I piani e l'evacuazione
Terremoti ai Campi Flegrei a Napoli, crisi sismica in corso: “Non vediamo la fine, è diversa dagli anni ‘80”
Ancora scosse, appelli a non cedere all'allarmismo, ma la preoccupazione è palpabile. "È un bradisismo completamente diverso come dinamica, nelle fasi precedenti il sollevamento era molto più rapido"
Ambiente - di Redazione Web
È ancora in corso lo sciame sismico sui Campi Flegrei, zona ovest di Napoli, che ha causato numerose scosse negli ultimi mesi e la più forte registrata da 39 anni nelle prime ore di ieri. Magnitudo 4.2, profondità di tre chilometri. Nessun ferito, non grandi danni agli edifici tranne la caduta di calcinacci nel quartiere di Bagnoli. Nessuna criticità presso le strutture strategiche come scuole, ospedali e uffici pubblici. Resta la preoccupazione: è impossibile prevedere quanto potrà durare la crisi bradisismica in corso. Lo ha confermato anche il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Carlo Doglioni, nell’audizione davanti alla Commissione Ambiente della Camera. Al momento non si vede la fine del fenomeno. “Può darsi che arrivi rapidamente come può darsi che invece l’evoluzione possa essere ancora più dirompente”.
L’area dei Campi Flegrei, dal greco “campi ardenti”, che comprende i comuni di Bacoli, Monte di Procida, Pozzuoli, Quarto, Giugliano in Campania e parte della città di Napoli, è caratterizzata dal fenomeno del bradisismo, noto anche come risorgenza calderica, movimenti lenti di sollevamento o di abbassamento del suolo che si verificano in aree vulcaniche. L’area ha fatto registrare due importanti crisi bradisismiche, a inizio anni ’70 e a inizio anni ’80, entrambe accompagnate da intense attività sismiche. Questa volta però sembra diversa, come ha osservato a Lapresse Giuseppe Mastrolorenzo dell‘Ingv. “Non bisogna comparare in modo così sicuro le fasi bradisismiche del passato con quelle attuali. Questo è un bradisismo completamente diverso come dinamica. Mentre nelle fasi precedenti il sollevamento era molto più rapido, in questo caso c’è una lunga fase bradisismica, con un lento sollevamento del suolo, ma la sismicità è arrivata agli stessi livelli delle fasi precedenti“.
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Una “cosa nuova e sconosciuta, così com’era sconosciuto il bradisismo negli anni ’80”, ha aggiunto l’esperto. “L’errore che si commette è dire ‘abbiamo raggiunto livelli già registrati in passato’, ma questo non è perché in questa fase è tutto in incremento rispetto ai livelli raggiunti in passato e i terremoti hanno raggiunto livelli uguali o anche maggiori rispetto agli anni ’80. Per questo non si può comparare così strettamente con le precedenti. È una cosa nuova e sconosciuta, così com’era sconosciuto il bradisismo negli anni ’80“.
La crisi bradisismica in corso è partita dal 2005. Da allora il suolo si è sollevato e ha raggiunto il massimo di poco più di 113 centimetri nella zona del Rione Terra. La deformazione del suolo procede di pari passo con l’attività sismica. 80 gli eventi sismici di magnitudo inferiore a 3.2 registrati dall’inizio di questa fase, lo scorso 26 settembre. I picchi sono state le scosse del 7 settembre e quella di ieri. L’INGV non esclude che possano verificarsi altri episodi di intensità uguale o maggiore. Non si escludono esplosioni freatiche che potrebbero essere causate dall’acqua. Non ci sono evidenze di un’eruzione imminente ma lo sciame sismico è ancora in corso.
Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi ha confermato che alcuni piani di evacuazione sono già pronti, disponibili. Andrebbero però aggiornati. Il piano attuale risale al 2019 e stima i tempi dell’evacuazione in 72 ore tra preparazione e partenza dopo la fase di allarme dichiarata a partire dai dati dell’INGV. Quello attuale divide i Campi Flegrei in due zone: una rossa, più esposta ai rischi, e una gialla, più esterna dove dovrebbero cadere ceneri vulcaniche. Prevede percorsi stabiliti per l’evacuazione in auto e il raccoglimento presso aree di attesa pre-stabilite dalla Protezione Civile in ogni comune per l’evacuazione in pullman, treno e nave verso altre Regioni.
La Protezione Civile lavora a realizzare un piano di analisi della vulnerabilità del territorio, uno della comunicazione alla popolazione, un aggiornamento del piano di emergenza. Sulla base dei dati del monitoraggio e delle valutazioni della Commissione Grandi Rischi, la Protezione Civile aveva alzato il livello di allerta da VERDE a GIALLA che indica l’attività ordinaria del vulcano. Il Corriere del Mezzogiorno ha pubblicato parte del contenuto di una Pec trasmessa al prefetto di Napoli dal professore Giuseppe De Natale, dirigente di ricerca dell’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, già direttore dell’Osservatorio Vesuviano, in cui si suggerisce di evacuare gli edifici localizzati nell’area di Agnano-Solfatara. A preoccupare è la media di 40 scosse al giorno e la tenuta delle strutture in un’area di circa 20 chilometri quadrati. Appelli da tutte le parti a non cedere all’allarmismo anche se la preoccupazione, soprattutto tra i cittadini, è palpabile.