La tragedia e le indagini
Il mistero dell’incidente del bus di Mestre: malore o incendio, cosa ha causato il disastro
Il bilancio sale a 21 morti e 15 feriti. Sotto accusa il guardrail: “Sembra una ringhiera, non ha retto l’impatto”
Cronaca - di Graziella Balestrieri
Fuoco, fiamme e terrore. Urla e passeggeri che rimangono intrappolati nelle lamiere e in quel che resta di un autobus che avrebbe dovuto accompagnarli in gita. Vigili del fuoco che come sempre hanno lavorato senza sosta tutta la notte per cercare di salvare il salvabile. Due operai della Fincantieri (di cui uno del Gambia) che si sono gettati in mezzo alle fiamme per portare via quattro persone, tra cui una bambina e la sua mamma. Purtroppo le fiamme non si sono fermate però. È di 21 morti e 15 feriti, il bilancio drammatico dell’incidente avvenuto a Mestre, che ha visto un pullman, a quanto pare, “nuovo di zecca” precipitare giù sotto al cavalcavia, vicino ai binari tra Mestre e Marghera, fare un volo di 10 metri e prendere immediatamente fuoco davanti allo sgomento, la paura e le urla dei passanti.
L’autobus era stato noleggiato da un gruppo di turisti del campeggio Hu. “21 Morti, tra cui un neonato e 15 feriti, di cui 5 sono gravissimi, due fratellini tedeschi di 7 e 13 anni. I feriti sono stati trasportati anche a Treviso, Padova, Mirano e Dolo, oltre Mestre dove quelli ricoverati si trovano in stato di choc, confusi e agitati”, ha spiegato Rita Lorcio, responsabile della Psicologia dell’ospedale dell’Angelo di Mestre. Intanto la Procura di Venezia ha aperto un fascicolo per omicidio plurimo stradale e tra le ipotesi resta probabile quella del malore del conducente o una manovra sbagliata. Sotto accusa però è anche la condizione in cui versava il guardrail travolto dal mezzo.
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“Sembra una ringhiera”, ha affermato Massimo Fiorese, amministratore de La Linea, l’azienda di trasporto che si occupava del servizio tra il camping di Marghera e Venezia, sottolineando lo stato di degrado e incuria in cui versava quel tratto di strada e di guardrail. Intanto ieri il Procuratore di Venezia, Bruno Cherchi, in conferenza stampa ha rilasciato le prime dichiarazioni sulla tragedia e sulle indagini: “Stiamo sentendo i superstiti, tutti feriti, e solo 3 o 4 sono in grado di parlare”, ed ha poi proseguito: “I carabinieri hanno il compito di sentire quelli ricoverati fuori comune, alla Polizia locale è stato affidato il compito di sentire quelli ricoverati a Venezia. Nessuno si è accorto di quanto stava accadendo, ma sono troppo pochi quelli in grado di parlare, per avere ulteriori elementi. A noi ora interessa l’aspetto sanitario, poi l’approfondimento”.
In mattinata però erano arrivate le dichiarazioni da parte del prefetto di Venezia, Michele Di Bari su un eventuale coinvolgimento di un altro mezzo. “Come sempre accade – aveva commentato il prefetto – in queste tragedie c’è l’attività del pm che farà gli accertamenti su tutta la vicenda. Su questo credo che la magistratura darà le notizie più appropriate al momento giusto”. Ipotesi, quella di un eventuale coinvolgimento di un altro mezzo, smentita dal procuratore Cherchi. “Il bus – ha detto – non ha avuto nessun impatto con altri mezzi prima dell’incidente” a quanto risulta “non c’è stata fuoriuscita di gas dalle batterie al litio sul bus precipitato dal cavalcavia”. “I testimoni – ha proseguito Cherchi – hanno detto che il bus andava piano, il tratto stradale prima è in salita e comunque, oggettivamente, non permette alte velocità. Comunque siamo in attesa dei dati per verificare anche questo”.
Il presidente della regione Veneta, Luca Zaia, sconvolto per la tragedia, fuori dall’ospedale di Mestre ha così commentato: “Tutto fa pensare a un malore, però è prudente non avanzare ipotesi e usare il condizionale. Guasto tecnico o altri fattori oggi non ci sono noti. Attendiamo il lavoro della magistratura e dei tecnici per capire la dinamica”. Zaia ha aggiunto poi di aver sentito due volte il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, che da parte sua invece esclude che “possa essere un problema di guardrail. È presto per dare commenti, qualcuno mi dice che le batterie elettriche prendono fuoco più velocemente di altre forme di alimentazione e in un momento in cui si dice che tutto deve essere elettrico uno spunto di riflessione è il caso di farlo”.