La presidente di Emergency

“L’ultimo decreto sui migranti? Miope, ingiusto e cattivo”, parla Rossella Miccio (Emergency)

«L’ultimo Dl è un concentrato di miopia politica, cattiveria e ingiustizia sociale. Un fenomeno strutturale come l’immigrazione va affrontato con una visione complessiva partendo dal rispetto dei diritti umani»

Interviste - di Umberto De Giovannangeli

30 Settembre 2023 alle 10:30

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“L’ultimo decreto sui migranti? Miope, ingiusto e cattivo”, parla Rossella Miccio (Emergency)

Il suo è un possente, ragionato, j’accuse nei confronti del “securitarismo” di Governo. “Serve cambiare rotta, lo abbiamo sempre detto che accordi come quelli stipulati con la Libia, Turchia e Tunisia, portano soltanto a ricatti verso le istituzioni europee e alle morti nel Mediterraneo”. Ed ancora: “Io non trovo nulla di positivo in una passerella a Lampedusa dove migliaia di persone si trovano ammassate in condizioni disumane, si continua a parlare di emergenza quando sarebbe tutto prevenibile e gestibile. Basterebbe gestire i trasferimenti in maniera sistematica e ripristinare quel sistema di accoglienza che è stato smantellato a partire dai decreti Salvini. Il diritto internazionale, per fortuna, consente a ogni individuo di richiedere asilo e Giorgia Meloni non lo può vietare”. Per poi stroncare le nuove norme varate dal governo in tema di immigrazione: “Nuovi Cpr e “trattenimento” di 18 mesi? Un fallimento annunciato, che comporterà sprechi di risorse e violazioni di diritti”. Così Rossella Miccio, presidente di Emergency.

Dal decreto “Cutro” a quello sui Cpr. Qual è il filo conduttore?
È quello di associare il fenomeno migratorio al tema della sicurezza, in una ottica securitaria ed emergenzialista che non coglie la strutturalità del tema. Quello migratorio è un fenomeno complesso che andrebbe affrontato in maniera seria, anche perché stiamo parlando della vita di centinaia di miglia di persone. Non andrebbe affrontato a suon di decreti ma con una visione politica complessiva che parta dal rispetto dei diritti umani e non dal riferirsi a ragazzini e ragazzine che scappano da situazioni di povertà, di guerra, di violenza, definendoli “sedicenti minori”, come riportato dal comunicato stampa del Governo. Cosa che ho trovato di cattivo gusto, di una violenza lessicale del tutto gratuita. Quest’ ultimo decreto mette insieme le questioni di sicurezza e quella che loro definiscono “protezione internazionale”. Ma più di una “protezione” sembra essere una negazione di essa.

Perché?
Perché vengono messe ulteriori barriere. Si parla soprattutto di come facilitare le espulsioni. Sempre sulla carta. Perché poi sappiamo tutti che i rimpatri richiedono procedure lunghe, accordi con i Paesi di provenienza. Sono facilitate, almeno da quanto se ne legge sui giornali, perché il testo definitivo non è stato ancora licenziato ufficialmente dall’esecutivo, le espulsioni. Rese più sommarie le valutazioni sull’età dei minori, facendo venir meno le tutele, giustissime e necessarie, per questa categoria di persone estremamente vulnerabili. L’unico dato positivo pare essere quello dell’inserimento di tutte le donne, non soltanto quelle incinte, nel gruppo dei più vulnerabili. A parte questo, non sono stati stanziati fondi per aumentare i posti a disposizione dei minori nell’accoglienza. Si dà mandato di rinchiudere i minori nei centri per adulti, anche quelli sovraffollati, autorizzando la presenza fino al doppio della capacità nei centri per migranti.
Questo decreto è un concentrato di miopia politica, di cattiveria, d’ingiustizia sociale. Un fenomeno così complesso e dai tanti risvolti, come è quello migratorio, non può essere affrontato a colpi di decreti.

