Grandi firme alla kermesse
Festa del Cinema di Roma, nel segno di Monica Bellucci e Isabella Rossellini
Rossellini riceve il premio alla carriera e ricorda i genitori: “Prima le domande su di loro mi imbarazzavano, ora sono io a parlarne”. Bellucci presta la voce a Callas in “Lettere e memorie”
Cinema - di Chiara Nicoletti
Si potrebbe dire che il terzo giorno della 18esima Festa del Cinema di Roma sia all’insegna della bellezza femminile poiché le due protagoniste del giorno, hanno iniziato la carriera come modelle: Isabella Rossellini e Monica Bellucci. Il condizionale è d’obbligo poiché l’aspetto è forse stato il punto di partenza ma gli obiettivi raggiunti sono stati frutto di impegno costante, un amore per le arti, un’attenzione all’internazionalità e alla pluralità di linguaggi che le ha rese entrambe preziose nel cinema mondiale.
Premio alla carriera di questa edizione, Isabella Rossellini torna nella sua Roma da orgogliosa figlia di Ingrid Bergman e Roberto Rossellini e regista sperimentale di corti e documentari in commistione di generi. Nella sezione Carta Bianca, Rossellini realizza una rassegna di titoli da presentare al pubblico. Fra le opere scelte: Velluto blu di David Lynch, La morte ti fa bella di Robert Zemeckis e infine due omaggi ai genitori: Stromboli (Terra di Dio) di Roberto Rossellini, il primo film del cineasta girato con Ingrid Bergman, e Sinfonia d’autunno di Ingmar Bergman, ultimo film interpretato dalla madre.
“Stromboli è un film che guardandolo oggi è scioccante – dichiara Rossellini. C’è una scena che mi commuove come etologa, quella di una tonnara. Con le nuove tecnologie di pesca ora, i tonni, che sono in via di estinzione, vengono catturati in branco, un tempo se ne prendevano pochi alla volta. Stromboli mostra quanto sia cambiata l’Italia in bello ma anche con un costo sull’ambiente altissimo”. L’attrice poi racconta un episodio dalle riprese di Sinfonia D’Autunno: “Ho scelto l’ultimo film di mia madre, fatto prima di morire, perché Bergman le chiese un primo piano che mostrasse la presa di coscienza del suo personaggio nei confronti della figlia, su quanto la famiglia avesse pagato il suo preferire la carriera. Da mamma di quattro figli che ha sempre continuato a fare anche l’attrice, mia madre litigò con Ingmar Bergman per questa scena, qualcosa che sul set diretto da un genio era inconcepibile. Alla fine quel primo piano mamma lo ha fatto ma in esso si vede sia la presa di coscienza che le era stata chiesta sia la sua rabbia, quella di una donna messa al suo posto. Lì ho capito la grandezza d’attrice di mia madre”.
Isabella Rossellini regista è arrivata all’attenzione del grande pubblico su commissione di Robert Redford, co-fondatore del Sundance Film Festival: “Mi ha suggerito il format di YouTube da 2 minuti a film. Così ho cominciato a dirigere corti nel 2008. Non ho trovato una distribuzione in Italia perché non c’è stato mai interesse per i miei film ma in Francia sì. Del premio alla carriera ricevuto qui alla Festa”. Isabella Rossellini si dice felice soprattutto perché arriva per mano di un amico: “Mi ha commosso che il premio mi sia dato da Gian Luca Farinelli, per cui nutro grande ammirazione. È stato lui con la Cineteca di Bologna a restaurare moltissimi film di mio padre e nella mia Masterclass qui alla Festa racconto come il cinema muto, visto proprio grazie a lui, ha influenzato la mia regia. Considero maestri Méliès, Chaplin, anche se forse lui è davvero troppo grande”.
