I Brics e l'economia globale
Cos’è la New Development Bank, la banca per lo sviluppo dei Brics che ha finanziato progetti per 34 miliardi
La New development Bank ha finanziato un centinaio di progetti nelle infrastrutture per 34 miliardi di dollari: punta a uno stock prestiti di 350 miliardi entro il 2030
Economia - di Antonio Guizzetti
L’idea di una nuova organizzazione multilaterale alternativa all’ordine mondiale dettato dal Washington Consensus come i Brics, – acronimo di Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa – è nata alla fine degli anni 2000 dalla convinzione di un certo numero di paesi che le istituzioni di Bretton Woods (create alla fine della Seconda Guerra Mondiale sulla base dell’allora rapporto di forze fra potenze vincitrici e potenze perdenti) non fossero più in grado di far fronte al nuovo ordine internazionale sorto a seguito della complessità del panorama geoeconomico del dopo Guerra Fredda e dall’affacciarsi (e in alcuni casi anche dall’affermarsi) di nuove potenze economiche e politiche sul palcoscenico del mondo.
Anche le varie istituzioni guidate dall’Occidente erano diventate ostaggio di calcoli geopolitici che agivano solamente nell’interesse di pochi paesi e quindi mancavano della visione necessaria per cooptare le nuove potenze a potere partecipare da pari ai piani superiori delle più importanti decisioni che venivano prese da pochi paesi per tutti i paesi del mondo. Poi è arrivata la crisi finanziaria globale del 2008. Divenne presto evidente che difronte al nuovo ordine internazionale (non piu bipolare) che si andava affermando gli Stati Uniti stavano perdendo la loro leadership mondiale ed anche la loro capacità di gestire dei processi complessi come la globalizzazione o il commercio internazionale. I Brics sono quindi emersi come stabilizzatori e potenziali sfidanti del vecchio sistema di relazioni internazionali progettato dagli Stati Uniti d’America. Il primo vertice dei Brics si è tenuto nel 2009.
Con il suo quindicesimo vertice che si chiude oggi a Johannesburg si prevede che l’espansione dei paesi aderenti ai Brics sarà all’ordine del giorno. Questa espansione prova che le cose non funzionano del tutto nel modello guidato dall’Occidente e quindi il fatto che dozzine di paesi, tra cui Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Indonesia, Libano, eccetera, tanto per citarne alcuni, si stanno allineando per entrare a far parte dei Brics ne è una conferma. C’è una domanda palpabile in tutto il Global Sud del mondo per delle istituzioni multilaterali con governance reattive e che non siano agli ordini di una singola grande potenza o blocco di paesi.
La debolezza dei Brics – che manca della coesione dell’Occidente e è composto da membri che non fanno parte di una stessa alleanza per la sicurezza – è in realtà a lungo termine la sua principale virtù. La norma dell’uguaglianza è stata sancita come antitesi consapevole al modello del formato gerarchico di Bretton Woods. Alcuni dei paesi che oggi fanno parte dei Brics hanno aderito proprio perché si basa su strutture di governance democratiche. Possiamo indicare tre contributi dei Brics al mondo. Il primo è il potere normativo.
Mentre la maggior parte delle economie mondiali (inclusi i paesi Brics) vorrebbero aumentare il proprio impegno con la globalizzazione e le loro relazioni con l’Occidente, i paesi aderenti ai Brics vogliono perseguire questi obiettivi senza dovere cambiare il proprio sistema politico, le proprie politiche estere. I Brics, quindi, legittimano un modello di globalizzazione inclusiva e non di esclusione dei paesi che non accettano l’ideologia oggi dominante. In questo senso, i Brics non sono affatto rivoluzionari nella loro visione dell’ordine mondiale. Stanno cercando di rafforzare il concetto di sovranità nazionale e di promuovere il libero arbitrio nelle relazioni internazionali. Negli ultimi anni, l’approccio legato all’impegno geoeconomico occidentale è stato clamorosamente rifiutato dal mondo. In secondo luogo, il successo più visibile per i Brics a livello economico è stata la fondazione nel 2014 della New Development Bank “Ndb”.
Dall’inizio delle sue operazioni, la Ndb ha finanziato quasi 100 progetti con dei prestiti di circa $34 miliardi. I progetti sostenuti e finanziati dalla Ndb sono principalmente nei settori delle infrastrutture di fondamentale importanza per lo sviluppo economico e sociale di un paese (acqua, agricoltura, educazione, energia, sanità, trasporti, eccetera) che in genere non attraggono l’interesse delle grandi banche commerciali e d’investimento. L’espansione dei membri della Ndb e conseguentemente della sua base di capitali contribuirà ad ampliare nei prossimi anni il raggio d’azione di questa istituzione e quindi il ruolo che i Brics intendono assumere di promotori e sostenitori di processi di sviluppo. Secondo alcune attendibili previsioni, entro il 2030, la Ndb potrebbe raggiungere uno stock di prestiti di $350 miliardi che supererà l’ammontare globale dei finanziamenti erogati dalla Banca Mondiale a favore di tutti i paesi emergenti e in via di sviluppo.
Un’altra questione urgente sulla quale da alcuni anni i Brics insistono e si sono anche espressi con veemenza è la necessità di un’architettura finanziaria globale sostenibile in grado di supportare un sistema commerciale e di investimento di interdipendenze che non dipenda da una moneta unica. La guerra in Ucraina, o meglio la risposta occidentale ad essa, ha finalmente portato a casa il rischio sistemico di continuare a persistere con il vecchio ordine internazionale. Non solo i paesi che desiderano impegnarsi in grande una varietà di transazioni commerciali, energetiche e finanziarie sono al giorno d’oggi continuamente tenuti in ostaggio ma la stabilità stessa dell’intero sistema economico è messa a repentaglio dalla politica economica di un’unica potenza (e dal tasso di cambio della sua moneta verso quelle dei suoi alleati e partner commerciali) .
A seguito di questa situazione, per i Brics escogitare mezzi per isolare e proteggere l’interdipendenza economica è diventato oggi un obiettivo strategico comune. L’altro grande shock per i Brics è stato il tentativo degli Stati Uniti di congelare illegalmente $300 miliardi di riserve di valuta estera russa investita in buoni del tesoro americano. Il segretario al Tesoro USA ha ammesso che gli Stati Uniti d’America hanno recentemente sequestrato beni su questa piccola scala e che stanno considerando altre misure che vanno oltre al congelamento dei buoni del tesoro americani investiti dalla Russia. Ma il danno è stato fatto. L’India, la Cina e dozzine di altri paesi che investono pesantemente in titoli di stato statunitensi ed anche parcheggiano le loro riserve auree all’estero devono ora fare i conti con la prospettiva che i loro beni sovrani possono venire congelati o in futuri scenari di crisi addirittura confiscati.