La beffa del governo

Il governo alle vittime di Cutro: “Vaffanculo”

Non essendo in regola il caicco abbandonato alla mareggiata dalle autorità italiane, le assicurazioni e lo Stato non hanno nessun dovere nei confronti dei morti, dei feriti e dei superstiti. Difficile commentare. Ogni limite di odiosità è superato.

Politica - di Redazione Web

16 Novembre 2023 alle 16:30

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Le vittime della strage di Cutro
Le vittime della strage di Cutro

Questa, tra le tante idiozie che può fare un governo, sicuramente è la peggiore e la più odiosa: ha deciso di non risarcire le vittime del naufragio di Cutro avvenuto il 26 febbraio sulle coste calabresi, causato dal mancato intervento dei mezzi di soccorso italiani.

Non si sa quanti morti precisamente causò quel naufragio, perché moltissimi corpi non sono mai stati recuperati. Si calcola che furono più di cento. Il governo ha fatto sapere che non intende risarcire né i parenti dei morti né i superstiti, con una argomentazione sorprendente: il caicco che trasportava i profughi non era un mezzo adibito al trasporto e dunque non aveva le carte in regola per accedere al fondo statale per il risarcimento delle vittime di incidenti nei quali i responsabili diretti non sono assicurati.

E quindi il governo, dopo avere fatto molta retorica nello scorso mese di febbraio, aver tenuto addirittura a Cutro una riunione del consiglio dei ministri, aver ricevuto superstiti e parenti a palazzo Chigi, dove ci fu un incontro a porte chiuse ma molto propagandato con Giorgia Meloni, beh alla fine si è rivolto proprio a quei parenti e superstiti con una espressione molto chiara: “vaffanculo”. Cioè, non vedrete un solo euro. Incredibile.

Vediamo bene come sono andate le cose. È in corso il processo ai presunti scafisti che sarebbero i responsabili diretti della sciagura. Né in questo processo né in altri è coinvolto il governo per eventuali responsabilità di mancato soccorso. Le parti civili si aspettano, nel caso di condanna degli scafisti (che non sono in grado di risarcire) che intervenga lo Stato, come è stato stabilito tempo fa da una decisione del tribunale di Crotone.  Lo Stato dovrebbe intervenire attraverso il ministero dell’economia e poi attraverso la Consap, che è la concessionaria dei servizi assicurativi pubblici.

Ieri invece si è presentata in aula l’avvocata Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia della Camera ma anche avvocata della Consap (o forse del ministero) la quale ha così dichiarato: “ L’Italia non ritiene di dover risarcire nulla, visto che quel caicco non può ritenersi una imbarcazione adibita al trasporto di persone, e dunque assoggettabile al codice delle assicurazioni”.

Non essendo in regola il caicco abbandonato alla mareggiata dalle autorità italiane, le assicurazioni e lo Stato non hanno nessun dovere nei confronti dei morti, dei feriti e dei superstiti. Difficile commentare. Ogni limite di odiosità è superato. E poi, naturalmente, uno si chiede: ma a che titolo era lì l’avvocata Bongiorno? Come avvocata, come leghista, come ministra della Giustizia?

Proprio ieri la Bongiorno si era difesa dall’attacco di Beppe Grillo (che aveva messo in discussione la opportunità che la presidente della Commissione Giustizia svolgesse il ruolo di parte civile nel processo contro suo figlio) sostenendo che esercitando la professione lei fa esperienza e questa esperienza le è utile a svolgere bene le sue funzioni di presidente della Commissione. Qui non è questione di conflitto di interesse, è proprio un pasticcio e un groviglio inaudito che dello Stato di diritto non è neppure lontano parente.

Per fortuna non tutto il mondo è paese. In Gran Bretagna hanno un grande rispetto per lo Stato di diritto. Sapete che il primo ministro Rishi Sunak aveva deciso di deportare in Rwanda gli immigrati illegali. Però un giudice gli aveva detto che il suo decreto era più illegale degli immigrati, e lui allora si è rivolto alla Corte Suprema la quale ieri si è fatta una gran risata e all’unanimità gli ha bocciato il decreto creandogli un bel problema politico e di prestigio.

16 Novembre 2023

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