Nel raccontare gli anni degli inizi, in cui era “la figlia di”, Rossellini rivela di aver fatto la modella perché “era un rischio minore rispetto a fare subito l’attrice. Se fosse andata male, sarebbe stato devastante”. Confessa di non essersi solo abituata alle domande sui genitori ma che se ora non gliele fanno, è lei a parlarne. Cosa ha ereditato da loro? “La curiosità” risponde per poi spiegare: “Papà ha fatto il cinema neorealista quando il neorealismo non c’era e quando sembrava finito, si è messo a fare documentari e miniserie. Stessa cosa mamma che scrisse a mio padre per lavorare con lui quando era già una diva ad Hollywood. Un po’ come se Angelina Jolie scrivesse oggi ad un regista siriano sconosciuto. L’Italia era uscita da poco dalla Seconda Guerra mondiale”. Rimpianti e soddisfazioni nel guardarsi indietro? “Ho fatto sempre quello che volevo ma avrei dovuto farlo di più, come cominciare prima la regia. La cosa di cui forse sono più fiera è stata tornare all’università a 50 anni per il master in Etologia”.
A differenza di Rossellini e di molte altre colleghe attrici, l’altra protagonista di questa Festa, Monica Bellucci, alla regia non pensa affatto. Ieri nel cast del “femminista” Diabolik, oggi a regalare corpo, volto e voce narrante dei suoi ricordi alla Callas in Maria Callas: Lettere e Memorie di Tom Volf che racconta il tour internazionale dal novembre 2019 al gennaio 2023 dello spettacolo teatrale “Maria”, da lei interpretato.
Un confronto tra due epoche, quella di oggi e quella di ieri e la sintonia tra due donne che, sebbene provenienti da ambiti diversi, sono accomunate dall’amore per l’arte. “Leggendo le parole di Maria Callas, è come se ne avessi letto la vulnerabilità che mi ha permesso di entrare in contatto con la sua anima. Ho detto di sì andando al di là della paura e sono entrata in punta di piedi nel progetto perché a teatro abbiamo raccontato Maria e non la Callas”. Descrive così Monica Bellucci il suo primo contatto con l’artista che si è definita come “un uccellino che quando è felice canta e quando è triste si ritira nel suo nido e muore”.
Un punto di contatto tra Monica e Maria? “Io sono una donna – risponde subito Bellucci – e come tutte le donne non posso non rimanere affascinata da una persona così eclettica e sorprendente. Il motivo per cui ispira tante artiste come Marina Abramovic, Fanny Ardant, Angelina Jolie che la interpreterà, è il coraggio che ha avuto di vivere la sua vita, fino in fondo, prendendosi rischi e vivendo di passioni. Quando dicono che ha avuto una vita tragica, direi piuttosto coraggiosa. Ha voluto divorziare quando in Italia non esisteva il divorzio, ha sacrificato la giovinezza per il lavoro e quando ha incontrato Onassis ha sacrificato tutto ciò che aveva ottenuto nella vita e nel lavoro per amore e lo ha pagato a caro prezzo. È dalla fragilità che nasce l’arte”.
Maria Callas fu molto segnata dai fischi e la disapprovazione che le riservò il pubblico per aver sospeso uno spettacolo in Italia al primo atto dopo un abbassamento di voce dovuto ad una bronchite. Come guarda a questo episodio Monica Bellucci? Oggi non accadrebbe? “C’era l’idea della diva intoccabile irraggiungibile – sostiene- e questo creava una distanza fra l’artista e il pubblico e non si accettavano debolezze ed errori. La diva non può sbagliare, lo sbaglio si paga caro. Oggi non esistono più le dive anche per questo, questa distanza non esiste più. Le celebrità e non solo, non hanno più paura di mostrarsi fragili, di raccontare dipendenze, malattie. Questo forse da più libertà a tutti noi e crea anche una banalità da sovrapposizione dove l’approccio con un personaggio pubblico diventa quasi normale. Un tempo molte attrici sparivano dalla circolazione se non riuscivano a soddisfare un’immagine impeccabile, oggi si invecchia e si convive con l’idea che la vecchiaia fa parte della vita”.