A Doha
Chi è Ismail Haniyeh, il capo politico di Hamas in esilio in Qatar: “I palestinesi non lasceranno Gaza”
L'incontro con il ministro degli Esteri iraniano a Doha. "Le atrocità israeliane equivalgono a crimini di guerra". Haniyeh è capo dal 2017, è stato nella lista dei “terroristi globali” degli USA. "Non ci sarà immigrazione da Gaza in Egitto"
Esteri - di Redazione Web
Ismail Haniyeh ha incontrato il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, a Doha, dove si trova ormai da tempo e da dove continua a guidare Hamas. È il primo incontro a questo livello dopo l’attacco dell’organizzazione terroristica palestinese a Israele del 7 ottobre e dopo la reazione israeliana. Le forze armate israeliane hanno fatto sapere che sei alti funzionari di Hamas sono stati eliminati nelle operazioni di questi giorni. Haniyeh è al sicuro in Qatar, dove si trova in esilio. “Le atrocità israeliane equivalgono a crimini di guerra”, ha scritto in una lettera indirizzata al segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e pubblicata sul sito web del gruppo palestinese.
Haniyeh è succeduto nel 2017 a Khaled Meshaal come capo politico dell’organizzazione. Nato a Gaza nel 1962, nel campo profughi di Shati, è stato istruito dai progetti delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi e ha studiato letteratura araba all’università islamica di Gaza, dove aveva preso parte alle attività dei Fratelli Musulmani. È stato detenuto più volte nelle carceri israeliane tra gli anni Ottanta e Novanta. Si era unito ad Hamas fin dalla fondazione, alla fine degli anni Ottanta. Al ritorno a Gaza, dopo la detenzione in Libano, nel 1993 era stato nominato decano dell’Università islamica. Nel 2004 è entrato nella leadership di Hamas. Dal 2006 è diventato protagonista della politica, nominato primo ministro dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP).
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Dopo esser scampato a un attentato e dopo la Guerra Civile di Gaza tra Hamas e Al-Fatah, aveva rifiutato la destituzione del presidente dell’ANP Mahmoud Abbas ed era rimasto leader nella Striscia. È stato incluso nella lista dei “terroristi globali” dagli Stati Uniti nel gennaio 2018. L’anno dopo è partito per un tour internazionale, il primo dopo l’elezione, e nel 2020 è intervenuto ai funerali di Qasem Soleimani, definito “martire”, il leader delle Forze Al Quds iraniane ucciso in un attacco aereo statunitense. È stato riconfermato per un secondo mandato nell’agosto 2021. Di solito viene considerato parte del gruppo più “moderato” interno al movimento, più vicino al Qatar che all’Iran. Negli anni ha preso parte alle trattative per superare la divisione tra Hamas e Fatah. L’anno scorso si era detto soddisfatto delle trattative mediate dall’Algeria.
Diverse volte è stato attaccato per il suo stile di vita. Avrebbe comprato per milioni di dollari alcune proprietà sulla costa della Striscia di Gaza. Il figlio era stato fermato alcuni anni fa al confine con l’Egitto mentre trasportava milioni di dollari. Secondo il ramo più radicale dell’organizzazione i leader dovrebbero trovarsi sul campo, a Gaza, e non altrove in esili lussuosi. Dopo gli attacchi Haniyeh aveva esultato, ha definito Hamas “sull’orlo di una grande vittoria e di una chiara conquista sul fronte di Gaza” alla televisione Al-Aqsa. “Adesso basta, il ciclo delle intifada e delle rivoluzioni nella battaglia per liberare la nostra terra e i nostri prigionieri che languono nelle prigioni israeliane dell’occupazione deve essere completato”, aveva aggiunto.
“Gli abitanti di Gaza sono profondamente radicati e non lasceranno mai il loro territorio. Abbiamo una sola strada, il diritto al ritorno alle nostre terre in tutta la Palestina. Non ci sarà immigrazione da Gaza in Egitto. La nostra decisione è restare a Gaza”, aveva fatto sapere Haniyeh dopo gli attacchi. Lo stesso aveva anticipato che non ci sarebbero stati negoziati sugli ostaggi – almeno 199 secondo l’esercito israeliano – prima della fine della battaglia. Amirabdollahian ha compiuto una visita nella regione recandosi in Iraq, Libano, Siria e Qatar per tenere colloqui sugli sviluppi della guerra tra Israele e Hamas. Ha elogiato l’attacco “senza precedenti” di sabato 7 ottobre. L’ha definita una “vittoria storica” e ha aggiunto che “se i crimini di guerra del regime sionista continuano a Gaza, c’è la possibilità che accada qualsiasi tipo di evento nella regione e l’Iran continuerà i suoi sforzi per porre fine alle atrocità dei sionisti”.
In Qatar Haniyeh e il ministro di Teheran hanno discusso della guerra tra Hamas e Israele e convenuto di “continuare la cooperazione per raggiungere tutti gli obiettivi della resistenza e del popolo palestinesi”. Secondo le analisi di osservatori ed esperti internazionali sia il Qatar che Iran hanno finanziato Hamas. Haniyeh ha chiesto maggiore sostegno a favore del movimento palestinese e contro i “crimini di guerra di Israele”. Teheran venerdì scorso, quando erano state convocate da Hamas le manifestazioni a favore dei palestinesi in tutto il Medio Oriente, aveva lanciato un appello all’unità dei Paesi arabi e musulmani contro Israele.