Il melò al Cinema di Venezia

Chi è Priscilla Presley: “Elvis e io” di Sofia Coppola racconta la moglie della leggenda del rock and roll

Vero e proprio racconto di formazione, il film porta in scena la tempestosa relazione tra The Pelvis e la consorte, spesso vittima delle sue paturnie. «Un racconto femminista? No, soltanto umano»

Cinema - di Chiara Nicoletti

5 Settembre 2023 alle 18:00

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Chi è Priscilla Presley: “Elvis e io” di Sofia Coppola racconta la moglie della leggenda del rock and roll

Non ci sono dubbi che il sesto giorno dell’80esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia abbia come immagine portante il viso commosso di Priscilla Presley, al lido per il film di Sofia Coppola che porta il suo nome e i ricordi della sua storia d’amore con Elvis Presley. Basato sul bestseller scritto dalla stessa Presley nel 1985, Elvis e io, il nono film della regista Leone d’oro nel 2010 con Somewhere, racconta, attraverso gli occhi di Priscilla, il lato nascosto di un grande mito americano, nel lungo corteggiamento e nel matrimonio turbolento con il re del rock.

Per dirla con un altro recente titolo: l’altra faccia, più ombrosa e umana di Elvis di Baz Luhrmann. Si salutano con una promessa di eternità Elvis e Priscilla nel film, un arrivederci ad un altro tempo, un altro mondo. È proprio l’aver mostrato questa consapevolezza dei due di avere un legame più alto e profondo, la parte più rappresentativa della sua vita secondo Priscilla. Alla domanda su cosa l’abbia colpita di più del film, risponde “la fine” per poi aggiungere: “È difficile guardare un film sulla propria vita e sul proprio amore. Sofia ha fatto un lavoro incredibile, abbiamo parlato tanto e io ho cercato di raccontarle di me tutto quello che potevo”. Priscilla è un vero e proprio racconto di formazione e per questo inizia con i 14 anni della vedova di Elvis e il loro primo incontro nella base militare di Wiesbaden quando il cantante e attore era nell’esercito, pur essendo già famosissimo e con Graceland a pieno regime.

Sofia Coppola, sempre mantenendo lo sguardo di Priscilla sulla storia mostra Elvis in tutte le sue sfumature, anche quelle meno felici, il comportamento aggressivo, il suo esercitare il controllo sulla compagna e poi moglie, le sue manie, paure, debolezze. C’è subito chi etichetta il film come femminista proprio perché sottolinea gli “abusi” del Re. “Non è un racconto femminista – puntalizza Coppola – per me è una storia umana che mette luce sugli alti e bassi della relazione tra Elvis e Priscilla, i momenti romantici e quelli di grande delusione per la donna, mentre la guarda nel suo cammino verso la maturità e il trovare la propria voce”. Ad interpretare Priscilla ed Elvis, Sofia Coppola ha chiamato due attori con il giusto mix di carisma e novità per calarsi nei panni del cantante e la sua “sposa bambina”: Jacob Elordi, già visto in Euphoria e nella trilogia di film Netflix, The Kissing Booth e Caley Spaeny che, qualche anno fa, visitò la Festa del Cinema di Roma con un film che la vedeva protagonista, 7 sconosciuti a El Royale.

Con la sua capacità di empatizzare con le più giovani generazioni, Sofia Coppola ha sempre una marcia in più nel rappresentare l’adolescenza. Non era infatti semplice mettere in scena i primi periodi della storia d’amore tra Elvis e Priscilla proprio perché quest’ultima era, come tutti ricordano, quasi una bambina e il loro matrimonio è avvenuto quasi 7 anni dopo che si sono conosciuti. “Ho cercato di rimanere sempre dalla parte di Priscilla e del suo punto di vista sulla storia e gli avvenimenti. Mi sono solo immedesimata nella lei quattordicenne, ricordandomi come fosse avere quell’età ed avere una cotta per un personaggio famoso”.

