I funerali dell'ex Presidente

Napolitano è stato un gigante, con la sua scomparsa non salutiamo anche l’eredità del Pci

Penso che il contributo più grande che ha dato all’Italia è stata la sua militanza nel partito che più di tutti gli altri, per mezzo secolo, ha difeso i diritti dei lavoratori ed ha svolto una straordinaria azione riformista.

Editoriali - di Piero Sansonetti

27 Settembre 2023 alle 14:00

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Napolitano è stato un gigante, con la sua scomparsa non salutiamo anche l’eredità del Pci

Molte persone illustri, tra le quali il presidente della Repubblica e il cardinal Ravasi, ieri hanno dato l’addio a Giorgio Napolitano. È stata una cerimonia ricca di pensiero, di politica, di cultura. Giorgio Napolitano era proprio questo: uomo di pensiero e di cultura. E uomo politico fino al più profondo dell’anima. Faceva parte della generazione che ha reso grande l’Italia. Dopo la disfatta del fascismo che aveva gettato nel fango e nella povertà e nella distruzione il nostro paese.

Per me Napolitano è stato solo accidentalmente il presidente della Repubblica. Lo ho sempre considerato uno dei quattro o cinque più importanti dirigenti del Pci del dopo Togliatti. Insieme a Berlinguer, a Ingrao, ad Amendola, a Pajetta e a un’altra decina di suoi coetanei di doti intellettuali fuori dal comune e di ferrea struttura morale: Reichlin, Lama, Chiaromonte, Trentin, Macaluso, Natta, Tortorella. Penso che il contributo più grande che ha dato all’Italia è stata la sua militanza nel partito che più di tutti gli altri, per mezzo secolo, ha difeso i diritti dei lavoratori ed ha svolto una straordinaria azione riformista. Cambiando l’Italia, il suo spirito pubblico, la sua struttura statale, il welfare, e producendo degli elementi fondamentali di riequilibrio sociale e di riduzione delle diseguaglianze. Il Pci è stato il più forte dei partiti riformisti.

Napolitano faceva parte di una delle tre grandi correnti del partito comunista. Quella che era definita migliorista, o “di destra”. Poi c’era il centro berlingueriano, che era largamente maggioritario, e poi la robusta corrente della sinistra di Ingrao. Su molti temi queste correnti avevano idee diverse. Si diedero battaglia aperta, coinvolgendo non qualche circolo magico ma circa un milione e mezzo di militanti. E per militanti non si intendeva tifosi, ma persone che tutte le sere, o quasi, dopo il lavoro andavano in sezione, e discutevano, e studiavano, e si accapigliavano. Erano un esercito popolare colto, appassionato, con un’altissima aspirazione alla giustizia e ai principi.

Le correnti del Pci si diedero spesso battaglia aperta, Nel ‘66, al congresso numero 11, quando i miglioristi pensavano a un allargamento del centrosinistra, e gli ingraiani a un “nuovo modello di sviluppo”, ispirato più a Giovanni XXIII che alla socialdemocrazia. Si diedero battaglia più avanti, sul compromesso storico, sul pacifismo, sulla questione morale, sull’ambientalismo e sul femminismo. Anche sul garantismo. Non avevano posti di governo da spartirsi, neanche ci pensavano. Giocavano con le idee e con i grtandi maestri: Marx, Benjamin, Rosa Luxemburg…

Ho militato molti anni in quel partito. Ha segnato la mia vita. Non ero dalla parte di Napolitano, stavo con Ingrao, ed ebbi un rapporto fortissimo, bellissimo, importantissimo (per me) con Chiaromonte, che era migliorista come Napolitano e adorava Togliatti e Croce, due personaggi che io non ho mai amato. Ma Napolitano era Napolitano. Era un gigante, paragonato ai politici di oggi era molto più di un gigante. E il Pci era un partito straordinario, decisivo per gli equilibri e lo sviluppo dell’Italia, fondamentale nella crescita delle masse popolari (noi dicevamo così: masse popolari).

Anche nella lotta di classe, che ha sempre combattuto e sempre con spirito nazionale e pacifico. L’idea oggi è che salutato Napolitano si può mettere nella tomba anche il ricordo del Pci. No, amici, miei, no cari compagni: cancellare l’eredità politica e il bagaglio di sapere, di capacità di lotta e di sacrificio, di collettività, che il Pci ci ha lasciato, sarebbe un delitto. Per l’Italia, E sarebbe la morte – la morte – della sinistra. Questo piccolo giornale corsaro farà di tutto per impedire che questo avvenga.

27 Settembre 2023

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