Nel frattempo, continua la guerra alle Ong. Adesso il governo Meloni, con la premier e i suoi ministri, come quello alla Difesa, Crosetto, e il vice premier Salvini, attaccano la Germania, perché finanzia Ong.
Siamo alla follia. Non trovo più nessuna logica nel dibattito politico su questi temi. Ormai le Ong sono diventate una specie di demone da combattere con ogni mezzo, invece di essere considerate una rappresentanza della società civile organizzata, che tra l’altro dovrebbe essere garantita e tutelata dalla nostra Costituzione. Un elemento che contribuisce alla crescita e alla stabilità della nostra democrazia. Invece siamo considerate alla stregua di criminali. Si fa di tutto per limitare il nostro apporto positivo nell’affrontare temi delicati quali il soccorso in mare, l’accoglienza dei migranti. Non si fa altro che alimentare polemiche anche internazionali, invece di discutere con la Germania e tutti gli altri Paesi europei, di come affrontare come Europa questo momento di estrema difficoltà, creando, ad esempio, come chiediamo da tempo, canali legali in Europa, e non soltanto in Italia, istituendo una missione navale di ricerca e soccorso in mare europea, non lasciando i singoli Paesi costieri e le organizzazioni umanitarie ad essere da soli a salvare vite in mare. Invece di fare questo, si continua ad alimentare lo scontro e ad accusare chiunque si permette di avere una voce diversa. “Ormai qualsiasi cosa viene definita un pull factor nessuno si occupa, però, dei ‘push factor’, ossia del perché le persone cerchino di venire in Europa. Anche perché, è questo è un mito che dovremmo sfatare, la stragrande maggioranza di chi sbarca sulle nostre coste non vuole restare in Italia. Una cosa che colpisce, nelle dichiarazioni di molti esponenti di governo o della maggioranza, è l’utilizzo di un linguaggio bellicista: invasione, blocco navale, guerra totale all’immigrazione illegale etc. Come presidente di Emergency che le guerre le vive in prima linea, a sostegno delle popolazioni civili che delle guerre sono le vittime incolpevoli, che prova di fronte a questo linguaggio “muscolare”? È un trend che ci preoccupa da tempo. Perché poi è un linguaggio che sdogana una serie di pratiche violente, muscolari, che non fanno bene anzitutto alla nostra democrazia. Ne subiamo noi per primi le conseguenze, senza poi pensare alle conseguenze che questo linguaggio e le pratiche che smuove producono per le persone che dalle guerre fuggono, che le guerre le subiscono, e anche per chi prova a dare una mano. Penso anche al nostro lavoro. Credo davvero che bisognerebbe fermarsi, deporre le “armi”, anche quelle verbali, e ripensare che tipo di società vogliamo essere. Ripartendo dalla nostra carta costituzionale. Abbiamo una Costituzione che nasce dall’aver conosciuto due guerre nel nostro Paese. E proprio per questo non solo ripudia la guerra, all’articolo 11, ma definisce anche tutta una serie di diritti, di valori e di principi che fanno sì che questo ripudio della guerra non sia soltanto teorico ma sia qualcosa di estremamente pratico e vissuto nella quotidianità del nostro essere comunità. Purtroppo, però, vediamo che si continua su una linea che quei principi costituzionali contraddice apertamente. Pensiamo all’aumento delle spese militari o alla politica securitaria in ambito migratorio. Ma anche ad altro.

A cosa si riferisce?
Nei giorni scorsi, la Garante per l’infanzia faceva notare quanto lo scontro politico sui minori non faccia bene ai diritti dei minori, non soltanto quelli stranieri ma anche quelli italiani. Si stanno sovvertendo quelle che erano le logiche post guerra, che hanno costituito le fondamenta della nascita dell’Italia repubblicana e antifascista. Bisognerebbe ripartire da lì.

Chi continua a sostenere l’azione e il ruolo delle Ong è Papa Francesco. Profeta inascoltato?
Direi inascoltato da quanti potrebbero agire per salvare vite umane e non lo fanno. Colpevolmente inascoltato non soltanto sul tema dei migranti, delle Ong, ma anche sulla guerra. Nell’ultimo anno e mezzo, Papa Francesco è stato l’unico leader mondiale che abbia davvero alzato la voce, una voce forte, solenne, coraggiosa, contro la guerra, e per i diritti Questo ci dovrebbe far riflettere su quanto la politica mondiale sia diventata una cosa priva di valori e povera di umanità. E questo è proprio l’antitesi di quello che la politica dovrebbe essere. Ce ne vorrebbero di leader con l’umanità e la passione di Papa Francesco.

Il fare a gara a chi la spara più grossa sulla guerra ai migranti, significa che su questo fronte si è aperta la campagna elettorale a destra in vista delle europee del 2024?
Se così fosse sarebbe un fatto molto triste. Che si giochi con la vita delle persone più vulnerabili, dentro e fuori il nostro continente, per qualche punto di percentuale in più. Vale per l’Italia e per l’Europa. Mi auguro che ci sia una volontà di costruire una Europa diversa, che non sia fondata sui muscoli e sulle armi ma sul rispetto dei diritti e sulla condivisione dei valori umanitari. Noi siamo orgogliosi di essere la culla della civiltà, dello Stato di diritto, del rispetto dei diritti umani. Però sempre più soltanto sulla carta. Perché quello che esportiamo, fuori dai nostri confini ma anche al loro interno, è la negazione di questi principi. Spero che la campagna elettorale per le europee abbia altri toni e contenuti. Sarebbe un dovere verso i cittadini dell’intero continente.

Che bilancio si sente di trarre dell’esperienza in mare fatta da Emergency?
Stiamo tornando da Ravenna, dove c’hanno mandato, dopo quattro giorni di navigazione, per accompagnare in porto 28 persone. Un viaggio con un approdo che si fa fatica a comprendere perché così lontano. Adesso stiamo tornando nel sud del Mediterraneo, in zona Sar. Sono molto orgogliosa che in meno di un anno, in nove mesi, la Life Support di Emergency abbia strappato dalla morte in mare quasi mille persone. Avremmo potuto salvarne di più, sicuramente, se ci fossero stati consentiti i salvataggi multipli, se avessimo avuto porti di destinazione più vicini alle zone di soccorso. Invece di perdere giorni e giorni di navigazione per raggiungere porti lontani, avremmo potuto presidiare acque nelle quali in questi mesi sono morte più di 2.500 persone e oltre 20mila sono state ricatturate e riportate in Libia o in Tunisia, che sta diventando una nuova Libia. Avremmo voluto fare di più. Non c’è stato permesso. Ma siamo orgogliosi di quello che abbiamo fatto e che continueremo a fare, perché è l’unica cosa che ha senso fare. Salvare vite umane. Un dovere più che un diritto.

30 Settembre 2023

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