Simbolo e pilastro dello Stato
Cos’è un kibbutz, le comunità tipiche di Israele attaccate da Hamas nell’operazione “Diluvio Al-Aqsa”
Il primo sorto a Deganya, in Palestina all'inizio del Novecento. Dal 1948, quando venne fondato lo Stato di Israele, le comunità agricole cominciarono ad accogliere famiglie di ebrei da tutto il mondo
Esteri - di Redazione Web
Si trovavano in un kibbutz di Be’eri i due italo-israeliani dispersi, scomparsi, forse presi in ostaggio durante l’assalto lanciato sabato scorso da Hamas nel sud di Israele. I coniugi Eviatar Moshe Kipnis e Liliac Lea Havron non hanno risposto agli appelli, potrebbero essere stati portati nella Striscia di Gaza dai terristi islamici. Ancora tantissimi i dispersi, forse 750. Potrebbero essere anche di più. E adesso che il premier Benjamin Neatnyahu a proclamato l’“assedio totale” di Gaza non si capisce che fine potrebbero fare. Le vittime in tutto sono almeno 900 tra gli israeliani, 687 tra i palestinesi. Bilanci sempre parziali.
L’analista israeliano Yyigal Carmon, Presidente del Middle East Media Research Institute, che in un documento pubblicato a fine agosto aveva previsto un imminente attacco di Hamas, ha raccontato al TG1 come i terroristi di Hamas avessero diffuso online video in cu si addestravano dentro kibbutz appositamente ricostruiti per esercitarsi, per simulare l’operazione “Diluvio Al-Aqsa”. Queste piccole comunità agricole a gestione collettiva sorte in Palestina e cresciute con l’affermazione dello Stato israeliano sono diventate un po’ un simbolo di tutto questo.
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Kibbutz deriva naturalmente dall’ebraico e vuol dire “riunione”, “comune”. È una forma associativa volontaria ed egalitaria di lavoratori uomini e donne. I kibbutz sono sorti all’inizio del XX secolo – il primo a Deganya, in Palestina – come comunità di agricoltori e si sono affermati soprattutto nel Secondo dopoguerra. Quando nel 1948 venne fondato lo Stato di Israele i kibbutz rappresentavano la comunità simbolica e pratica del progetto di stato ebraico. Le famiglie vi arrivavano da tutto il mondo.
Le comunità si autogovernano, sono autosufficienti e si gestiscono a partire da un sistema di democrazia diretta, all’inizio erano improntate sul modello di un socialismo radicale. All’inizio chi ci viveva percepiva lo stesso stipendio, una casa e un lavoro, nei campi o nelle fabbriche. I guadagni venivano tutti re-investiti nella comunità. Nei kibbutz si cucina e si mangia tutti insieme. A partire dagli anni ’80 venne offerta la possibilità alle comunità di privatizzare le proprie attività e con il passare degli anni alcuni hanno introdotto un sistema di salari differenziati.
Alcuni kibbutz si sono convertiti e dedicati al turismo. Simili ai kibbutz sono i moshav, fondati sulla cooperazione tra famiglie di agricoltori. A volte i kibbutz sono circondati da cancelli o filo spinato, altre da uliveti, campi coltivati o dal deserto. Di solito ci vivono tra i cento e i mille abitanti. Oggi in Israele ce ne sono all’incirca 250, contano su una popolazione di circa 125mila abitanti. Di solito sono sorvegliati dall’esercito o dai servizi interni. I terroristi hanno attaccato diversi kibbutz nei pressi di Urim, di Be’eri, di Re’im. Hanno preso in ostaggio diverse persone. Al kibbutz di Beeri oggi sono stati trovati 108 corpi.