I due decreti sui migranti
Salvini vuole morti per aumentare i voti: è lui il regista (con Conte e Meloni) dell’emergenza sbarchi
La guerra che Salvini vede è quella che lui vorrebbe portare ai migranti. E che è una guerra che produce forse molti morti, certamente parecchi voti.
Politica - di Piero Sansonetti
Il governo italiano – quello di destra – ha varato in questi mesi due decreti sull’emergenza sbarchi. Uno prima della tragedia di Cutro e l’altro subito dopo. Nel primo si stabilivano misure durissime e probabilmente incostituzionali per ostacolare le Ong che con le loro navi soccorrono i naufraghi. Con l’obiettivo dichiarato di rendere più difficili i soccorsi. Nel secondo decreto, abbastanza inutile, si acceleravano le procedure per i rimpatri e si rendeva più difficile la concessione del diritto d’asilo o di protezione, anche quello garantito dalla Costituzione.
È il combinato disposto tra questi due decreti e i famigerati decreti sicurezza varati qualche anno fa, con entusiasmo, dal duo Conte-Salvini, la causa principale dell’odierna emergenza sbarchi. In realtà non c’è una emergenza arrivi. L’emergenza riguarda la gestione degli arrivi. Luca Casarini spiega bene come i numeri siano chiarissimi. Gli sbarchi di quest’anno sono più o meno lo stesso numero di quelli del 2016. Allora però era ancora forte la rete dei soccorsi e funzionava l’accoglienza. E quindi i profughi venivano soccorsi in mare e distribuiti tra i principali porti del Mediterraneo. E successivamente accolti da un sistema, certo molto debole, ma che comunque ancora esisteva. Il duo Conte-Salvini ha smantellato quel sistema di accoglienza e subito dopo ha iniziato l’attacco alle Ong che è stato concluso con successo dal duo Salvini-Meloni.
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Ora succede che gli sbarchi avvengono senza protezione, quindi con un numero maggiore di incidenti e di morti, e soprattutto concentrati su Lampedusa. Perché ovviamente i barchini che arrivano e non incontrano navi di soccorso tendono ad approdare nel luogo più vicino e più semplice da raggiungere. Ieri Salvini ha parlato di regia. Addirittura ha detto che qualcuno ci ha dichiarato guerra. Riferendosi credo, ai bambini della Guinea.
Regia e guerra, sono le due parole adoperate da Salvini e che hanno fatto sobbalzare anche i più ragionevoli dei suoi alleati, come Tajani. Che lo ha prontamente smentito. la verità è che la guerra che Salvini vede è quella che lui vorrebbe portare ai migranti. E che è una guerra che produce forse molti morti, certamente parecchi voti. Anche sottraendoli a Meloni. Quanto alla regia, la regia c’è. È nelle stanze del governo italiano. Diciamo che il regista vero è proprio Salvini e che ha avuto due ottimi aiutanti in Meloni e in Conte.