L'ong mandò Salvini a processo
Meloni, Salvini e il paradosso migranti: criminalizzano le Ong ma chiedono aiuto a Open Arms per salvare i naufraghi
Politica - di Carmine Di Niro
Definirlo paradosso è riduttivo. Il governo Meloni nemico di Ong e migranti, che sin dalla vittoria elettorale del 25 settembre scorso ha puntato ad una azione legislativa mirata a rendere più difficile le operazioni di salvataggio in mare delle navi Ong, costrette dopo ogni singolo intervento a recarsi in un porto indicato dalle autorità (anche se molto distante dal luogo dell’intervento), fa affidamento proprio sulle organizzazioni non governative per pattugliare il Mediterraneo.
Parodosso dei paradossi è che Open Arms, la Ong che ha mandato Matteo Salvini a processo per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per avere impedito, secondo la Procura illegittimamente, alla nave della ong con 147 migranti a bordo soccorsi in mare di attraccare a Lampedusa nell’agosto 2019, è diventata alleata indispensabile della Guardia costiera, che dipende da quel Ministero delle Infrastrutture guidato proprio da Salvini.
A raccontarlo oggi al Foglio è Veronica Alfonsi, portavoce dell’Ong spagnola. Caso esemplare è il 6 luglio scorso, quando alla Open Arms viene chiesto da Roma di effettuare ben sei operazioni di salvataggio, in coordinamento con il Comando generale delle capitanerie di porto di Roma, ma quello di una settimana fa non è un caso isolato.
Eppure non può sfuggire l’evidente cortocircuito del governo, con la premier Giorgia Meloni che da Cutro dopo la strage di migranti annegati davanti alle coste calabresi annunciava la “caccia ai trafficanti su tutto il globo terracqueo” e la politica di tolleranza zero verso le Ong che pure quelle stragi da anni tentano di impedirle.
Dunque rispetto alla sbandierata lotta ai “taxi del mare”, come li definiva un tempo Luigi Di Maio, e all’assioma del decreto Cutro che prevedrebbe “una missione, un salvataggio”, Roma ha autorizzato e coordinato le operazioni della Open Arms di “plurisalvataggi” in mare, come appunto il 6 luglio scorso.
Le navi della Ogn spagnola prima recuperano 110 migranti nella zona Sar maltese, poi altri 14 alla deriva su un barchino partito dalla Tunisia. “Ci hanno chiamato e ci hanno dato le coordinate dove erano state localizzate altre sei barche sovraccariche di migranti. Una volta arrivati sul posto, abbiamo chiesto all’Italia come muoverci e ci hanno detto di soccorrere quante più persone possibile, senza superare il limite massimo della nostra capacità di bordo, pari a 300”, spiega la portavoce Alfonsi al Foglio. In totale in quella giornata saranno 175 i naufraghi salvati, di cui 90 minori.