Le leggi carcerocentriche

Anche questo governo ha paura di cambiare la giustizia

Io l’avevo detto che non c’era da fidarsi di questo governo. E infatti: il reato di rave, il reato di stesa, l’omicidio nautico. Aggravanti e aumenti di pena. La galera per le donne incinte. Ma anche l’avvocatura ha le idee un po’ confuse

Editoriali - di Valerio Spigarelli

18 Novembre 2023 alle 11:30 - Ultimo agg. 22 Novembre 2023 alle 10:24

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Il ministro della giustizia Carlo Nordio
Il ministro della giustizia Carlo Nordio

A casa mia l’unica che è soddisfatta delle imprese del ministro guardasigilli è Anouk, che è un golden retriever. Era l’unica, infatti, che scodinzolava felice quando in tv la trimurti, costituita, in questo caso, dal suddetto ministro di Giustizia, dal presidente del Senato e dalla sottosegretaria Brambilla, una decina di giorni fa ha annunciato l’ennesima legge carcerocentrica.

Quella che stabilirebbe pene fino a cinque anni, con un minimo sostanzioso e pene pecuniarie stratosferiche per chi abbandona gli animali; che pure è un comportamento vomitevole, sia chiaro. Siccome i golden sono notoriamente tra le razze canine più intelligenti un po’ mi sono dispiaciuto di questa reazione istintiva.

“Cavolo Anouk” l’ho rimbrottata “ma allora non capisci quando parlo. Non capisci che questa ennesima impresa legislativa del ministro più liberale del mondo è la solita maniera di buttarla, è proprio il caso di dirlo, in cagnara? Si chiama ricerca del consenso attraverso l’abuso della legislazione penale.

Di voi cani, ma pure degli altri animali, a questi non gliene importa nulla, sono senza principi, men che meno di quelli di cui si riempiono la bocca. Se avessero a cuore la vostra sorte spenderebbero due lire per i canili, che fanno schifo, invece di inzuppare il pane del consenso nel sugo del disdegno.

E sono in buona compagnia visto che anche questa impresa li vede in accordo bipartisan con il resto del mondo parlamentare in nome del politically correct, che nel campo della giustizia fa più danni della grandine. Vedi il caso della legge col bollino rosso della Bongiorno, che comincia a perdere pezzi quando la Consulta si mette a fare il lavoro suo.

Te l’avevo detto, Anouk, anche quando avevano fatto il reato di rave party, o quello di omicidio nautico, o quello di deposito di mondezza fuori dei cassonetti. Per non parlare di quello di “stesa” che hanno preso pari pari da qualche serie televisiva: tutte cose che, se non ci fosse da piangere, farebbero ridere.

L’avevo detto e scritto quando avevano attaccato il cappello nell’anticamera delle Procure pronti a rimangiarsi quel che avevano in precedenza proclamato sul reato di concorso esterno, o quando s’erano subito inchinati al volere dell’antimafia che strepitava contro una sentenza o due della Cassazione sulla circolazione delle intercettazioni.

Non ti ricordi quante parolacce ho detto davanti al TG quando ho sentito che distribuivano aggravanti e aumenti di pena nel sistema penale come fossero le croci da Cavaliere della Repubblica, che non si negano a nessuno, e non si ritirano mai, anche a quelli che poi finiscono in gabbia?

Anche un aumento di pena non si nega a nessun fenomeno, dalle baby gang all’evasione dell’obbligo scolastico, dalla droga all’immigrazione, dalle truffe agli anziani ai blocchi stradali. Per non parlare delle pistole private per gli agenti, degli aumenti di pene per le proteste in carcere, la galera per le donne incinte.

L’avevo detto che un governo che annovera un sottosegretario alla giustizia che va Santa Maria Capua Vetere a dare solidarietà, invece che ai detenuti pestati, a quelli che sono accusati di averlo fatto, tutto può essere meno che garantista. A un governo, non a caso in compagnia del partito di opposizione più manettaro del mondo, che nomina un Garante dei detenuti che ha la stessa dimestichezza con le galere che io posso vantare sui 33333 dei del pantheon indù, che vuoi che gliene freghi della condizione carceraria?

Certo che l’avevo detto, come pure, parlando tra me e me, ma non solo, avevo rimuginato che c’era poco da fidarsi quando questi chiacchieravano di separazione delle carriere. Che poi, Anouk, diciamocelo chiaro: a sentirli parlare solo gli allocchi, o quelli che hanno da rifarsi la livrea nel nuovo regime, continuavano a credergli. Perché in fondo, anche se per sbaglio, ogni tanto lo facevano capire che questa sulla riforma epocale era tutta una ammuina.

Ti ricordi il viceministro Sisto al congresso dei penalisti? Interpellato non solo su “quando”, ma anche su “come” l’avrebbero fatta la benedetta separazione delle carriere, se ne è uscito con una supercazzola che al confronto il conte Mascetti di “Amici Miei” era un dilettante.

Non solo ha messo su quell’aria da venditori di macchine usate che i rappresentanti del governo – fin da subito per la verità – hanno assunto a proposito dei tempi, spiegando che il tutto sarebbe avvenuto “certamente, ma non subito, giusto il tempo di sistemare un paio di cosucce, tipo l’assetto del Parlamento, o quello del codice di procedura penale, l’abuso di ufficio, le intercettazioni” e magari anche il festival di Sanremo, se avanza tempo.

