettivi 2022 – II Sessione, Categoria ‘Produzione di opere cinematografiche di lungometraggio di particolare qualità artistica e film difficili con risorse finanziarie modeste’, il progetto si è classificato al 51mo posto, l’ultimo”. Dal ministero hanno fatto sapere allo stesso quotidiano che la casa di produzione, Wildside, non aveva replicato alla decisione e che il film ha avuto un ritorno economico di 3.050.000 di euro grazie al tax credit. “Le nostre sono briciole”. La commissione assegna una trentina di milioni di euro mentre il tax credit arriva a 380 milioni.
Gli incassi di “C’è ancora domani”
C’è ancora domani è al terzo posto degli incassi del 2023, dopo Barbie e Oppenheimer. È il film italiano più visto dell’anno e ha conquistato il Biglietto d’Oro, il premio assegnato dall’Anec (Associazione Nazionale Esercenti Cinema), è 49esimo nella classifica assoluta dei maggiori incassi della storia italiana. Soltanto 21 film italiani hanno fatto meglio di quello di Cortellesi e soltanto sette registi: Checco Zalone con Gennaro Nunziante, Roberto Benigni, Luca Miniero, Aldo Giovanni e Giacomo con Massimo Venier, Neri Parenti, Leonardo Pieraccioni e Paolo Genovese.
All’epoca della pratica il ministro competente era Dario Franceschini. “La bocciatura di questo film di grande successo, diventato il simbolo della lotta delle donne contro la violenza di genere, non è imputabile a un organismo nominato dal ministro Sangiuliano né è avvenuto in data in cui lui era ministro. Spiace, infine, che questa polemica sia inserita nel discorso più generale legato a questo importante tema”, si legge in una nota del ministero.
“Il film di Paola Cortellesi è molto bello, consiglio di vederlo. Se fosse dipeso da me, sarebbe stato in cima alla lista delle opere finanziate. Questo conferma il lavoro con cui stiamo riformando l’intero sistema. Per fortuna che, a breve, nel pieno rispetto della normativa, ci sarà una nuova commissione”, ha dichiarato l’attuale ministro Gennaro Sangiuliano, strumentalizzando l’accaduto sulla base di qualcosa di non dimostrabile visto che non era in carica. “Ho trovato splendido il film di Cortellesi – ha replicato Franceschini – ma il compito di un ministro è solo tutelare l’autonomia della commissione tecnica e rispettarne le decisioni, incluse quelle, come in questo caso, non condivise. Un ministro che interferisce nelle decisioni di una commissione che eroga finanziamenti con valutazioni personali o politiche commette un reato. Forse è bene ricordarlo”.