L'attivismo che preoccupa

Cosa sono i BRICS: la sfida all’ordine globale e la rabbia dei Paesi del Sud del mondo

La loro capacità di guidare l’economia mondiale in modo significativo è assai cresciuta. Più di 40 paesi hanno manifestato interesse ad aderire al gruppo, oggi composto solo da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica.

Esteri - di Antonio Guizzetti

2 Settembre 2023 alle 14:30

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Cosa sono i BRICS: la sfida all’ordine globale e la rabbia dei Paesi del Sud del mondo

Negli ultimi mesi, i BRICS sono prepotentemente tornati al centro della geopolitica globale. Promuovono vertici, sfidano l’attuale ordine internazionale, schivano turbini geopolitici e pretendono un posto al tavolo alto della governance globale. Il recente vertice dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) di Johannesburg ha rappresentato un importante test per la diplomazia dei paesi occidentali e rappresenta anche un presagio di quella che potrebbe essere la futura geopolitica globale.

La capacità dei BRICS di riordinare e di guidare l’economia mondiale in modo significativo è notevolmente cresciuta negli ultimi anni, la propensione dei BRICS di creare degli accordi economici tra i suoi stessi membri e con gli altri paesi è enormemente aumentata così come la loro voglia di cercare d’influenzare la geopolitica globale. Questo attivismo dei BRICS preoccupa non poco gli Stati Uniti e i suoi fedeli alleati. E negli ultimi anni i BRICS sono certamente diventati una destinazione attraente per gli investimenti dei paesi avanzati. Oggi i BRICS sono diventati proattivi, sanno ciò che vogliono fare e in un futuro non troppo lontano possono diventare un’entità capace di potere influenzare la politica mondiale e il commercio internazionale.

Gli sviluppi geopolitici dello scorso anno e le sfide affrontate dal sistema delle Nazioni Unite hanno senza dubbio contribuito a dare ai BRICS delle differenti prospettive di vita futura. I BRICS, dopo tutto, sono anche fra i paesi più rappresentati a livello globale nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e nel G7 e un po’ di meno nel G20 che è ancora controllato dagli Stati Uniti e dai paesi occidentali, anche se i paesi membri non rappresentano più le sette maggiori economie del mondo. Conseguentemente, le scelte che i BRICS hanno già fatto al recente vertice di Johannesburg, con l’inclusione di sei nuovi paesi, mi aspetto che Goldman Sachs battezzi i BRICS allargati con un nuovo originale acronimo, e che nei prossimi anni avranno delle importanti implicazioni per tutti i sistemi internazionali della politica e degli affari.

L’attuale governance globale guidata da pratiche profondamente antidemocratiche ha fallito. Se il carattere profondamente non rappresentativo delle istituzioni e dei meccanismi di governance globale ha portato al loro fallimento, bisogna anche dire che in tempi brevi ci sono poche possibilità di potere generare un sistema più inclusivo. Nei prossimi anni, tuttavia, i BRICS inevitabilmente riempiranno un vuoto istituzionale così importante e oggi per loro del tutto inadeguato. Il fatto che circa più di quaranta paesi abbiano espresso un interesse a potere aderire ai BRICS, oggi formato da solo cinque paesi e a partire dal 2024 da undici, riflette la rabbia dei paesi del Sud Globale del mondo per il ruolo marginale che attualmente occupano nell’ordine internazionale.

In momenti di incertezza geopolitica globale come sono quelli odierni, con l’ordine globale che si trova in uno stato di grande agitazione, i paesi emarginati, le medie potenze, le Tigri e i Cuccioli dell’Asia e i pesi massimi come Brasile, Cina ed India stanno valutando tutte le opzioni che hanno a disposizione per potere occupare nello scacchiere del mondo il posto che meritano e appartenere a quello che possono legittimamente ambire. Con queste finalità questi quaranta paesi vogliono utilizzare i BRICS per contrastare i venti geopolitici globali a loro contrari e potere influenzare la geopolitica globale che li circonda e oggi li esclude. Ad esempio, le incertezze derivanti dalla guerra in Ucraina e la costante ascesa della Cina hanno chiaramente fornito una nuova prospettiva di vita ai BRICS che fino a pochi anni fa era un’istituzione quasi moribonda.

Non credo tuttavia che i BRICS e l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai potranno nel breve periodo portare a una governance del mondo o a una multipolarità veramente democratica. Forse nessun paese del mondo è in grado di poterlo fare da solo. Anche gli stessi BRICS sono pieni d’interessi contrastanti e di calcoli che prevedono fra i paesi membri delle gerarchie, che sono a tutti evidenti ma non sono state da loro annunciate. Il recente vertice dei BRICS di Johannesburg ha tuttavia innescato a livello mondiale un autentico e serio dibattito su come rendere la governance globale più rappresentativa e maggiormente inclusiva. Nella governance globale, delle istituzioni imperfette che riflettono le realtà di oggi sono sempre migliori di strutture istituzionali imperfette ed estranee all’odierna realtà del mondo d’oggi.

