"L'amico Donald"

La destra italiana continua a tifare per Trump: è la sua tendenza illiberale, reazionaria e antidemocratica

Proprio non ce la fa a uscire dal solco prevedibile della propria tendenza illiberale, reazionaria e in buona sostanza antidemocratica

Politica - di Iuri Maria Prado

30 Agosto 2023 alle 17:30

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La destra italiana continua a tifare per Trump: è la sua tendenza illiberale, reazionaria e antidemocratica

Che la destra italiana possa anche solo immaginare di assistere alla competizione per le presidenziali negli Stati Uniti augurandosi la vittoria di Donald Trump, il “failed leader” che risponde alla sconfitta mettendosi a capo di un’insurrezione armata, il bucaniere istituzionale che non solo si compiace del voto retrogrado e xenofobo che raccoglie, ma ne vellica le ragioni più sconce e le ambizioni antidemocratiche più spinte; insomma il fatto che pure davanti alla più conclamata e irrimediabile impresentabilità e alla evidente pericolosità del probabile candidato repubblicano la destra italiana si ponga in questo modo, in atteggiamento più o meno esplicitamente simpatico verso quell’incallito profanatore non solo dell’ordinamento civile nordamericano, ma delle tradizioni che nel mondo vi si ispirano, dice forse meglio di qualsiasi altra inadeguatezza quanto la classe politica oggi al governo meriti i sospetti e le diffidenze che ne sbrindellano l’accreditamento.

Qualche obbligata effusione estiva di Giorgia Meloni con Joe Biden e certe ridicole rivendicazioni di fedeltà atlantica, tanto più inascoltabili se in fuoriuscita dalla bocca dei non risalenti estimatori “dell’amico Donald” e laudatori delle virtù di lungimirante statista di Vladimir Putin, non revocano la sostanza di una destra che anche in questa occasione, come in troppe altre, si riafferma nella sistematica inettitudine a prendere le dovute distanze da sé stessa, nell’irrefrenabile propensione a non emendarsi in nessun modo, a non imporre un tracciato appena diverso rispetto al solco prevedibile della propria tendenza illiberale, reazionaria e in buona sostanza antidemocratica.

Un provincialismo inestinguibile fa pensare e dire a questa destra che nobili e sovraordinate ragioni identitarie militano comunque per il sostegno al trafficante di voti che si appresta alla corsa repubblicana tra un processo e l’altro, paladino in ogni caso di valori così luminosi che qualche innocua intemperanza davvero non può ottenebrare: e quali fossero quei valori ricordiamo tutti, il dio-patria-famiglia in cui Giorgia Meloni, all’esito di una trasferta newyorkese, sunteggiò i motivi delle sue affinità con l’accalappiatore di vagine.

Anche in questa occasione, e ancora come in troppe altre, una desolante ristrettezza di vedute impedisce a questa destra di comprendere che è stupido oltre che sbagliato, stolido oltre che screditante affidarsi al demagogico schematismo che rinuncia a condannare per ragioni domestiche o di collocazione ideologica azioni e comportamenti che incolpano più chi li assolve che chi li commette: e tanto per dirla chiara capisce chiunque (o almeno dovrebbe capire chiunque) che alla fine non ci si guadagna mai, giusto come non ci guadagni ma la paghi cara (e molto giustamente) se non ti curi delle soperchierie del dittatore e ti infili la maglietta con la sua faccia perché sulla Piazza Rossa le cose funzionano e non ci sono immigrati che stuprano e zingari che rubano. Tutte cose vere, come la fedeltà di Donald Trump all’ordine democratico presidiato dai manipoli con bombe molotov ed elmi cornuti.

30 Agosto 2023

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