Dagli hot dog alla guerra
Chi era Prigozhin, il cuoco di Putin e capo della Wagner: la marcia su Mosca e il misterioso incidente aereo
Esteri - di Redazione Web
È cambiata dallo scorso 24 giugno la traiettoria di Yevgenij Prigozhin, l’ex “cuoco di Putin”, il capo della milizia di mercenari Wagner da ieri al centro di un mistero che ha fatto il giro del mondo: lo schianto di un jet in Russia sul quale si sarebbe trovato insieme con altri luogotenenti del suo gruppo. Neanche un sopravvissuto. Notizie da confermare. Il Presidente russo Vladimir Putin ha fatto le sue condoglianze, certo i rapporti con l’ex uomo di fiducia non erano di sicuro idilliaci dopo la marcia che Prigozhin aveva fatto partire a fine giugno che aveva fatto gridare al colpo di stato e che si era interrotta in circostanze misteriose a pochi chilometri da Mosca. Il capo della milizia criticava da tempo i vertici militari per le loro decisioni sulla guerra in Ucraina. Non Putin, che però dopo quel 24 giugno definì le azioni di Prigozhin “un atto di tradimento”.
Anche lui come il Presidente era nato a San Pietroburgo, nel 1961, e anche lui era cresciuto nelle strade della città, passando alcuni anni in carcere dopo un arresto per rapina. Uscì nel 1990 e cominciò a vendere hot dog con il patrigno e poco dopo a gestire mense per le scuole e per l’esercito. Appena qualche anno dopo già gestiva una serie di ristoranti di lusso a San Pietroburgo: da “La Nuova Dogana” al battello lussuoso sul fiume “New Island”. Quando incontrò Vladimir Putin, quest’ultimo era vicesindaco della città. E quando questi divenne presidente Prigozhin cominciò a organizzare cene di gala a Mosca anche per capi di Stato e plenipotenziari.
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Divenne famoso come “il cuoco di Putin” o “lo chef del Cremlino”. Fondò la Wagner nel 2014: un gruppo paramilitare composto da mercenari che ha agito negli interessi di Mosca in diversi scenari di crisi e di guerra negli ultimi anni. La milizia è stata accusata a vario titolo di violenze, torture e crimini di guerra. I suoi membri sono stati reclutati tra ex militari, poliziotti e detenuti. “ È solo un privato cittadino, che non rappresenta lo Stato”, disse Putin a Helsinki nel 2018. In Ucraina ha giocato un ruolo fondamentale dall’inizio dell’invasione, in particolare nelle battaglie a Bakhmut.
Gli Stati Uniti hanno accusato lo stesso Prigozhin di aver organizzato la “troll farm” che avrebbe almeno provato a influenzare le elezioni americane vinte da Donald Trump. La milizia sarebbe arrivata a contare 25mila uomini, secondo altre stime fino a 50mila unità. È stata attiva in diversissimi scenari come Siria, Niger, Libia, Mozambico, Repubblica Centrafricana. Il capo è stato destinatario di diverse sanzioni da parte di Paesi occidentali. Dalla scorsa primavera il “cuoco” ha cominciato ad accusare i vertici militari della Federzione. E in particolare il ministro della Difesa Sergei Shoigu per la sua gestione del fronte e dell’esercito.
A inizio anno anche un colorito botta e risposta con il ministro della Difesa del governo Meloni che tirò in ballo Wagner nella questione migranti. “Non siamo affatto al corrente di che cosa stia accadendo con la crisi dei migranti, e non ce ne occupiamo. Di affari nostri ne abbiamo un mucchio. Perciò si può dire con sicurezza una sola cosa: Guido Crosetto è un assoluto co***one e cacciaballe”. Al Presidente della Francia Emmanuel Macron aveva dato dell’ignorante “che vive in un mondo di illusioni”, a quello degli Stati Uniti Joe Biden del “vecchio demente”.
La marcia dello scorso giugno si è interrotta a pochi chilometri da Mosca, con la mediazione del presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko. Prigozhin aveva smentito il golpe: aveva parlato di una “marcia per la libertà” in protesta contro la decisione di far rientrare i suoi mercenari nelle fila dell’esercito. “Siamo tornati indietro per non spargere il sangue dei soldati russi”. Era sparito, circolavano dei messaggi audio, si era parlato di avvistamenti a Minsk e di un incontro al Cremlino con Putin. Il giorno prima dello schianto l’ultimo video che lo ritraeva presumibilmente in Africa.
Il Presidente della Russia Vladimir Putin ha rotto il silenzio nel pomeriggio ed espresso le sue condoglianze alle famiglie delle persone uccise nell’incidente aereo. “È sempre una tragedia”, ha detto e aggiunto come le persone della compagnia Wagner che “secondo quanto indicato dai dati primari” sarebbero state presenti sul volo che si è schiantato ieri in Russia “hanno dato un contributo significativo alla nostra causa comune della lotta contro il regime neonazista in Ucraina. Non lo dimenticheremo”. Parole anche per Prigozhin: “Conosco Prigozhin dagli inizi degli anni Novanta, era un uomo dal destino difficile e ha commesso gravi errori nella vita, era una persona di talento, un uomo d’affari di talento, ha lavorato non solo nel nostro Paese, ottenendo risultati, ma anche all’estero, in Africa in particolare”. Il Presidente ha detto che per quanto fosse a sua conoscenza, il capo della milizia era “appena tornato dall’Africa ieri” e aveva incontrato a Mosca “alcuni funzionari”