Il progetto

Dove saranno i Centri per i migranti, la strategia “militare” del governo Meloni per scaricarli sulle Regioni

News - di Redazione

21 Settembre 2023 alle 13:08

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Dove saranno i Centri per i migranti, la strategia “militare” del governo Meloni per scaricarli sulle Regioni

Dichiarare i Cpr, i Centri per la permanenza ed il rimpatrio, “opere di interesse nazionale” e scavalcare così le proteste dei presidenti di Regione che in questi giorni hanno iniziato a protestare contro il piano dell’esecutivo di Giorgia Meloni di istituire ulteriori Centri dove verranno rinchiusi per 18 mesi i cosiddetti “espellendi”.

I nuovi Cpr saranno in totale 21, uno per ogni regione, ma per ora nella mappa del Viminale ce n’è solo uno di sicura realizzazione: a Ventimiglia, al confine con la Francia. Secondo quanto si legge nell’emendamento del governo al decreto Sud che istituisce i Centri per la permanenza ed il rimpatrio, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, le strutture potranno essere realizzati “con procedure in caso di somma urgenza e di protezione civile” previste dal nuovo Codice degli appalti.

L’esecutivo ha garantito uno stanziamento straordinario di 20 milioni di euro al ministero della Difesa, che metterà al lavoro il Genio Militare per sistemare vecchie caserme o aree dismesse.

Le critiche

Le proteste dei governatori dovrebbero dunque scontrarsi con un muro, nonostante le critiche. “Per me di Cpr non se ne parla assolutamente” aveva detto in un’intervista a Radio 24 il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini. “Se il Governo decide di fare tutto a Roma … parlano di autonomia e poi dall’alluvione ai migranti centralizzano tutte le decisioni senza alcun confronto con le Regioni e con gli enti locali, senza un piano condiviso” e quindi “se ne assumeranno la responsabilità, continueranno a sbagliare”.

Parole seguite a quelle del collega, anche questo di centrosinistra, tra i pochi rimasti, Eugenio Giani. “Mi aspettavo che emergesse una individuazione chiara dei modi con cui accogliere, e invece arriva una indicazione chiara su come si voglia buttare fuori. I Cpr sappiamo benissimo che finora hanno dimostrato la loro inadeguatezza”.

Scettico anche il governatore leghista del Veneto Luca Zaia: “Ciclicamente vien fuor la partita dei Cpr, però forse la grande operazione da fare è costringere l’Europa a occuparsi dei flussi migratori visto e considerato che ora soltanto l’Italia si sta occupando di questo”.

I luoghi

Attualmente in Italia sono in funzione dieci Cpr in otto regioni: si trovano a Roma, Milano, Torino (è attualmente chiuso, verrà riaperto), Gorizia, Macomer (Nuoro), Bari, Brindisi, Potenza, Trapani e Caltanissetta.

Dato per certo che il primo Centro per la permanenza ed il rimpatrio sarà realizzato a Ventimiglia, chiesto a gran voce dal suo stesso sindaco Flavio Di Muro, per gli altri vi sono decine di ipotesi sul tavolo, di cui alcune già prese in considerazione in passato e poi scartate come Pescia (Pistoia), Coltano (Pisa) e Prato in Toscana, altre in province di Modena e Bologna in Emilia Romagna (dove sono stati già chiusi due ex Cie).

Altre ipotesi riguardano le aree nei dintorni di Crotone, di Pescara e L’Aquila (con due scali aerei disponibili, uno, quello di Preturo, utilizzato per il G8 de 2009), di Campobasso (il progetto a San Giuliano di Puglia), così come di Falconara Marittima, accanto all’aeroporto di Ancona, e di Caserta (l’ex Cie di Santa Maria Capua Vetere che fu sequestrato dalla magistratura). In Veneto, aggiunge il Corriere della Sera, sarebbero scattate ispezioni in aree fra Venezia, Treviso e Verona.

 

di: Redazione - 21 Settembre 2023

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