Poi, certo, “sicuro, sicurissimo, la faremo la riforma del Titolo IV della Costituzione, e che ci vuole, stiamo già scrivendo!”. Salvo non specificare non dico una data ma neppure un anno e non scrivere una sillaba. Ma poi, quando gli è’ stato chiesto “come” intendevano farla, se con riforma costituzionale o no, il buon Sisto ha bofonchiato qualcosa che solo uno sciocco non avrebbe capito, e cioè che non c’era nessuna assicurazione sulla riforma costituzionale.

Il che, in altre parole, disegnava lo scenario che già s’era profilato ai tempi di Berlusconi, ovverosia quello della trattativa sindacale –sottobanco – con il sindacato dei magistrati che finì per partorire la legge truffa firmata da Castelli. Oggi come allora, la separazione usata come arma di distrazione di massa ma pronta ad andare a ramengo per lasciare il campo al solito copione della Politica sull’attenti davanti alle Procure.

Quello col governo che fa “Buh! Ora vi metto al posto vostro, magistrati, e tanto per cominciare separo le carriere!”. E quelli che rispondono facendo finta di incazzarsi, scrivendo articolesse sui giornali amici, oppure sottoscrivendo appelli in cui non riescono neppure a separare i pensionati da quelli che ancora lavorano in Procura, tanto sono sicuri che sul tema i governi se la fanno sotto da cinquant’anni.

Per la verità ti ricorderai che, dopo aver visto la scena, tornai dal congresso dei penalisti un po’ deluso dal fatto che non gli avessero amabilmente rammentato che, come diceva Totò, “Cà nisciuno è fesso”. Perché, se uno si legge la sarabanda di dichiarazioni, assicurazioni, retromarce, mezzi rinvii sulla questione che sono usciti dalla bocca di Nordio, anche solo negli ultimi due mesi, e continua a credergli un po’ fesso deve essere.

Che poi, ammettilo Anouk, neanche tu o i tuoi compagni di scorribande al parco ci sareste cascati e avreste comprato una ciotola usata da una compagnia di giro che, appena messa al governo, si era impegnata a cancellare quella parte della legge Cartabia che impone di fare lo slalom speciale tra i cavilli per poter fare appello, salvo poi dimenticarselo in un amen.

Eppure, se realmente fossero stati dalla parte, non tanto dell’Avvocatura ma del diritto penale liberale – come pure ripetevano ad ogni convegno forense replicando quel personaggio di Corrado Guzzanti che ovunque andasse magnificava “questa splendida città di cui sono figlio…” – quelle norme, che poggiano sul disprezzo più assoluto per la funzione degli avvocati, le avrebbero dovute cancellare al volo perché, oltre a fare a cazzotti con la logica, sono un insulto per i difensori.

Vedi quella che impone di far eleggere domicilio a uno che sta in carcere per fargli presentare una impugnazione, come se non si sapesse dove notificargli gli atti. Oppure quella che prescrive una procura speciale nel caso in cui l’imputato sia assente e a rappresentarlo ci sia solo il difensore.

Una cosa talmente insensata che in Cassazione sono riusciti a giustificarla solo pigliando a ceffoni tutta l’avvocatura italiana; cioè, spiegando che in questa maniera saremo sicuri che gli avvocati, quando fanno appello o ricorso per Cassazione, lo fanno nell’interesse dei loro clienti e non per tirare su un po’ di grana.

Già, Anouk, però anche l’avvocatura deve avere le idee un po’ confuse, altrimenti avrebbe dovuto protestare da tempo di fronte a queste cose, e sul serio, non con pensosi articoli su quei pochi giornali che la ospitano ma piazzando un bello sciopero di quelli di una volta, a rischio di farsi male perché, quando è troppo è troppo.

In effetti di questi tempi noi umani sulla giustizia stiamo vedendo cose che fino a qualche anno fa ci sarebbero sembrate più acconce nel tuo mondo. Tipo quello che è accaduto a Bruxelles, dove i questurini belgi hanno fatto avanti e indietro nel Parlamento europeo manco fosse casa loro.

Ovvero quando i francesi, che hanno una idea del giusto processo particolare, hanno intercettato mezzo mondo attraverso i loro servizi segreti, salvo poi distribuire il prodotto alle procure amiche. E quando, dopo un bel po’ per la verità, finalmente in Cassazione hanno cominciato ad interrogarsi se quella maniera di fare fosse del tutto regolare, si sono trovati subito avanti al fuoco dei giornali antimafia doc che li hanno accusati di collusione col nemico.

Perché la Cassazione, per la “grande” stampa italiana, quando fa qualcosa che non sta bene ai pm è sempre il porto delle nebbie. Per fortuna che ci ha pensato subito la Meloni a specificare che loro stanno dalla parte delle Procure sempre e comunque, tanto che per dimostrarlo è andata alla sede della DNA in processione con mezzo governo. Chissà se a Melillo avrà ricordato la cerimonia del miracolo di San Gennaro.”

“Che fai parli col cane?” ha chiesto mia moglie. “Sì almeno lei ascolta, tanto parlare al baraccone del mondo politico giudiziario italiano è una perdita di tempo.”

P.s.: comunque il mio cane ha le idee chiare sulla giustizia. Quando ha sentito Lilli Gruber chiedere soavemente a Gratteri se il documento degli avvocati napoletani sulla sua nomina fosse nientepopodimeno che una “intimidazione”, per sentirsi rispondere che ad un uno che ha avuto a che fare con le Farc, la Camera Penale gli fa un baffo, ha cominciato ad abbaiare talmente tanto che ho dovuto cambiare canale.

18 Novembre 2023

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