La bambina inglese

Indi Gregory: rinviato lo stop ai trattamenti, l’ultima speranza per i genitori di trasferire la neonata in Italia

La Corte si pronuncerà oggi dopo il ricorso urgente ai sensi della Convenzione dell’Aja. Il padre: “Non merita di morire, è una combattente, vuole vivere e non merita di morire". Le accuse di negligenze all'ospedale inglese

News - di Redazione Web

10 Novembre 2023 alle 11:33 - Ultimo agg. 10 Novembre 2023 alle 12:00

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FOTO DA FACEBOOK (DEAN GREGORY)
FOTO DA FACEBOOK (DEAN GREGORY)

I genitori e i familiari di Indi Gregory si aggrappano all’ultima speranza: lo stop ai trattamenti vitali per la bambina di otto mesi affetta da una gravissima patologia mitocondriale è stata rinviata da ieri alle 14:00 a oggi. Il Consiglio dei ministri del governo italiano aveva conferito lunedì scorso la cittadinanza onoraria alla neonata per permettere il suo trasferimento all’Ospedale Bambino Gesù di Roma. Il padre della bambina, Dean Gregory, a spiegato che la Corte si pronuncerà oggi dopo la presentazione di un ricorso urgente all’Alta Corte del Regno Unito ai sensi della Convenzione dell’Aja del 1996. “Non merita di morire, è ancora una bambina che respira e le batte il cuore”.

Indi Gregory è ricoverata al Queen’s Medical Centre di Nottingham. I giudici avevano ordinato la sospensione dei trattamenti vitali secondo l’orientamento del “massimo interesse del minore” assecondando la posizione dei medici secondo cui l’ulteriore esposizione alle terapie causerebbe sofferenze alla bambina. Gli avvocati inglesi della famiglia, coadiuvati dall’Italia dall’ex senatore della Lega e avvocato Simone Pillon, hanno ottenuto il rinvio di due ore per l’inizio dell’accompagnamento del fine vita, previsto alle 16:00 di oggi. Pillon ha fatto sapere tramite il social X che sono state “attivate dall’Italia le procedure ex articolo 9 e 32 della Convenzione dell’Aja. I genitori di Indi ancora ringraziano di cuore l’Italia per quello che sta facendo. La speranza divampa”.

I ricordi della famiglia e lo stop dei giudici

La malattia mitocondriale diagnosticata alla bambina le impedirebbe lo sviluppo dei muscoli e potrebbe causare malattie anche debilitanti, la perdita della vista e della mobilità e la morte. I giudici avevano disposto che lo stop ai trattamenti vitali dovesse inoltre avvenire nell’ospedale e non in un ospizio o a casa a Ilkeston, nel Derbyshire. La famiglia contesta la prognosi dei medici inglesi e nutre sfiducia nell’ospedale di Nottingham, già in passato al centro di uno scandalo scoppiato per negligenze proprio all’interno del reparto maternità. La neonata Wynter Sophia Andrews nel settembre 2019 era morta pochi minuti dopo il parto avvenuto con un taglio cesareo d’urgenza. I genitori sono stati risarciti con 800mila sterline e la Nottinghamshire Police ha aperto un’indagine lo scorso settembre alla luce delle segnalazioni di centinaia di famiglie.

Su richiesta dei familiari della bambina è partita ieri l’iniziativa del console italiano a Manchester, Matteo Corradini, di trasferire la giurisdizione del caso dal giudice dell’Alta Corte di Londra Robert Peel alle autorità italiane. Il giudice competente italiano si è messo in contatto con quello inglese e gli atti sono stati trasmessi alla Corte d’Appello e la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha scritto al ministero della Giustizia britannico come previsto dalla Convenzione dell’Aia.

“Pensiamo che sia nel miglior interesse di Indi venire in Italia per ricevere le cure che potrebbero aiutarla a respirare, aprendo una valvola attraverso l’impianto di uno stent, per poi poterci concentrare sulla sua malattia mitocondriale che può essere trattata con queste terapie. Sappiamo che Indi è una combattente, lei vuole vivere, e non merita di morire”, l’appello del padre ai media italiani riportato da Ansa. “Ha un Paese che si offre di pagare per tutto: dobbiamo solo portarla lì, così non costerà nulla all’ospedale o al governo”.

Le reazioni in Italia

Il caso della bambina, non il primo nel suo genere, ha scatenato reazioni anche in Italia. Alfie Evans, un altro bambino inglese, affetto da una malattia rara e incurabile cui il governo Gentiloni concesse la cittadinanza nel 2018, morì pochi giorni dopo l’interruzione dei trattamenti e dopo che il ricorso della famiglia era stato respinto. La cittadinanza a Gregory è stata concessa dal cdm “ai sensi dell’art. 9, comma 2, della legge 5 febbraio 1992, n. 91” secondo cui “la cittadinanza può essere concessa allo straniero quando questi abbia reso eminenti servizi all’Italia, ovvero quando ricorra un eccezionale interesse dello Stato”.

Per la Cei si sono oggi “troppe vite negate” e “la vita dei malati e disabili gravi viene giudicata indegna di essere vissuta, lesinando i supporti medici e arrivando a presentare come gesto umanitario il suicidio assistito o la morte procurata”. Stessa posizione da parte del Codacons che in una nota sottolinea come la vicenda apra “un aspetto meramente tecnico-legale che riguarda la possibilità di un giudice straniero di pronunciarsi sulla vita di un cittadino italiano” alla luce del conferimento della cittadinanza e uno stop dall’Alta Corte Britannica potrebbe “configurare un’interferenza illecita della giustizia straniera sulla vita di una cittadina italiana, aprendo un caso che non è solo diplomatico ma anche giudiziario. Per tale motivo abbiamo deciso di presentare un formale esposto alla Procura della Repubblica di Roma affinché apra una indagine sul caso”.

“Dicono che non ci siano molte speranze per la piccola Indi, ma fino alla fine farò quello che posso per difendere la sua vita. E per difendere il diritto dei genitori a fare tutto quello che possono per lei”, aveva scritto sui social network la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. “La vita e la morte non sono opzioni equivalenti, e men che meno possono esserlo per lo Stato. I genitori della piccola Indi chiedono soltanto di continuare a curare la loro bambina. Il governo italiano è accanto a loro, e rendere Indi nostra concittadina è il modo più efficace per dimostrarlo. Come italiana e come ministra della Famiglia di questo governo ne sono fiera”, aveva scritto sui social la ministra alla Famiglia, alla Natalità e alle Pari Opportunità Eugenia Roccella.

10 Novembre 2023

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