Infatti, la politica internazionale non dovrebbe essere il luogo della perfezione egemonica ma piuttosto quella delle imperfezioni democratiche. Le scelte geopolitiche che i BRICS si trovano a dovere fare non sono facili da prendere. Per prima cosa, quale posto occupano i BRICS nel panorama geopolitico globale di oggi? Come può, ad esempio, l’India far parte del Quad (Australia, Giappone, Stati Uniti, India), del G-20, del G-7 e dei BRICS, dello SCO e allo stesso tempo appartenere anche al Global Sud del mondo? Questa è una visione profondamente astorica.

La partecipazione attiva dell’India ai forum multilaterali non occidentali come i BRICS, la SCO e il Global Sud del mondo deve essere quindi interpretata come una risposta di questo paese alle strutture di governance antidemocratiche e ingiuste delle istituzioni del dopoguerra, come lo sono il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. Allo stesso tempo, l’obiettivo dell’India non è nemmeno quello di creare o appartenere a un blocco antiamericano occidentale. Dal punto di vista dello sviluppo, della storia e della geografia, tutti i BRICS appartengono al Sud Globale del mondo e dal punto di vista strutturale e delle loro aspirazioni, il G-20, il G-7, il Quad e simili sono le direzioni verso le quali i BRICS vogliono camminare per poterci entrare ed anche contare.

Ma oggi l’accomodamento dei BRICS in questi influenti forum è considerato dagli Stati Uniti e dai paesi Europei un azzardo. Di conseguenza, i BRICS si trovano proprio nel mezzo di una linea di faglia geopolitica emergente con interessi da entrambe le parti ma non pienamente appartenenti a nessuna delle due. Quanto più netta diventerà la linea di faglia, tanto più difficile sarà per i BRICS bilanciare la propria presenza in tutte e due gli schieramenti. Uno dei maggiori pericoli dell’attuale agitazione della geopolitica globale è l’ascesa di blocchi concorrenti nel sistema internazionale. Cina e Russia che allineano i loro interessi globali e le organizzazioni delle quali fanno parte cercando di rafforzare la loro influenza probabilmente si confronteranno presto con l’ordine dello status quo guidato dagli Stati Uniti e dai suoi alleati.

I BRICS si sono tradizionalmente opposti alla creazione di blocchi poiché vanno contro lo spirito fondamentale di un’equa governance globale e del multipolarismo. La multipolarità per i BRICS riguarda l’equità, l’inclusione e la rappresentanza, non la rivalità tra blocchi, ideologica o di altro tipo. Tuttavia, anche se i BRICS si oppongono alla politica del blocco continueranno nei prossimi anni ad esserne coinvolti. La domanda che ci dobbiamo porre in ogni fase del percorso verso un mondo multipolare e con meccanismi alternativi per la governance globale è se ciò contribuirà (o meno) a stimolare la crescita dei BRICS.

Senza dubbio, un mondo multipolare richiede forum globali forti e alternativi e anche la de-dollarizzazione. Pensare che la de- dollarizzazione possa portare al rafforzamento delle monete dei BRICS è oggi una ipotesi irrealistica, così come lo è la convinzione che Cina e India condividano interessi geopolitici comuni e più ampi. Possono tuttavia trovare valore nell’utilità strumentale delle istituzioni non occidentali, ma i loro obiettivi finali sono fondamentalmente divergenti. Date le sue dimensioni, la sua influenza economica, la diffusione della BRI e la larghezza di banda diplomatica, la Cina influenzerà un BRICS allargato e l’India con le sue attuali risorse limitate farà fatica a contrastare l’influenza della Cina.

Paradossalmente, più l’India contribuirà a rafforzare le istituzioni e le strutture non occidentali, indebolendo l’ordine del dopo la Seconda Guerra Mondiale, più aiuterà l’agenda politica della Cina. La sfida che dovremo affrontare è quella di scegliere tra un ordine mondiale incentrato sulla Cina o un ordine mondiale incentrato sull’Occidente, oppure bilanciare i due. Se quest’ultimo è troppo predicatorio per il mondo, il primo è machiavellico. E il bilanciamento diventerà più difficile. Dobbiamo quindi tenere gli occhi ben fissi sull’obiettivo di promuovere, da un lato, una governance globale più rappresentativa ed equa e, dall’altro, garantire che tale ordine non finisca per minare gli interessi nazionali dei paesi.

Se si vuole moderare l’influenza della Cina nei forum non occidentali, dall’altro occorre anche assicurarsi di non alienare altri paesi del Sud Globale del mondo che potrebbero vedere meriti negli sforzi della Cina volti di espandere il numero dei membri di questi forum. La situazione geopolitica che ci aspetta non sarà certamente facile da affrontare.

Occorre contribuire ad affermare dei forum globali non occidentali come i BRICS e la SCO, controllare l’influenza cinese in costante crescita al loro interno, affrontare le aspettative normative occidentali mentre si negozia un posto nei forum eurocentrici come il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e il G-7 e tutto questo è da fare contemporaneamente e alla svelta.

* Fondatore e Presidente di Guizzetti & Associates

2 Settembre 2023

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