Sui primi anni d’amore con Elvis, ci tiene a precisare alcune cose Priscilla Presley: “È stato molto difficile per i miei genitori capire perché Elvis era così interessato a me. Io ero una che sapeva ascoltare e lui mi aprì il suo cuore, raccontandomi le sue paure, il dolore per la perdita della madre che non aveva mai veramente superato. Questa era l’attrazione che c’era tra noi, la gente pensa che fosse solo sesso ma non era affatto così. Lui era gentile, amorevole e ha sempre rispettato il fatto che fossi così giovane. Ha apprezzato che per tutti quegli anni in cui abbiamo tenuto nascosto la nostra relazione, io non ne avessi mai fatto menzione con nessuno, neanche a scuola. Vorrei che fosse chiaro che non sono andata via perché non lo amavo ma perché quel tipo di vita non faceva per me. Non ci siamo mai veramente lasciati per certi versi e mi sono sempre assicurata che vedesse nostra figlia Lisa-Marie (scomparsa a gennaio di quest’anno) ogni volta che voleva”.

Meno pop dei suoi film precedenti, proprio per raccontare l’umano e non l’icona e una coppia mitologica, Sofia Coppola fa nuovamente centro. E se l’emozione di Priscilla Presley non fosse abbastanza, ad alzare il livello di cinefilia al Lido ci ha pensato Woody Allen, arrivato con l’entusiasmo e la voglia di parlare di cinema dei suoi 87 anni d’età, a presentare, fuori concorso, il suo 50esimo film, del tutto francese realizzato a Parigi, Coup de Chance con Lou de Laâge, Valerie Lemercier e Niels Schneider. Allen ammette di aver sempre voluto essere come quei registi europei che ha sempre ammirato ed è questa la ragione del suo film parigino: “I film che ci hanno più impressionato da registi erano i film europei, tutti noi volevamo essere europei, e tutta la mia vita l’ho passata a girare come un europeo. Questo è il mio 50esimo film, io adoro la Francia. Ho pensato che potevo girare lì, in francese, anche se non parlo né capisco la lingua. Mi sono sentito così proprio come un regista europeo genuino e volevo aggiungermi ai vari Renoir, Bergman etc”.

Allen mette in scena una coppia di sposi da copertina, Fanny e Jean nella loro vita perfetta e il loro appartamento esclusivo a Parigi. L’apparente idillio tra i due vacilla quando Fanny incontra nuovamente Alain, un ex compagno di liceo e perde la testa. Tra i temi ricorrenti del cinema di Woody Allen c’è il caso, il fato, le coincidenze e qui ancora una volta, il ruolo che la fortuna gioca nella nostra vita, è analizzato e messo in discussione dal regista di Manhattan, che, riprendendo la questione adulterio come in Match Point, fonde la commedia con il thriller. A chi gli chiede un commento sui personaggi maschili che scrive e ha scritto nella sua carriera, risponde: “30 anni fa ero io il protagonista maschile e comunque ero sempre più capace di scrivere parti più interessanti per le donne. Le mie influenze sono state Williams o Bergman che hanno scritto per le donne”.

Prosegue: “Non sono mai stato in grado di scrivere troppo bene parti maschili, tranne che per me”. Giunti al giro di boa dell’80esima Mostra, possiamo dire che i più attesi del weekend, The Killer di David Fincher e The Palace di Roman Polanski, non hanno soddisfatto le aspettative. Il primo è stato considerato senza guizzi e finali a sorpresa come il regista di Seven ci ha abituato e il secondo, addirittura, è stato paragonato ad un cinepanettone. Si è salvato Adagio di Stefano Sollima, buona prova d’azione degli italiani di punta del nostro cinema, Piefrancesco Favino, Adriano Giannini, Toni Servillo e Valerio Mastandrea.

5 Settembre 2023

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