La tragedia del Medioriente
I danni collaterali della guerra: chi fermerà antisemitismo e antislamismo?
È la negazione dell’oppressione, e dell’oppressione reciproca. Nasce così il razzismo. E il razzismo porta al sonno o alla morte della civiltà.
Editoriali - di Piero Sansonetti
È molto difficile oggi trovare nell’opinione pubblica, e sui giornali, punti di vista – a proposito della tragedia del Medio Oriente – che non risentano di un pregiudizio razzista. È esploso, e sembra inarrestabile, l’antisemitismo – che è la madre di tutti i razzismi – largamente accompagnato dalla xenofobia e dal razzismo antislamico. Speculari e contrapposti. Difficile che nei prossimi anni questa ondata malefica possa fermarsi, perché l’idea della superiorità o dell’inferiorità di alcuni popoli è stata sdoganata, ha travolto l’opinione pubblica placida e borghese e ha invaso i grandi giornali.
Io non credo che si possa misurare la gravità del razzismo semplicemente rendendola inversamente proporzionale alla gravità dei crimini compiuti da una o l’altra delle parti coinvolte nel conflitto. Anzi, penso che proprio la gara alla valutazione della barbarie sia il carburante del razzismo. Il meccanismo che è scattato è questo. Se io mi indigno per la ferocia dei miliziani di Hamas su civili inclusi i bambini, tu mi rispondi che l’esercito israeliano ha fatto esattamente la stessa cosa. Viceversa se io sostengo che l’occupazione della Palestina da parte delle forze armate israeliane è un sopruso, tu mi rispondi che un sopruso maggiore è la calata dei deltaplani armati sul rave dei ragazzi israeliani.
Sarà anche tutto vero. Anche i paragoni sono veri. Per esempio Beppe Severgnini ieri si è scagliato contro la Bbc che definisce militanti di Hamas quelli che Severgnini ritiene vadano chiamati solo terroristi perché – spiega – chi uccide i civili è terrorista e basta. Già. Ma chiunque potrebbe invitarlo a chiamare terroristi anche i comandi militari di Israele che in questi anni hanno ucciso migliaia di civili e molti bambini palestinesi a Gaza.
Non è il paragone che mi atterrisce, anche perché il paragone può servire a far capire cosa sia una guerra e quanta infamia sparga nel mondo. È la gara dei paragoni. È l’estremismo di pensiero e verbale che sento nei paragoni. È l’uso di parole come “animali”, usate per definire i nemici. È l’estensione ai popoli della responsabilità per la violenza e la ferocia dei propri governanti. È la ricerca faziosa e spasmodica della ragione da una parte sola. È la negazione dell’oppressione, e dell’oppressione reciproca. È il richiamo a Dio, o ad Allah, che sono la stessa persona. Nasce così il razzismo. E il razzismo porta al sonno o alla morte della civiltà.