L'inchiesta

Incidente del bus a Mestre, dubbi sul guardrail “come una ringhiera”: indagini per omicidio plurimo stradale

Cronaca - di Redazione

4 Ottobre 2023 alle 12:55 - Ultimo agg. 4 Ottobre 2023 alle 16:01

Condividi l'articolo

Incidente del bus a Mestre, dubbi sul guardrail “come una ringhiera”: indagini per omicidio plurimo stradale

Cosa è successo intorno alle 20 di martedì sera sul cavalcavia Rizzardi a Mestre, dove un autobus elettrico della ditta ‘La Linea’ è precipitato fino a schiantarsi nella strada sottostante, che costeggia i binari della stazione, lo potrà stabilire soltanto l’inchiesta già aperta dalla Procura di Venezia per il reato di omicidio plurimo stradale e che al momento non vede alcun indagato.

Ma sull’incidente costato la vita a 21 persone, a bordo della navetta c’erano in gran campeggiatori stranieri diretti al camping ‘Hu’ di Marghera, si moltiplicano ipotesi, accuse e polemiche.

Quella che al momento appare la “pista” più concreta è quella relativa ad un possibile malore dell’autista del mezzo, Alberto Rizzotto, 40enne originario di Tezze di Piave, in provincia di Treviso: autista esperto con anni di esperienza, era entrato in servizio meno di due ore prima dell’incidente. A far propendere per questa pista anche l’assenza di segni di frenata nei metri precedenti all’impatto col guardrail.

Le polemiche si sono concentrare proprio su quest’ultimo. Giordano Biserni, presidente dell’Asaps, amici e sostenitori della Polizia stradale, all’Ansa sottolinea che da quanto potuto accertare tramite i suoi referenti “era un guardrail a unica onda altezza metro e non tripla, come sarebbe stato necessario per il contenimento di un veicolo che può raggiungere le 18 tonnellate”.

Dipende dall’angolatura che prende, un guardrail così può contenere un’auto, ma un bus del genere è difficile che possa essere contenuto e lo dimostrano anche altri incidenti simili. Andrebbero cambiati, sarebbe il nostro auspicio, ma i costi sono altissimi“, aggiunge Biserni. Poi c’è “il fattore umano, che andrà indagato. Ogni conducente sotto i 50 anni deve essere sottoposto ad una verifica sanitaria ogni 5 anni e poi ci sono i controlli a sorpresa, su assunzione di alcol e stupefacenti“.

Sul punto del terribile incidente di martedì sono state poste nella notte delle barriere jersey in cemento.

Anche l’amministratore delegato de ‘La Linea’, l’azienda di trasporto che svolgeva il servizio per i turisti tra il camping di Marghera e Venezia, mette sotto accusa le condizioni del guardrail sfondato dal bus. “Dai video il guard rail sembra una ringhiera, le immagini dei filmati che abbiamo visionato mostrano il pullman che si appoggia alla protezione che è quasi una ringhiera”, sottolinea all’Ansa Massimo Fiorese, facendo riferimento ad un primo video di una telecamera vicina al luogo dell’incidente in cui si vede il mezzo procedere a velocità non elevata e poi “appoggiarsi” appunto al guardrail per poi precipitare compiendo un volo di una ventina di metri.

Il Corriere del Veneto a proposito delle polemiche relative all’adeguatezza della struttura ricorda come il Comune di Venezia aveva allestito un progetto di demolizione e di rifacimento della struttura dal costo di circa 15 milioni di euro dopo le numerose segnalazioni da parte di automobilisti sulle precarie condizioni.

#Mestre Pullman precipita dal cavalcavia: le immagini dal drone pic.twitter.com/sl6BxiedcZ

Ovviamente i magistrati titolari del caso non escludono alcuna pista. A fare chiarezza è stato in conferenza stampa il procuratore capo di Venezia Bruno Cherchi. Il magistrato ha innanzitutto negato che il bus precipitato dal cavalcavia Rizzardi abbia avuto un impatto con altri mezzi prima dell’incidente, come in precedenza riferito dal prefetto di Venezia Michele Di Bari.

Cherchi ha quindi spiegato che sul bus si è verificata “una fuoriuscita di gas dalle batterie al litio” ma che non c’è stato alcun incendio prima dell’incidente: il capo della Procura di Venezia ha quindi confermato quanto emerso nelle ore successive alla strage, ovvero che non risultano segni di frenata del bus prima che precipitasse dal cavalcavia. Un ruolo chiave nelle indagini lo avranno le telecamere della zona ma soprattutto la “scatola nera” presente a bordo del pullman elettrico, che è stata recuperata e verrà analizzata nei prossimi giorni.

Cherchi ha raccontato che “il primo a dare i soccorsi è stato l’autista di un altro bus che è stato affiancato, non toccato, dal mezzo precipitato”. “Nel dare l’allarme – ha sottolineato il procuratore capo – ha anche lanciato un suo estintore verso il mezzo precipitato, che sprigionava fiamme“. Proprio le testimonianze escludono che il bus precipitato andasse veloce. “I testimoni – ha aggiunto Cherchi – hanno detto che andava piano, il tratto stradale prima è in salita e comunque, oggettivamente, non permette alte velocità. Comunque ci arriveranno i dati a certificare anche questo“, ha concluso.

A proposito sempre della velocità del bus, Cherchi ha aggiunto che a breve la procura “avrà la velocità del mezzo, ma dalla testimonianza di chi era all’esterno o viaggiava sui sedili del bus andava lentamente”. Oltre ad accertare la velocità del mezzo verranno disposti accertamenti sulla salma dell’autista, così come sulle batterie al litio e le scatole nere presenti sul mezzo elettrico: “Dobbiamo accettare se è un intervento ripetibile o no”, ha aggiunto Cherchi.

di: Redazione - 4 Ottobre 2023

Condividi l'articolo